Uccisione di SinwarHamas non ha un delfino, si va verso un triumvirato?
SDA
18.10.2024 - 08:45
La leadership di Hamas, dopo la morte di Yahya Sinwar, potrebbe rimanere vacante con un triumvirato temporaneo alla guida dell'organizzazione, mentre si ipotizzano nuovi successori tra diverse correnti interne.
18.10.2024, 08:45
SDA
Il movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, sopravviverà anche senza il suo leader Yahya Sinwar, ucciso nella Striscia da Israele dopo più di un anno dal 7 ottobre del 2023, quando miliziani fecero una strage nello Stato ebraico.
Ma come già successo per l'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah, il vertice di Hamas potrebbe rimanere, almeno per il momento, vacante, con una sorta di triumvirato pro tempore in attesa delle prossime fasi del conflitto con Israele.
Con la quasi certezza dell'uccisione l'estate scorsa di Muhammad Deif, i tre nomi che circolano insistentemente come i possibili successori di Sinwar provengono da correnti di Hamas diverse e, per certi aspetti, contrapposti. E potrebbero, almeno in un primo momento, guidare l'organizzazione insieme.
Muhammad Sinwar, il fratello del defunto leader
C'è Muhammad Sinwar, 49 anni, fratello minore del defunto leader e considerato un altro oltranzista che si opporrebbe sia a un eventuale accordo con Israele e gli Stati Uniti per un cessate il fuoco sia a una riconciliazione con l'organizzazione palestinese facente parte dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina Fatah, al potere in Cisgiordania.
Sinwar jr, più volte nel mirino dello Stato ebraico, è stato a lungo considerato il braccio destro del fratello tanto da ricevere l'incarico nel corso degli anni di coordinare i lavori per la costruzione della fitta rete di tunnel e bunker sotto la Striscia.
Khalil al Hayya, il favorito degli USA
Un altro nome, che sembra ricevere i favori degli Stati Uniti e degli altri alleati di Israele nella regione, è quello di Khalil al Hayya, 63 anni, una delle figure più influenti rimaste in vita nell'ufficio politico di Hamas a Gaza. Di stanza in Qatar, è stato coinvolto nei negoziati per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza e gli osservatori lo ritengono una persona con cui è possibile instaurare un dialogo.
Originario della Striscia, Hayya era salito di grado nel gennaio scorso quando a Beirut (Libano) era stato ucciso da Israele Saleh Arouri, vice presidente del politburo del movimento.
L'intramontabile Khaled Meshaal
C'è poi l'intramontabile Khaled Meshaal, 68 anni, originario della Cisgiordania e da anni rifugiatosi in Qarar. Meshaal, che aveva preceduto Haniye alla guida dell'ufficio politico di Hamas dal 1996 al 2017, non sembra però avere l'influenza e l'autorità di un tempo sui quadri operativi di Hamas e sui dirigenti rimasti a Gaza.
Dietro a Meshaal, in Qatar, c'è una figura che potrebbe emergere in futuro: Fathi Hamad, ex membro della «sicurezza nazionale», considerato più oltranzista e anti-Fatah.
L'ex vice segretario Nizar Awdallah
Dietro a questo ipotetico triumvirato, tutt'altro che armonioso al suo interno, emergono figure ben note agli addetti ai lavori ma che finora non hanno mai svolto incarichi apicali.
Tra questi c'è Nizar Awdallah, 67 anni, ex vice segretario di Hamas, originario di Gaza, e famoso per essere arrivato secondo, dietro a Sinwar, alle elezioni primarie del movimento nel 2021.
Awdallah è ricordato perché svolse un ruolo chiave nei negoziati con Israele per lo scambio, nel 2011, tra Gilad Shalit (carrista delle forze di difesa israeliane catturato da un commando palestinese a Kerem Shalom, località israeliana non lontana dal confine con la striscia di Gaza, il 25 giugno 2006) e più di mille prigionieri palestinesi.
Il moderato Mousa Abu Marzouq
Il nome di Mousa Abu Marzouq è sicuramente quello più noto nella lista delle seconde linee. Originario di Rafah, nella Striscia, il 73enne dirigente palestinese ha passato lunghi anni negli Stati Uniti e in carcere. È stato indicato di recente come il portavoce del politburo di Hamas e ha gestito a lungo, dietro a Haniye, gli affari interni del partito. Oggi fa la spola tra Doha e il Cairo.
Sebbene il suo potere sia diminuito negli ultimi anni, la sua lunga esperienza e la capacità di negoziare con attori internazionali potrebbero renderlo una figura chiave. Ma è visto come moderato e questo potrebbe frenare la sua ascesa presso gli ambienti più massimalisti.
La pista turca
Non è da trascurare quella che alcuni chiamano la «pista turca», in riferimento a figure di Hamas da anni basate in Turchia e che potrebbero emergere ora collegandosi alla leadership del movimento in Cisgiordania, con Zaher Jabarin in testa.