Dopo un calvario giudiziario di 14 anni Assange patteggia con gli Stati Uniti e vola libero in Australia

SDA

25.6.2024 - 19:21

Il cofondatore di WikiLeaks Julian Assange torna un «uomo libero» dopo un calvario giudiziario di 14 anni che chiude il caso WikiLeaks.
Il cofondatore di WikiLeaks Julian Assange torna un «uomo libero» dopo un calvario giudiziario di 14 anni che chiude il caso WikiLeaks.
KEYSTONE

Julian Assange patteggia con la giustizia americana e vola nella sua natia Australia per tornare un «uomo libero» dopo un calvario giudiziario di 14 anni che chiude il caso WikiLeaks, la più grande fuga di notizie classificate nella storia statunitense. 

25.6.2024 - 19:21

Seguita tre anni dopo da quella dell'ex analista della Nsa Edward Snowden, anche lui perseguito per violazione della legge sullo spionaggio ma al sicuro a Mosca, dove era fuggito e dove è diventato cittadino russo.

L'annuncio è arrivato lunedì sera sui media statunitensi. Il 52enne fondatore di WikiLeaks si è impegnato a dichiararsi colpevole solo di uno dei 18 capi di imputazione di cospirazione per aver diffuso informazioni militari e diplomatiche top secret.

In cambio il dipartimento di giustizia Usa ha chiesto una pena di soli 5 anni e 2 mesi (contro un massimo di 175 anni), riconoscendogli lo stesso periodo già scontato in una prigione di massima sicurezza britannica in attesa di estradizione e consentendogli quindi di tornare in libertà.

L'accordo sarà approvato mercoledì da un giudice nelle isole Marianne, un territorio americano nel Pacifico scelto per la riluttanza di Assange di sbarcare negli Stati Uniti continentali e per la vicinanza con la sua Australia, dove atterrerà il giorno stesso, a Canberra.

L'obiettivo finale è la grazia del presidente americano

L'obiettivo finale è la grazia del presidente americano per cancellare il reato, come ha spiegato la moglie Stella, l'avvocata che ha lavorato al suo caso e con cui ha avuto due bimbi. «Chiederemo la grazia, ovviamente, ma il fatto che ci sia una dichiarazione di colpevolezza, ai sensi della legge sullo spionaggio, in relazione all'ottenimento e alla divulgazione di informazioni sulla difesa nazionale è ovviamente una preoccupazione molto seria per i giornalisti», ha sottolineato la donna, dicendosi «euforica» e «incredula» per la svolta.

Barack Obama decise di non incriminare Assange proprio per non creare un precedente contro i media che pubblicano informazioni classificate. E commutò la pena di 35 anni, liberandola dopo sette, a Chelsea Manning, l'analista dell'esercito che passò il materiale a WikiLeaks. La grazia appare probabile.

Sia con Joe Biden, regista di questa «exit strategy» per togliersi una patata bollente in piena campagna elettorale, evitando i rischi di un processo che trasformasse Assange in un martire del primo emendamento sulla libertà di parola e di stampa.

Sia con Donald Trump: anche se fu sotto la sua amministrazione, nel 2019, che il dipartimento di giustizia Usa annunciò l'incriminazione di Assange, pare che prima l'allora presidente gli avesse offerto segretamente la grazia purché scagionasse la Russia dai sospetti di aver partecipato alla divulgazione tramite Wikileaks delle email hackerate al partito democratico nel 2016.

Mobilitazione internazionale di massa

A spianare la strada al patteggiamento la mobilitazione internazionale di massa a favore dell'attivista australiano, ma anche le crescenti pressioni esercitate dal governo laburista di Canberra di Anthony Albanese su Biden (essendo l'Australia un alleato chiave di Washington nel Pacifico). Nonché la recente vittoria parziale della difesa di Assange dinanzi alla giustizia britannica per la concessione di un ulteriore appello contro l'estradizione, in programma tra pochi giorni.

Il caso Wikileaks scoppiò nel 2010, quando il sito diffuse centinaia di migliaia di cable diplomatici imbarazzanti e documenti classificati militari sulle guerre Usa in Afghanistan e in Iraq, tra cui il famigerato video di un elicottero Apache che sparava su sospetti insorti in Iraq nel 2007 uccidendo decine di civili.

Assange fu arrestato lo stesso anno a Londra in base ad un mandato d'arresto svedese per accuse di abusi sessuali, poi lasciate cadere. Fuggì nell'ambasciata ecuadoregna della capitale britannica, dove ottenne asilo politico e rimase per sette anni (visitato regolarmente da star come Lady Gaga e Pamela Anderson) prima di essere cacciato nel 2019 e finire in carcere in attesa dell'estradizione negli Usa.

Opinione pubblica mondiale divisa

In tutti questi anni l'opinione pubblica mondiale si è divisa tra chi lo considera un eroe per aver denunciato i misfatti di Washington e chi lo ritiene un criminale per aver messo a repentaglio la sicurezza Usa, la vita dei soldati americani e le fonti di intelligence.

Plauso per la svolta dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, dalle associazioni per la libertà di stampa, da vari leader sudamericani (ostili all'imperialismo americano) e dal candidato presidenziale Robert F. Kennedy Jr.

Contrario invece il vicepresidente Mike Pence (un «errore giudiziario» che «disonora il servizio e il sacrificio degli uomini e delle donne delle nostre forze armate"). La saga Wikileaks è comunque ai titoli di coda, con Assange liberato su cauzione e a bordo di un volo charter da 500 mila dollari che ha già fatto scalo a Bangkok verso la ratifica del patteggiamento e l'agognata libertà.

SDA