Medio OrienteEscalation in Cisgiordania: Israele avvia l'operazione Muro di Ferro
SDA
22.1.2025 - 22:04
Mentre si ritirano da Gaza e dal sud del Libano, le forze israeliane intensificano le azioni militari in Cisgiordania, lanciando l'operazione Muro di Ferro sotto la guida del primo ministro Netanyahu.
Keystone-SDA
22.01.2025, 22:04
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Con i battaglioni che lentamente si ritirano dal sud del Libano e parzialmente dalla Striscia di Gaza, l'esercito israeliano sta aumentando la pressione sulla Cisgiordania, dove il premier Benyamin Netanyahu ha lanciato l'operazione Muro di Ferro.
L'Idf ha annunciato la morte di 11 palestinesi, 37 sono rimasti feriti e 30 arrestati nell'azione congiunta di esercito, Shin Bet e polizia di frontiera, cominciata martedì nel campo profughi di Jenin.
«Inoltre, sono stati condotti attacchi aerei sui siti delle infrastrutture terroristiche e smantellati numerosi esplosivi piazzati lungo le strade», ha aggiunto l'Idf su Telegram.
Cisgiordania fra la morsa di Israele e dell'Anp
Nonostante la tregua a Gaza, che secondo l'accordo in vigore nel prossimo fine settimana dovrebbe portare al rilascio di altre 4 donne in ostaggio, Hamas ha rilanciato il suo appello a «tutte le fazioni in Cisgiordania a uscire con tutta la loro forza per affrontare l'aggressione e gli attacchi dell'occupazione ai combattenti della resistenza a Jenin».
Nello stesso appello, il movimento ha duramente attaccato anche l'Autorità nazionale palestinese, accusandola di aver «sparso sangue palestinese» nel campo profughi, dopo che nelle scorse settimane si erano moltiplicati gli scontri tra polizia locale e fazioni armate, per lo più legate a Hamas e alla Jihad islamica.
Secondo la tv al Jazeera, la milizia palestinese ha affermato che le forze dell'Anp hanno assediato l'ospedale Al-Razi e arrestato i combattenti palestinesi feriti, in una mossa che «supera tutte le linee rosse e l'etica nazionale».
Israele non vuole cedere il controllo della Striscia
A Gaza invece l'Idf ha cominciato a ritirare la Brigata Givati dal nord della Striscia, che «dopo settimane di combattimenti a Jabaliya, si sta preparando per le prossime missioni», ha annunciato ancora l'esercito, aggiungendo che in 15 mesi di guerra la Brigata ha perso 86 tra soldati e comandanti.
Israele però non ha alcuna intenzione di cedere il controllo della Striscia all'Anp, né di accettare la creazione di uno Stato palestinese. L'ufficio di Netanyahu ha smentito le informazioni che davano all'Autorità di Abu Mazen il controllo del valico di Rafah, al confine con l'Egitto, precisando che questo resterà alle truppe israeliane con «un'operazione di monitoraggio dell'Unione europea».
Sarà inoltre Israele a consentire il passaggio di persone e merci, conclude la nota dell'ufficio del premier. Il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, fedelissimo di Netanyahu, ha inoltre dichiarato alla Knesset che l'esecutivo sta lavorando a un piano per la governance postbellica di Gaza, sottolineando la necessità di «coinvolgere sia gli Stati Uniti sia le potenze della regione». Ma ha smentito che Israele si sia impegnato con l'Arabia Saudita ad aprire alla nascita di uno Stato palestinese nell'ambito dei colloqui sulla normalizzazione dei rapporti con Riad. «Non c'è alcuna promessa al riguardo», ha assicurato il ministro parlando al Parlamento.
Verso la seconda fase dell'accordo di tregua
Nell'immediato però la priorità resta la ripresa dei colloqui con Hamas per discutere della seconda fase dell'accordo raggiunto il 15 gennaio.
Il Qatar, che insieme a Usa ed Egitto fa da mediatore, preme perché riprendano prima della data prevista del 16 febbraio, come ha dichiarato il premier Mohammed bin Abdulrahman Al Thani a Walla a margine del World Economic Forum di Davos, aggiungendo di volerne parlare con il capo del Mossad David Barnea.
Secondo «Channel 12», lo stesso Barnea e il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, avrebbero già cominciato a discutere dei dettagli della seconda fase con il capo dei servizi egiziani Hassan Rashad, in un loro recente viaggio al Cairo. In ballo c'è tra l'altro il numero dei detenuti palestinesi che verranno scarcerati per ogni ostaggio israeliano liberato.
Anche gli Houthi yemeniti in stand-by
Nel frattempo, finché resta in vigore la tregua a Gaza, gli Houthi yemeniti hanno sospeso i loro attacchi contro i mercantili nel Mar Rosso (ad eccezione di quelle direttamente legate a Israele). E hanno annunciato la liberazione dell'equipaggio (composto da varie nazionalità) della nave Galaxy Leader, sequestrata a novembre 2023 «durante la campagna di solidarietà con Gaza».