ItaliaFilippo Turetta condannato all'ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin
SDA
3.12.2024 - 16:15
Filippo Turetta è stato condannato all'ergastolo per il femminicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l'11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. La sentenza della Corte d'assise di Venezia è stata letta poco fa dal presidente del Collegio Stefano Manduzio
03.12.2024, 16:15
03.12.2024, 20:31
SDA
Il collegio ha escluso le aggravanti della crudeltà e del reato di minacce, previsto dall'articolo 612 bis del codice penale, unificati dal vincolo della continuazione.
La sentenza è stata letta in pochi minuti dopo le 16.00 dal giudice Stefano Manduzio in un silenzio surreale, dove a far rumore è stata solo quella parola: ‹fine pena mai›.
A segnare il destino processuale del giovane sono state l'aggravante della premeditazione e la mancata concessione delle attenuanti generiche equivalenti.
Turetta ha ascoltato la sentenza impassibile, con gli occhi chiusi e il capo chino. Non una parola, non un gesto, stretto nella sua felpa blu. Si chiude così la prima fase di una vicenda che ha segnato non solo le due famiglie ma l'intero paese: Giulia, che voleva solo vivere libera la sua vita, ammazzata con 75 coltellate, la fuga del giovane Turetta, il ragazzo di buona famiglia, fino in Germania dopo aver gettato il corpo in un fosso, l'arresto e la confessione, un processo lampo.
Oltre alle interdizioni di legge, è stato disposto un risarcimento alle parti civili con il pagamento di una provvisionale di 500mila a Gino Cecchettin, 100mila ciascuno ai fratelli Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio, oltre alle spese di costituzione legale. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.
«Come essere umano mi sento sconfitto»
«La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile». Lo ha detto ai giornalisti il padre di Giulia, dopo la lettura della sentenza.
«È stata fatta giustizia - ha aggiunto - la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un po' troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto».
La nonna e lo zio non perdonano
Non perdonano i parenti di Giulia, nonna Carla Gatto e lo zio Alessio. «Non ci si può certo dire soddisfatti di una sentenza. Noi – ha detto la donna – abbiamo il nostro dolore e ce lo portiamo, fino alla tomba. Non si prova più niente».
«È la sentenza che ci aspettavamo»
Nessuna dichiarazione invece dal Pm Andrea Petroni, che ha visto sostanzialmente confermato dalla Corte il suo impianto accusatorio, riconosciuto con il massimo della pena. Soddisfatti gli avvocati della famiglia Turetta.
«Nessuno vince oggi»
«È la sentenza che francamente ci aspettavamo, leggeremo le motivazioni – ha commentato Stefano Tigani, il legale del papà di Giulia – Dal punto di vista risarcitorio la richiesta è stata soddisfatta. Nessuno vince oggi, la fine di un processo è un accertamento che vedrà gradi di impugnazione e dovremo combattere anche là».
E vero che si tratta solo del primo round del processo a Turetta, ma – ha sottolineato Tigani – «è segnato da un ergastolo con una aggravante pesantissima, la premeditazione. Sono convinto che la sentenza passerà indenne nei successivi gradi, a cominciare dall'appello».
Turetta «ha compreso la sentenza»
Quel che è certo è che Turetta avrà tutto il tempo per pensare a quello che ha fatto. «ha compreso il dispositivo della sentenza – ha commentato il suo avvocato Giovanni Caruso – glielo ho spiegato, non è stordito. E' consapevole, nei limiti del possibile ovviamente».
Secondo il legale, però, «non è stata accolta in toto la richiesta della Procura», soprattutto per quanto riguarda la crudeltà e gli atti persecutori. «Ho spiegato nella mia arringa che la crudeltà nel gergo comune non è la stessa di un processo penale. Il numero di coltellate non è indicativo della crudeltà. Quanto allo stalking, Giulia non aveva paura di Filippo».
Per Turetta si apre ora un periodo indefinito in carcere, a Verona, dove è rinchiuso da un anno e dove è stato subito riaccompagnato. Secondo la legge potrà uscire tra 26 anni, con la possibilità di scendere a 21 nel caso di un percorso irreprensibile volto alla redenzione.