Guerra in Ucraina Bakhmut vicina alla resa, strage di civili a Sloviansk

SDA

14.4.2023 - 21:35

Pechino continua a professarsi «neutrale» nella guerra in Ucraina e nega di essere pronta ad armare la Russia, come invece sostengono gli americani. «Non venderemo armi a nessuna delle parti coinvolte», ha assicurato il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ricevendo la collega tedesca Annalena Baerbock.

Soccorritori ucraini sulla scena di un attacco missilistico russo contro un edificio residenziale nella città di Sloviansk a Donetsk, Ucraina, 14 aprile 2023. Secondo il governatore regionale, almeno 5 persone sono morte e 15 sono rimaste ferite.
Soccorritori ucraini sulla scena di un attacco missilistico russo contro un edificio residenziale nella città di Sloviansk a Donetsk, Ucraina, 14 aprile 2023. Secondo il governatore regionale, almeno 5 persone sono morte e 15 sono rimaste ferite.
KEYSTONE/EPA/YEVGEN HONCHARENKO

«I negoziati sono l'unica via d'uscita», è la posizione ribadita dal presidente Xi Jinping nel faccia a faccia con il leader brasiliano Lula. Messaggi di pace che tuttavia restano lettera morta, come dimostrano i furiosi combattimenti nel Donbass.

A Bakhmut, dove gli ucraini sarebbero vicini alla resa, e a Sloviansk, colpita dai raid russi che hanno sventrato un palazzo, lasciando ancora sangue innocente: un bimbo di due anni è morto in ambulanza dopo essere stato estratto ancora vivo dalle macerie.

Macerie che hanno sepolto e ucciso almeno altri otto civili, e ferito altre 18 persone. Durissimo il presidente Volodymyr Zelensky che accusa: «Lo Stato malvagio dimostra ancora una volta la sua essenza».

Diplomazia al lavoro

La diplomazia occidentale, in assenza di spiragli di dialogo tra le due parti in conflitto, resta in pressing sulla Cina perché metta da parte l'ambiguità e si impegni per una mediazione.

La questione è stata sollevata dalla tedesca Baerbock, volata a Pechino una settimana dopo Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen. Con un identico messaggio: la Cina deve sfruttare la sua «influenza» su Mosca per convincere «l'aggressore russo a fermarsi».

Gli sponsor di Kiev, a partire dagli Stati Uniti, sono preoccupati soprattutto che la Cina abbia ormai rotto gli indugi sulla fornitura di armi alla Russia, come è emerso dalle carte trafugate dalla talpa del Pentagono.

I Pentagon-leaks avrebbero influito sul ruolo della Cina

Tanto più che secondo gli ucraini le componenti cinesi sono già presenti, ed in misura sempre più massiccia, nelle armi del nemico ritrovate al fronte. Materiali che stanno sostituendo le forniture occidentali di tecnologia militare, bloccate dalle sanzioni.

A questi timori Pechino ha deciso di rispondere con una dichiarazione mai così esplicita da parte di un funzionario di alto livello. «Sull'export di forniture militari adottiamo un atteggiamento prudente e responsabile», ha puntualizzato il ministro degli Esteri Qin dopo il bilaterale con Baerbock.

«Tutti gli sforzi per risolvere pacificamente la crisi dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti», ha poi sottolineato il presidente Xi in una dichiarazione condivisa con Lula, al termine di un incontro nella Sala grande del Popolo.

In un rinnovato sodalizio tra due leader sulla carta non allineati, ma certamente non ostili a Mosca. Proprio nella capitale russa, tra l'altro, è atteso nei prossimi giorni il ministro della Difesa cinese Li Shangfu che vedrà Serghiei Shoigu. Per consolidare «relazioni militari» bilaterali che sono già di «alto livello», ha rimarcato Pechino.

La Russia non ascolta?

I generici appelli alla pace che arrivano dalla Cina, comunque, non sembrano scalfire la postura russa.

Almeno se si legge l'ennesimo post incendiario del falco Dmitry Medvedev, stavolta contro il principale alleato europeo degli ucraini. «In caso di guerra tra la Nato e la Russia», ha avvertito, «la Polonia è destinata a scomparire insieme al suo stupido primo ministro, Mateusz Morawiecki».

Si intensificano i combattimenti nel Donbass

Al fronte intanto continua il lento stillicidio di Bakhmut, che dopo mesi di scontri starebbe effettivamente per cadere in mano russa.

L'intelligence britannica ritiene che la migliore cooperazione tra i mercenari Wagner e l'esercito regolare di Mosca stia costringendo gli ucraini a «ritirarsi sistematicamente dalle loro posizioni».

L'Armata, vedendo la vittoria a Bakhmut, ha intensificato gli attacchi anche sugli altri centri chiave del Donbass: Kramatorsk e Kostiantynivka, e soprattutto Sloviansk, teatro di un'ennesima strage di civili.

SDA