Guerra in UcrainaBlinken vola a Kiev; Zelensky: «Mosca punta altri Paesi»
SDA
23.4.2022 - 21:51
«Dopo di noi a chi toccherà?». La domanda di Volodymyr Zelensky si leva come un monito per gli Stati vicini, ipotizzando che Mosca non voglia fermarsi all'invasione dell'Ucraina. Il Cremlino «progetta di conquistare altri Paesi», afferma il presidente ucraino.
23.04.2022, 21:51
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Il pensiero corre subito alla Moldavia, sebbene il nervosismo cresca anche nelle ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale. Ma la guerra, avverte il consigliere e negoziatore Mikhailo Podolyak, potrebbe arrivare addirittura sul territorio della Ue.
L'allarme non è nuovo. Più volte i dirigenti di Kiev lo hanno sottolineato per invocare più aiuti militari dall'Occidente. Una richiesta ribadita in una conferenza stampa tenuta da Zelensky a Kiev in una stazione della metropolitana.
«Se ricevessimo tutto il materiale militare di cui abbiamo bisogno, potremmo scacciare le truppe russe anche dal Donbass, come abbiamo fatto alle porte di Kiev», ha affermato il presidente, dicendosi comunque soddisfatto delle forniture arrivate dagli Stati Uniti nell'ultima settimana.
Anche di questo parlerà il segretario di Stato statunitense Antony Blinken in colloqui in programma domenica nella capitale ucraina.
Mosca punterebbe a congiungersi alla Transnistria
Ad innescare gli allarmi di Zelensky e Podolyak sono state le parole pronunciate venerdì dal vice comandante della regione militare centrale russa, il generale Rustam Minnekayev, secondo il quale Mosca punta non solo al controllo del Donbass, ma alla conquista di tutta la costa sul Mar Nero per congiungersi alla Transnistria, la fascia di territorio lungo il confine con l'Ucraina ufficialmente appartenente alla Moldavia, ma de facto indipendente da oltre 30 anni.
Fin dal 2014 le autorità secessioniste hanno chiesto l'annessione alla Federazione russa su imitazione di quanto avvenuto per la Crimea.
«Ostilità tra diverse etnie»
Il protrarsi della guerra in Ucraina provoca qualche nervosismo anche nelle cinque ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale. Specie per i malumori e le divisioni che rischia di provocare tra la popolazione.
Le autorità del Kirghizistan hanno vietato ai sostenitori dell'invasione di utilizzare la lettera simbolo Z – tracciata sui mezzi militari russi d'invasione – per i festeggiamenti del 9 maggio, quando si celebra la vittoria nella Seconda guerra mondiale, o meglio la Grande Guerra Patriottica, come è chiamata nell'ex Urss. Il rischio, è stato sottolineato, è che ciò provochi «ostilità tra diverse etnie». Cioè tra le nutrite minoranze russe che vivono in questi Paesi e la popolazione autoctona.
È il caso anche del Kazakhstan, il gigante centroasiatico vera potenza del settore energetico, dove la parata del 9 maggio è stata semplicemente cancellata, ufficialmente per carenza di fondi.
Zelensky torna a chiedere un colloquio con Putin
Sul piano diplomatico, ancora nessuna notizia di sviluppi concreti, in attesa delle visite la prossima settimana del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres a Mosca e Kiev. Zelensky è tornato a chiedere un colloquio diretto con Putin, sottolineando che questa sarebbe «la soluzione migliore».
Una ipotesi che Mosca ha già respinto, affermando che un vertice potrà avvenire solo dopo il raggiungimento di un'intesa. Podolyak ha tuttavia detto che le consultazioni con i Paesi potenzialmente garanti della sicurezza dell'Ucraina potrebbero essere chiuse entro una settimana.
Zelensky ha tuttavia aggiunto che l'Ucraina tornerà al tavolo delle trattative solo quando i russi porranno fine ai bombardamenti. E ha anzi avvertito che se i militari ucraini ancora sotto assedio a Mariupol dovessero essere uccisi, Kiev abbandonerà i negoziati.