Guerra in Medio OrienteBiden: «A Gaza un accordo è possibile», Sinwar è «interessato»
SDA
11.8.2024 - 20:20
Paesi negoziatori, diretti e indiretti, Israele e Hamas letteralmente sotto pressione per arrivare a un buon esito dei colloqui di Ferragosto che decideranno sulla tregua temporanea a Gaza e la liberazione degli ostaggi.
11.08.2024, 20:20
11.08.2024, 21:22
SDA
Un accordo «è ancora possibile», incalza Joe Biden. E mentre Yahya Sinwar fa trapelare di essere «interessato» a raggiungere un'intesa, la maggior parte delle indiscrezioni da Washington, e da Gerusalemme, fa capire che gli sforzi del presidente americano sono diretti in particolar modo su Benyamin Netanyahu che, pur avendo dato la disponibilità a inviare la sua squadra negoziale, a Doha o al Cairo, sta mantenendo un silenzio ostinato sulle sue reali intenzioni.
Un comportamento che ha fatto salire la tensione, al punto che la Casa Bianca starebbe pensando di accusare pubblicamente Bibi di aver danneggiato i colloqui e impedito il rilascio degli ostaggi se tutto dovesse andare storto, come hanno riferito fonti diplomatiche a Haaretz.
L'accordo per un cessate il fuoco a Gaza «è ancora possibile», ha affermato Biden in un'intervista alla Cbs, «il piano che ho messo insieme, approvato dal G7 e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è ancora fattibile. Sto lavorando letteralmente ogni singolo giorno con tutta la mia squadra per fare in modo che ciò accada e per evitare l'escalation in una guerra regionale». Dichiarazione arrivata nel giorno in cui media arabi hanno fatto sapere che il neo presidente iraniano Masoud Pezeshkian avrebbe convinto Ali Khamenei a rinviare il previsto attacco a Israele a dopo la formazione del nuovo governo: Israele tuttavia continua a prepararsi a tutto, compreso un eventuale attacco congiunto di Iran, Hezbollah e i loro alleati, definito «la nuvola nera».
Nel frattempo è emerso che da alcuni giorni Israele è stato informato da Egitto e Qatar delle indicazioni arrivate dai tunnel di Gaza: il leader di Hamas Yahya Sinwar è interessato all'accordo. Ma in Israele gli analisti concordano che, al contrario, «nessuno riesce a capire quali siano le reali intenzioni di Netanyahu». Se intenda cioè continuare a tenere il Paese nel pantano mortale della guerra, mantenendo la coalizione con i ministri della destra sionista religiosa Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. O se voglia cogliere l'ultima opportunità di intesa con la milizia islamica.
A sintetizzare lo stato dell'arte ci ha pensato il commentatore israeliano Israel Ziv: «La situazione è quella di un'attesa imbarazzante per il Paese, mentre viene bombardato da nord e sud dopo dieci mesi di combattimenti. E dimostra che non esiste deterrenza. Continuare su questa strada non porterà a niente», ha spiegato a Ynet.
Secondo i media il 15 agosto sono previsti «colloqui di prossimità», in cui i due team siedono in stanze adiacenti, con un mediatore a fare la spola tra le delegazioni a ritmo serrato. La squadra di funzionari statunitensi dovrebbe arrivare nelle prossime ore in Medio Oriente. Già sabato è trapelato che nella regione potrebbe volare anche il segretario di Stato americano Antony Blinken. Fonti vicine al dossier hanno detto che sul tavolo c'è la lista di ostaggi ancora in vita che Hamas potrebbe rilasciare, il rapporto numerico tra ostaggi e detenuti palestinesi che Hamas ha chiesto di liberare nello scambio, la loro identità. Elementi delicatissimi su cui si concentrano i mille timori per il piano di Ferragosto.