Lo spagnolo, approdato in finale dopo aver battuto l'italiano Matteo Berrettini, ha lanciato un chiaro messaggio al suo ultimo avversario: per batterlo ci vorrà una prestazione che non tiene conto della sofferenza umana.
Bisogna già levarsi il cappello di fronte a Rafa Nadal - non che non lo si sia mai fatto prima - per quanto messo in mostra in Australia nelle ultime settimane. Lo spagnolo si è aggiudicato prima il torneo di Melbourne - preparazione agli Australian Open - ed ora si trova in finale, dopo aver battuto l'italiano Berrettini in quattro set.
Nessuno lo dava come favorito, ora, un qualche dubbio traspare, e a giusta ragione.
Il 35enne spagnolo aveva saltato l'ultima parte della stagione scorsa per i soliti problemi al piede, quindi tornare dopo mesi di assenza e spingersi fino all'ultimo atto del primo Grand Slam della stagione dimostra certamente tre cose: il mancino di Manacor è tutt'altro che bollito, i suoi più giovani avversari non sono ancora alla sua altezza e la mancanza di Djokovic lo rende più pericoloso che mai.
Non che Matteo Berrettini non sia stato un avversario degno in semifinale, tutt'altro: nel corso del torneo il romano ha dimostrato creatività, solidità e grande personalità, prima di schiantarsi contro il muro iberico.
6-3 6-2 3-6 6-3 il punteggio rifilato a Matteo Berrettini da Rafa Nadal.
Vero che l'italiano ha forse pagato care le fatiche accumulate nei turni precedenti, dai cinque set contro il giovane Alcarez nel terzo turno, alla maratona in campo contro Monfils, ma anche Nadal ha avuto un terzo turno rognoso contro Kachanov, per non parlare della estenuante battaglia contro il canadese Shapovalov, durata cinque set e vinta anche grazie alla capacità di far innervosire il suo avversario con i soliti ritardi.
Due numeri su tutti raccontano la storia della semifinale vinta da Rafa, persa da Berrettini: 19 gli errori non forzati dello spagnolo, 39 per l'italiano.
Specialmente negli ultimi due games del quarto set il romano ha commesso troppi errori sul suo diritto, mentre Rafa, sempre più in fiducia, si è addirittura permesso un Serve & volley vincente. Troppi gli errori dell'italiano per pensare di battere un 'robot' che corre, sgrugna e lotta su ogni singola palla.
«Rafa è un fenomeno - ci ha detto l'esperto di tennis Günthardt - ma che sia arrivato in semifinale (ora in finale n.d.r.) è una sorpresa. È stato fuori per molto tempo. E non so come il suo corpo sia tenuto insieme perché era già tutto a pezzi».
A pezzi, bollito, con problemi ai piedi e alla schiena, con dolori alle ginocchia ... eppure Rafa c'è ancora. E forse proprio in ciò risiede la sua grande forza, quella di saper soffrire aldilà della capacità umana. Chi l'ha visto correre e lottare in campo contro Berrettini converrà che il maiorchino è alla caccia di ogni palla con la stessa grinta di chi corre i cento metri... senza respiro, senza appello, con la determinazione di chi è disposto a dare tutto sé stesso sempre, anche briciole e tozzi della propria salute se necessario.
Nadal è in finale, e culla ora il sogno di battere l'amico Roger e l'assente Djokovic nella classifica dei vincitori di Grand Slams. Tutti fermi a 20 trofei vinti a testa, Rafa, domenica, avrà la possibilità di andare in vantaggio.
Il suo avversario, Daniil Medvedev è avvertito: per batterlo bisognerà soffrire oltre il ragionevole. Per l'inchino attendiamo domenica.