Spagna Non solo disperazione, ma «l'ultradestra dietro la rivolta di Paiporta»

SDA

4.11.2024 - 21:27

Il re spagnolo Felipe consola un residente durante la sua visita a Paiporta, nella provincia di Valencia, quando una folla di cittadini arrabbiati lanciava fango e urlava insulti al re e ai funzionari governativi (foto d'archivio).
Il re spagnolo Felipe consola un residente durante la sua visita a Paiporta, nella provincia di Valencia, quando una folla di cittadini arrabbiati lanciava fango e urlava insulti al re e ai funzionari governativi (foto d'archivio).
KEYSTONE

Non ci sarebbe solo la disperazione e la sensazione di abbandono nell'impari lotta contro la marea di fango che ha devastato Paiporta dietro la rivolta che domenica ha avuto come bersagli i monarchi Felipe VI e Letizia, il premier Pedro Sanchez e il governatore di Valencia, Carlos Mazon, in visita nelle aree colpite.

La polizia ha già identificato individui della «minoranza violenta» che ha colpito Sanchez con una mazza alle spalle e danneggiato con calci e pugni l'auto del capo del governo - poi evacuato dai servizi di sicurezza -, soffiando sul fuoco della frustrazione di chi ha perduto tutto nella tragedia.

«Un minimo di organizzazione da parte di gruppi marginali violenti c'è stata», ha riconosciuto il ministro dell'Interno Fernando Grande Marlaska, basandosi su «dati oggettivi».

Un tribunale di Torrent (Valencia) ha aperto un'inchiesta ipotizzando tre reati: attentato, disordini pubblici e danni, sulla base delle indagini di polizia che hanno già identificato alcuni elementi di gruppi dell'ultradestra ripresi nelle immagini degli incidenti.

Incidenti rivendicati tra l'altro in una chat da un militante di Revuelta, sindacato dell'ultradestra collegato a Vox. Nei video postati sui social sono ripresi manifestanti con simboli nazisti. Mentre Solidariedad, un'altra associazione legata al partito di Santiago Abascal, ha offerto assistenza legale gratuita ad eventuali arrestati o sanzionati nelle proteste.

«Che fai qui, non c'entri niente da queste parti»

Nello scenario devastato di Paiporta, che piange 72 delle 217 vittime della catastrofe finora recuperate, e dove i soccorsi «non sono ancora arrivati in alcune strade», come ha denunciato la sindaca, oggi ha fatto la sua comparsa pure Luis Perez, detto Alvise, eurodeputato e leader del partito populista di destra Se acabo la fiesta (Salf).

È stato cacciato da alcuni residenti, come documenta un video diffuso su X. «Che fai qui, non c'entri niente da queste parti, nazista di m...», gli ha urlato un abitante. «Vengono qui a farsi la foto, a provocare e a insultare le vittime», si legge nel post.

È cominciato intanto lo scaricabarile delle responsabilità

A sei giorni dalla catastrofe, e mentre non è ancora stato diffuso il numero dei dispersi, è cominciato intanto lo scaricabarile delle responsabilità del governatore Carlos Mazon, del Partito Popolare, nel mirino per la negligente gestione della crisi. A cominciare dal ritardo di 12 ore con cui quel fatidico 29 ottobre è stata avvertita la popolazione dell'emergenza rossa, a inondazioni già avvenute.

Mazon è passato oggi all'offensiva, accusando la Confederazione idrografica, organismo statale dipendente dal ministero della Transizione ecologica, di aver «disattivato tre volte l'allerta idrografica». Immediatamente smentito dal ministero con dati evidenti.

Uno su tutti: «Le confederazioni idrografiche non lanciano allerte, e quindi non possono nemmeno disattivarle». Nella sua difesa del Centro operativo dell'emergenze della Generalitat (Cecopi), al comando delle operazioni sul terreno, Mazon ha lanciato accuse anche contro presunti «ritardi» nell'intervento dell'Unità militare dell'esercito (Ume).

Una caotica gestione

Anche in questo caso smentito dal generale Javier Marcos, al comando dei 7.800 soldati impegnati sul terreno: «Non appena abbiamo ricevuto il via libera, siamo intervenuti. È la Comunità autonoma che decide quando e dove impegnarci».

Per la caotica gestione, il leader del Partito Popolare, Alberto Nunez Feijoo, è tornato a invocare la dichiarazione di stato di emergenza nazionale per Valencia da parte del governo di Pedro Sanchez, che comporterebbe l'avocazione della gestione della crisi da parte del ministero dell'Interno, al posto del governatore Mazon.

Podemos è andato oltre, invocando a sua volta lo stato di emergenza per esautorare Mazon dal ruolo definito «non solo negligente, ma direttamente omicida». Ma il ministro della presidenza, Felix Bolanos, ha ripetuto questa sera che sono le autorità della regione a dover coordinare una crisi che sembra non finire mai.

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