Ilie Năstase, primo numero uno del tennis e icona ribelle dello sport, si racconta in un'intervista rilasciata a «La Gazzetta dello Sport», aspettando l'uscita del suo docufilm «Nasty. More than just tennis».
Hai fretta? blue News riassume per te
- Il docufilm «Nasty. More than just tennis» racconta la straordinaria carriera di Ilie Năstase, primo numero uno del ranking computerizzato e icona di talento e istrionismo del tennis.
- In una recente intervista, il rumeno elogia Jannik Sinner come prototipo del tennista moderno e rivela ricordi vividi della sua carriera, dagli scherzi con Vilas ai successi con Connors.
- Il documentario celebra lo stile unico e fuori dagli schemi di Năstase, che ha vissuto il tennis «a modo suo», tra talento, audacia e rimpianti.
Ilie Năstase, il primo numero uno nella storia del tennis con classifica computerizzata, è il protagonista del docufilm «Nasty. More than just tennis», uscito il 18 novembre.
Quest'opera, diretta da Tudor Giurgiu e distribuito da Fandango, racconta la carriera e la vita di un campione straordinario e istrionico, ricordato per il suo talento unico e il suo stile fuori dagli schemi.
«Il PC dimostrò che ero il più forte»
Il rumeno, in una recente intervista pubblicata su «La Gazzetta dello Sport», ha parlato del suo storico primato nel ranking: «Nel 1973 sapevo che avrebbero introdotto la classifica computerizzata. Avevo vinto tornei importanti come Montecarlo, Roland Garros e Roma, ma ero stufo delle graduatorie decise dai giornalisti. Quando arrivò il computer, finalmente si dimostrò che ero il più forte».
Sinner e il futuro del tennis
Riguardo al numero uno attuale, Jannik Sinner, Năstase ha espresso ammirazione: «È un giocatore eccezionale. Ha un grande servizio, un ritmo altissimo da fondo campo e sbaglia pochissimo. Assaporerà davvero la gioia di essere numero uno solo quando avrà smesso di giocare e vedrà quanto è stato importante».
Gli aneddoti indimenticabili
L'Italia occupa un posto speciale nei suoi ricordi: «Nel 1966 ho vissuto sei mesi a Roma, allenando il figlio di Carlo D’Alessio. Quando giocavo al Foro Italico, mi incitava urlando "Ilie, mortacci tua, ammazzalo". Contro gli italiani, però, preferivo non giocare subito: il pubblico tifava per me contro gli altri stranieri».
Gli scherzi erano parte del suo carattere. «Vilas era il più permaloso. Lo chiamavo "Shakespeare" per il suo libro di poesie, e si arrabbiava tantissimo. Nel 1974, dopo aver perso una finale importante contro di lui, lo sconfissi facilmente in un altro torneo e gli dissi: "Questo è per l’altra volta"».
Successi e rimpianti
Compagno di doppio di Jimmy Connors, con cui vinse Wimbledon nel 1973, Năstase ricorda una finale epica al Roland Garros: «Connors voleva ritirarsi per farmi riposare, visto che ero anche in finale di singolare. Gli gridai che piuttosto l'avrei ucciso. Poi piovve e vinsi la finale mercoledì».
Se potesse rigiocare una sola partita, sceglierebbe quella di Wimbledon del 1972 contro Stan Smith: «Persi per due punti decisivi. Allora non c’erano sedie ai cambi campo e arrivai alla fine completamente sfinito».
Il documentario
Sul docufilm, Năstase afferma: «Se i giocatori di oggi facessero anche solo l'1% di quello che ho fatto io, sarebbero squalificati a vita. Ho vissuto il tennis "my way", alla mia maniera, e la colonna sonora del film lo dimostra».