Stati Uniti Harari: «Una nuova era con Trump, l'Europa si attivi per non diventare una colonia»

hm, ats

12.11.2024 - 13:01

Yuval Noah Harari è stato in passato anche un protagonista del Forum economico mondiale (WEF) di Davos.
Yuval Noah Harari è stato in passato anche un protagonista del Forum economico mondiale (WEF) di Davos.
Keystone

Con Donald Trump si è entrati in una nuova epoca e l'Europa – insieme alla Svizzera – farebbe bene ad attivarsi, per evitare di diventare una colonia: lo afferma il noto storico e saggista israeliano Yuval Noah Harari, autore del bestseller «Sapiens».

Keystone-SDA, hm, ats

«Credo che ci troviamo in un'epoca storica completamente nuova», afferma il 48enne – di passaggio a Berna per la serata di gala del riconoscimento Prix Suisse – in un'intervista pubblicata oggi a doppia pagina dal Tages-Anzeiger (TA). «Tutto ciò che pensavamo di sapere sul mondo non è più necessariamente rilevante. La prima elezione di Trump nel 2016 ha segnato la fine dell'ordine mondiale liberale creato dopo la Guerra Fredda: è stato allora che le cose hanno iniziato a cambiare in modo significativo. Ora stiamo assistendo alla fine di questa fase di transizione».

«Al momento è il caos. Non possiamo più fare affidamento sulle regole, sui confini nazionali, sugli accordi internazionali. In passato, i confini erano sacri, violarli era un grande tabù. Ci sono state molte guerre, ma annettere un altro paese, anche se si è molto più forti? Non si faceva. Gli Stati Uniti hanno annesso l'Iraq quando lo hanno invaso? No». Oggi invece «ogni porzione di terra che la Russia conquista dall'Ucraina viene immediatamente annessa: questo è un imperialismo vecchio stile, come quello di prima del 1945».

Ciò non vale solo per l'Ucraina. «Quando Israele ha conquistato territori in Libano nel 2006 era chiaro a tutte le parti coinvolte che non li avrebbe annessi. Ci sarebbe stato un accordo e le forze armate si sarebbero ritirate. E oggi? Qualcuno pensa che l'esercito israeliano si ritirerà dai territori conquistati a Gaza o in Libano? Io non lo credo».

«Chi è forte vince. Ma alla fine tutti perdono», si rammarica il docente all'università di Gerusalemme. «Perché l'unica cosa che promette protezione in quest'epoca caotica è il potere, il potere militare. Ogni paese sarà costretto ad ampliare il proprio esercito».

Un tema importante per Harari è anche l'intelligenza artificiale (IA), al centro di Nexus, il suo ultimo libro tradotto anche in italiano. «Non abbiamo ancora visto nulla. L'IA è solo all'inizio del suo sviluppo. Nell'evoluzione biologica, sono trascorsi 4 miliardi di anni prima che apparissero i dinosauri. L'evoluzione digitale è milioni di volte più veloce. Oggi vediamo l'intelligenza artificiale delle amebe: potremmo vedere l'IA dei dinosauri tra 20 o 30 anni.

«Gli esseri umani hanno attualmente ancora il controllo, ma non sappiamo per quanto tempo ancora», mette in guardia l'esperto. «Stiamo essenzialmente creando una nuova specie sulla Terra composta da milioni, forse miliardi, di IA che potrebbero essere più intelligenti di noi, almeno in alcuni settori come quello finanziario o militare. È la più grande scommessa che l'umanità abbia mai fatto».

«Se prendiamo le decisioni sbagliate potremmo perdere il controllo del mondo e del nostro stesso futuro», prosegue l'intervistato. «Oggi sono due i paesi che guidano la corsa: gli Stati Uniti e la Cina. Gli Stati Uniti sono chiaramente in testa. Elon Musk è ora nella posizione di prendere le decisioni più importanti sullo sviluppo dell'IA se riuscirà a controllare Trump».

«L'alleanza tra Musk e Trump interessa due persone con un ego molto grande che non sono note per una buona collaborazione. Musk presume di poter usare Trump: ma credo che Trump sia politicamente più intelligente di Musk. La convinzione di quest'ultimo di poter manipolare Trump se le cose dovesse andare male è completamente sbagliata».

Harari – noto anche per essere un intellettuale apertamente gay e impegnato sulla causa dei diritti degli animali, nonché per passare molto tempo a meditare – auspica che l'IA sia regolata in modo veloce e deciso. «Ma questo non accadrà. La nuova amministrazione Trump è completamente allergica alla parola regolamentazione. Per questo ci vorrebbe un accordo globale, però il nuovo governo americano è così ostile a qualsiasi idea di cooperazione globale che non credo sia uno scenario realistico».

In tutto questo quale ruolo – chiedono i giornalisti di TA – avrà il vecchio continente? «Se gli europei continueranno a litigare tra loro sul progetto dell'Ue e a perdersi in banalità lo scenario migliore per loro sarà quello di diventare una colonia americana», risponde lo specialista. «L'Europa dipende ormai quasi interamente non solo dal potere militare degli Stati Uniti, ma anche dalla loro tecnologia, dai satelliti ai centri dati agli algoritmi di intelligenza artificiale. Non deve finire così, ma non c'è più molto tempo. Tutti dovrebbero unirsi, dal primo ministro ungherese Viktor Orban alla premier italiana Giorgia Meloni. Pure il Regno Unito dovrebbe cooperare e sì, anche la Svizzera dovrebbe associarsi per avere una possibilità», conclude Harari.