PandemiaL'Ue agli Stati membri: «Obbligo di test Covid per chi arriva dalla Cina»
SDA
5.1.2023 - 02:35
L'Ue tira dritto per limitare l'onda della nuova tempesta Covid in Cina: chi vorrà viaggiare dal Paese verso l'Unione avrà l'obbligo di un tampone negativo fatto prima della partenza, da ripetersi poi all'arrivo.
05.01.2023, 02:35
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Il meccanismo integrato europeo di risposta alle crisi (Ipcr), dopo una riunione fiume di oltre sei ore, ha annunciato che gli Stati membri dell'Ue sono «fortemente incoraggiati» a introdurre il requisito di un test negativo fatto 48 ore prima della partenza.
Scatteranno poi altre misure di contenimento e monitoraggio, dall'analisi con sequenziamento delle acque reflue dei voli, per individuare l'insorgenza di nuove varianti, la raccomandazione di mascherina a bordo dei voli dalla Cina e altri test a campione sui viaggiatori.
Le proteste della Cina non cambiano nulla
A nulla sono valse le proteste di Pechino alla vigilia contro una misura che ha definito «non scientifica» e «inaccettabile». A dispetto del fatto che solo poche settimane fa era la Cina a imporre in arrivo quarantene rigide (e costose, visto l'obbligo di usare hotel dedicati).
Prima di decidere a dicembre di rinunciare alla politica della «tolleranza zero», perseguita con insistenza nei tre anni della pandemia, e all'origine anche di violente proteste nel Paese.
«Un approccio coordinato»
«Prendiamo le misure che riteniamo giustificate in linea con l'evoluzione della situazione in Cina. Si basano sulle discussioni tra i nostri esperti e scienziati», ha replicato la portavoce della Commissione Dana Spinant, in attesa che le proposte degli esperti del Comitato per la sicurezza sanitaria andassero al vaglio del meccanismo integrato europeo di risposta alle crisi (Ipcr), convocato dalla presidenza svedese dell'Ue.
Punti fermi, avere un «approccio coordinato», con una «gran maggioranza di Paesi a favore dell'introduzione di test prima della partenza», emersa già alla vigilia.
«Le cifre della Cina sottostimano la situazione»
La cautela dell'Occidente, con misure già annunciate sugli arrivi dalla Cina da Usa e, tra i primi, dall'Italia, sembra supportata dalla valutazione dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms): le statistiche ufficiali cinesi, ha affermato l'Oms, non sono al passo con la ripresa dell'epidemia nel Paese.
«Riteniamo che le cifre attualmente pubblicate dalla Cina sotto-rappresentino il reale impatto della malattia in termini di ricoveri ospedalieri, ricoveri in terapia intensiva e soprattutto in termini di decessi», ha affermato il responsabile dell'Oms per la gestione delle emergenze sanitarie Michael Ryan.
La Cina rifiuta di nuovo i vaccini occidentali
Anche il Giappone ha deciso ulteriori controlli alle frontiere per chi arriva dalla Cina e da sabato i viaggiatori in arrivo dal Paese dovranno presentare un tampone negativo prima di imbarcarsi verso il Paese e sottoporsi a un ulteriore test all'arrivo.
Nel tentativo di offrire aiuto contro il picco di contagi in corso in Cina in scia alle riaperture, l'Ue si è anche offerta di donare al Paese vaccini adattati alle varianti. Il ministero degli Esteri cinese ha però replicato di non aver bisogno dei vaccini europei rivendicando il rafforzamento dell'efficacia delle dosi nazionali.
La Cina ha svolto la campagna di profilassi con i vaccini di produzione nazionale «Sinovac» e «Sinopharm».
L'incubo di nuove varianti
Secondo una valutazione dell'Oms la copertura vaccinale nel Paese è insufficiente, con solo il 40% delle persone oltre gli 80 anni coperta dalle tre dosi necessarie, rispetto all'83% di popolazione Ue completamente vaccinata.
Il timore principale dell'Ue circa un'impennata di contagi in Cina è che possa essere di incubazione per l'insorgenza di nuove varianti.
Martedì il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc) ha comunque affermato di non prevedere che l'ondata di casi Covid in Cina influirà sulla situazione epidemiologica del Covid-19 nell'Unione e che le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell'Ue.