Sondaggio Gli esperti bocciano sonoramente la fusione UBS-CS: «C'era un'altra soluzione»

hm, ats

31.3.2023 - 16:01

Secondo gli specialisti un ottimo affare per UBS, ma non per la Svizzera.
Secondo gli specialisti un ottimo affare per UBS, ma non per la Svizzera.
Keystone

L'acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS è la migliore scelta possibile, come da dieci giorni continuano a ribadire esponenti del Consiglio federale e della Banca nazionale svizzera?

hm, ats

Hai fretta? blue News riassume per te:

  • La stragrande maggioranza degli esperti interpellati in un sondaggio ritiene che l'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS non è la migliore scelta.
  • La via più caldeggiata? L'acquisizione di CS da parte dello Stato, combinata con una possibile vendita della banca in un secondo momento.
  • Dubbi emergono anche sul fronte della concorrenza.

No, risponde la stragrande maggioranza degli esperti interpellati nell'ambito di un sondaggio. Assai meglio erano altre soluzioni, in primo luogo una nazionalizzazione; anche perché la reputazione della Svizzera ne è uscita con le ossa rotte.

Non è capitato spesso negli ultimi tempi, ma in questa occasione popolazione e accademici sembrano per una volta essere perfettamente concordi, chiosa oggi la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), che insieme al Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF) è andata a chiedere un parere sul mega-matrimonio bancario a 167 ricercatori universitari in economia.

Lo scetticismo emerso da precedenti rilevamenti demoscopici fra i comuni abitanti del paese viene condiviso anche dagli specialisti: solo il 19% del campione considera l'acquisizione di CS da parte di UBS la migliore soluzione nella situazione di crisi che si era creata. Il 28% avrebbe voluto applicare le regole «too big to fail», peraltro fino a due settimane or sono presentate dalle autorità come la risposta al problema costituto dalle banche sistemiche. 

Preferita l'acquisizione di CS da parte dello Stato

Ancora più caldeggiata dagli esperti è però un'altra via: l'acquisizione di CS da parte dello Stato, combinata con una possibile vendita della banca in un secondo momento, un'opzione significativamente migliore per il 48% di chi ha risposto.

Secondo la NZZ quest'ultimo dato è degno di nota, in quanto gli economisti generalmente considerano le soluzioni del settore privato – e il Consiglio federale ha cercato di presentare l'acquisizione concordata come tale: un'operazione commerciale, non un salvataggio, ha affermato il 19 marzo la consigliera federale Karin Keller-Sutter – più favorevolmente di un intervento statale. Sommando il 48% al 28% si ottiene un 76% di economisti che non sostengono la scelta dell'esecutivo federale.

Un capitolo a parte è il ricorso al diritto di necessità e l'ormai famoso azzeramento delle obbligazioni AT1, che è avvenuto malgrado gli azionisti abbiano perso solo una parte del valore dei loro titoli. L'80% degli interrogati ritiene che la reputazione della piazza finanziaria svizzera ne sia uscita danneggiata, per il 25% in modo addirittura grave.

Dubbi emergono anche sul fronte della concorrenza

Dubbi emergono anche sul fronte della concorrenza: il 50% degli esperti è convinto che l'accesso al credito, per i privati e le aziende, sarà più difficile, e oltre uno su due si aspetta un peggioramento dei servizi bancari.

Se sembra non essere stata un'operazione vantaggiosa per gli svizzeri, la fusione lo è almeno per UBS: il 78% degli interrogati pensa che la banca presto di nuovo guidata da Sergio Ermotti – che secondo notizie di stampa pianificava l'acquisizione già nel 2016 – abbia fatto un buon affare o addirittura buonissimo. Certo aiuta il fatto che la Finma – ricorda la NZZ – abbia cancellato con un tratto di riga 16 miliardi di obbligazioni AT1.

Tuttavia in un commento un partecipante al sondaggio mette in guardia da un'eccessiva euforia da parte di UBS: con il tempo la fusione potrebbe pesare sulla valutazione dell'istituto. Il rischio per l'unica grande banca svizzera rimasta rimane considerevole, malgrado le garanzie statali e il basso prezzo di acquisto, per motivi finanziari e di reputazione, osserva lo specialista.