Crisi ucrainaCrisi ucraina: Biden parla con Putin, ma la guerra sembra sempre più vicina
ATS / sam
12.2.2022 - 18:55
Nuovo tentativo di dialogo diretto - finora tutti falliti - tra Stati Uniti e Russia, in una giornata convulsa durante la quale si è cercato di evitare l'escalation in Ucraina. Ma la tensione continua a salire e i segnali non sono incoraggianti.
12.02.2022, 18:55
12.02.2022, 23:22
ATS / sam
Sabato c'è stato il tanto atteso colloquio telefonico tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo omologo russo Vladimir Putin. Poco più di un'ora di conversazione per sottolineare che un «dialogo sincero» non è compatibile «con un'escalation» della tensione, ma che - stando a quanto è trapelato - non ha fatto granché breccia nella granitica ostinazione del capo del Cremlino.
Stando alla Casa Bianca, Biden «è stato chiaro» con Putin e ha detto al presidente russo che se la Russia dovesse invadere l'Ucraina gli Stati Uniti e gli alleati risponderanno in modo «deciso» e imporranno «costi severi» a Mosca. Il presidente americano ha aggiunto che Washington «resta impegnato nella diplomazia, ma è pronta, con gli alleati e i partner, anche ad altri scenari».
Le accuse contro la Russia sui piani di invasione dell'Ucraina sono «speculazioni provocatorie», ha replicato Putin scagliando la palla nel campo avversario e criticando la consegna «estesa» di «armi moderne» ai Paesi della regione.
Infine, nella telefonata, Putin e Biden hanno concordato di proseguire il dialogo. Lo afferma il Cremlino.
Anche Macron ha parlato con il presidente americano, oltre che con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Lavoriamo tutti al fine di evitare un'escalation», ha detto a sua volta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, precisando di operare per «mantenere aperto un canale di dialogo con Mosca».
La tensione continua a salire e i segnali non sono incoraggianti
La tensione però continua a salire e i segnali dal terreno sono tutt'altro che incoraggianti. Un conflitto è sempre più probabile, ha affermato un funzionario del Dipartimento di Stato citato dai media americani, tanto che il Pentagono ha deciso di ritirare la quasi totalità dei soldati americani ancora presenti sul territorio ucraino.
Ad aumentare la tensione, lo sconfinamento di un sottomarino classe Virginia della Marina statunitense in acque territoriali russe nel Pacifico.
Intercettato dalla flotta di Mosca, ha respinto l'invito ad allontanarsi ed è stato successivamente costretto con «mezzi» non esplicitati a «lasciare le acque territoriali russe a tutta velocità», a quanto riferito dal Ministero della Difesa russo.
Mentre la compagnia di bandiera olandese, la Klm, ha cancellato da questa sera tutti i voli diretti in Ucraina. Un altro pessimo segnale.
Italia, Germania, Olanda, Spagna, Svezia e Danimarca hanno invitato i propri concittadini a lasciare l'Ucraina, circa duemila residenti. Roma ha anche deciso il rientro, d'intesa con le ambasciate Ue nel Paese, del personale non essenziale della propria ambasciata a Kiev.
A stretto giro è arrivato anche l'annuncio di Mosca, che a sua volta ha deciso di ridurre il personale diplomatico in Ucraina per il rischio di «possibili provocazioni».
Mosca muove 30 navi nel Mar Nero
Intanto ci sono più di centomila soldati russi alle porte dell'Ucraina e migliaia di truppe americane inviate nelle ultime settimane in Polonia e Romania.
E poi anche altri movimenti in mare, con la maxi-esercitazione militare lanciata da Mosca nel Mar Nero, muovendo 30 navi da Sebastopoli e Novorossijsk per «difendere la costa della penisola di Crimea, le basi del Mar Nero e il settore economico del Paese da possibili minacce militari».
Mentre da dicembre la portaerei americana Harry Truman è impegnata in manovre nel Mediterraneo, che nell'ultima settimana si sono spostate nell'Adriatico per esercitazioni congiunte con gli Alleati.
Nella crisi ucraina, le forze in campo hanno le dimensioni da conflitto su vasta scala, potenzialmente devastante. Come ha avvertito il presidente americano, «quando gli americani e la Russia iniziano a spararsi, è una guerra mondiale». Timori sempre più forti, guardando all'allontanamento dalle acque russe del Pacifico di un sottomarino statunitense, rivendicato dalla flotta di Mosca.
Invio di massicci rinforzi in Europa da parte degli USA
L'escalation iniziata con Mosca che per mesi ha ammassato le sue forze sul fianco orientale della Nato dichiarando di voler proteggere i suoi confini, da ultimo con le manovre militari in Bielorussia, ha spinto Washington a rispondere con l'invio di massicci rinforzi in Europa.
L'ultimo prevede lo sbarco di altri tremila soldati in Polonia, dove dall'inizio della crisi erano già stati inviate 1.700 truppe della brigata da combattimento di fanteria dell'82ma divisione aviotrasportata. In Romania è stato invece trasferito uno squadrone dalla Germania.
Decisioni che mirano a rafforzare la difesa - e la deterrenza - nei due Paesi Nato con i confini più lunghi con l'Ucraina. Un dispiegamento in cui vanno considerati anche gli 8.500 soldati messi in stato di «allerta elevata» a fine gennaio per essere schierati in Europa, se necessario.
Proprio dal cuore dell'area di crisi, però, il Pentagono ha deciso di ritirare «per prudenza» 160 soldati americani della Guardia nazionale della Florida che erano impegnati nell'addestramento dei colleghi ucraini, quasi tutte quelli ancora nel Paese.
Il confronto tra le forze di Kiev e quelle di Mosca rimane impari
Se l'esercito di Kiev conta oltre 200mila soldati e 900mila riservisti, e si è rafforzato dal conflitto del 2014, ricevendo da allora 2,5 miliardi in aiuti militari americani e triplicando il suo budget nell'ultimo decennio, il confronto con le forze di Mosca rimane impari.
Di certo, però, gli armamenti della Nato ne hanno rafforzato la capacità di resistenza, anche grazie a strumenti all'avanguardia come i droni da combattimento turchi Bayraktar TB2.
In Europa, poi, ci sono anche circa 70mila truppe americane che stazionano in modo permanente, circa la metà in Germania, cui vanno aggiunti i 7mila soldati che ruotano nell'ambito dell'operazione Atlantic Resolve acquartierati a Poznan, nella Polonia centro-occidentale.
Kiev invita i cittadini a «restare calmi»
Kiev, in tutto questo, continua a invitare i cittadini a «restare calmi, uniti all'interno del Paese, evitare azioni destabilizzanti e che creino il panico», mentre il presidente Volodymyr Zelensky ha insistito sul fatto che gli avvertimenti occidentali «causano il panico».
Un clima testimoniato anche dalle reciproche accuse di provocazioni -i separatisti del Donetsk hanno riferito di un'esplosione a un km dalla linea di contatto, suggerendo che potrebbe essersi trattato di un video di propaganda ucraina - e dai falsi allarmi bomba in scuole o supermercati, moltiplicatisi in una guerra di nervi che minaccia sempre più di precedere quella con le armi.