Giustizia Londra: il ricorso è fondato, la giustizia del Regno Unito dà una chance ad Assange

SDA

20.5.2024 - 13:59

L'Alta Corte di Londra ha concesso un ulteriore appello a Julian Assange contro l'estradizione negli Stati Uniti, riconoscendo come non infondate le argomentazioni della difesa del cofondatore di WikiLeaks sul timore di un processo non giusto oltre oceano.

L'alta Corte di Londra si pronuncia oggi sull'estradizione del cofondatore di WikiLeaks Julian Assange
L'alta Corte di Londra si pronuncia oggi sull'estradizione del cofondatore di WikiLeaks Julian Assange
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Il fondatore australiano di WikiLeaks negli Stati Uniti rischia, giova ricordarlo, una condanna pesante per aver diffuso documenti riservati contenenti anche rivelazioni su crimini di guerra in Afghanistan e Iraq.

In ballo c'era la richiesta di garanzie vincolanti d'un «giusto processo» (fra l'altro sul diritto a invocare il Primo Emendamento) che per la difesa Washington non ha fornito. L'avvocato Edward Fitzgerlad ha parlato in aula di risposte «inadeguate».

Fitzgerald, capo del collegio di difesa di Assange, ha concluso bollando quelle americane come «non rassicurazioni».

E ribadendo di considerare quindi tuttora presente il rischio di un ingiusto processo per il quasi 53enne cofondatore di WikiLeaks negli Usa, e di un trattamento «discriminatorio»; oltre che ai timori per la sua stessa vita date le precarie condizioni di salute psico-fisica correlate ai 6 anni di detenzione dura nel carcere di massima sicurezza britannico di Belmarsh.

Condizioni testimoniate anche dall'assenza di Julian in aula, a dispetto delle attese della vigilia, che secondo una fonte di Reporter Senza Frontiere è dovuto rimanere in cella non sentendosi sufficientemente bene.

Il contrattacco degli avvocati statunitensi

Dopo l'ultima arringa difensiva, la parola è passata poi all'avvocato James Lewis, che guida il team legale chiamato a rappresentare gli interessi delle autorità di Washington, il quale ha invece rivendicato il valore delle «rassicurazioni» messe sul tavolo dei giudici britannici d'appello.

Ma ha pure replicato – a chi rinfaccia agli Usa di aver mosso ad Assange un'accusa di spionaggio mai sollevata nella storia per la pubblicazione mediatica di documenti, anche segreti – che la protezione garantita dalla stessa Convenzione dei diritti umani ai giornalisti vale «solo per i giornalisti ragionevoli e responsabili»: notazione che secondo i sostenitori del no all'estradizione evidenzia di fatto il pregiudizio contro Assange, descritto a priori come «irresponsabile».

Manifestazioni fuori dal palazzo di giustizia

Fuori dal palazzo di giustizia di Londra in cui ha sede la Corte, diverse decine di manifestanti si sono radunati intanto da stamane innalzando cartelloni con la scritta «Free Assange» e scandendo slogan per la scarcerazione dell'attivista e giornalista australiano.

Fra i presenti, l'ex leader laburista britannico Jeremy Corbyn, politici australiani e di altri Paesi, militanti di organizzazioni giornalistiche e dei diritti umani (come Amnesty International), nonché la moglie di Assange, Stella Morris, avvocata sudafricana, e il padre.

«Noi speriamo che la Corte sentenzi oggi in favore di Julian – ha dichiarato prima di entrare Stella Assange – e ringraziamo sia voi che siete venuti qui, sia i milioni di persone che sostengono Julian nel mondo protestando. Speriamo che la Corte faccia la cosa giusta, ma se non lo farà cercheremo un'ingiunzione d'emergenza (contro l'estradizione immediata) dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo».