L'attuale attaccante del Berna Inti Pestoni, cresciuto a pochi metri dalla Valascia, ci ha concesso un'intervista esclusiva dove parla del passato, presente e futuro.
Ormai è un anno che a causa del coronavirus alle partite di hockey, e nello sport in generale, mancano gli spettatori; a livello personale come ti trovi a giocare senza pubblico?
Per me è abbastanza difficile. Con il pubblico le giornate delle partite sono sempre speciali. Invece ora, quando si arriva alla pista prima di un match, è come quando ci si reca agli allenamenti. Adesso, senza l'aiuto del pubblico sei tu come giocatore che devi trovare il modo di caricarti. Con il tempo ci abbiamo fatto l'abitudine, ma a volte è difficile.
Può essere un vantaggio per un attaccante? Più concentrazione e magari meno pressione?
Per me a giocare senza pubblico non c'è assolutamente nessun vantaggio. Magari nella nostra situazione i tifosi ci fischierebbero, ma sono convinto che con il pubblico sarebbe stata una stagione diversa per noi. Non possiamo nascondere che le sensazioni che portano i tifosi aiutano.
Il Berna è passato da essere campione svizzero a lottare per un posto nei Playoff. Come ti spieghi questa situazione?
È difficile da dire. Quando una stagione inizia male diventa difficile cambiare il trend. A Berna, inoltre, sono andati via giocatori che facevano la differenza come Genoni, Haas,ecc. La squadra comunque c'è, ed è vero che ora lottiamo per i Playoff ma se riuscissimo a qualificarci sono poi convinto che questa squadra potrà dire la sua.
Due settimane fa hai conquistato la Coppa Svizzera ed hai detto che “è stato il primo vero trofeo che hai vinto”. Sino ad ora qual’è stata la tua più grande soddisfazione in carriera?
È vero, la Coppa svizzera è il primo trofeo che ho vinto giocando tutte le partite, quindi lo sento un po' più mio. Però la stagione e tutto il viaggio con lo Zurigo quando abbiamo vinto il titolo è stata la soddisfazione più grande. Ho avuto tante difficoltà all'inizio, e mi sono ripreso, poi è arrivato Kossmann con cui non ho mai avuto un grandissimo feeling e per me di nuovo c'era meno spazio, però alla fine abbiamo vinto il campionato. La vittoria mi ha ripagato di tutti gli sforzi fatti, e anche se non ho giocato in Gara-7 i compagni mi hanno fatto sentire parte del gruppo. Penso sia stato questo il momento più bello.
Hai dei rimpianti? Ci sono cose che con il senno di poi faresti diversamente?
Rimpianti no, non ho mai preso decisioni affrettate. Ho sempre ascoltato con attenzione ciò che mi passava per la testa e nel cuore. Quando ho lasciato l'Ambrì non è che volevo proprio andarmene, ma con le condizioni che c'erano per me era meglio andare via. A Zurigo è stato difficile, ma è un'esperienza che mi ha insegnato tanto.
Parlaci dello spettacolare rigore contro il Ginevra. Come e quando hai deciso di proporre la finta alla Forsberg?
Eravamo già andati ai rigori contro il Ginevra poco tempo prima, e avevo fatto un movimento simile, ma invece di concludere con una finta avevo tirato sul secondo palo. Quando mi sono ritrovato contro lo stesso portiere, ho speculato che lui si concentrasse sul mio tiro e invece all'ultimo momento ho fatto la finta (ride).
Cosa passa nella testa di un giocatore in quelle situazioni decisive? Come si mantiene la calma?
Non è facile. Io per esempio preferisco non essere il primo rigorista, così posso vedere come si muove il portiere. Di conseguenza decido come tirare. Poi se il portiere è più bravo di me e riesce a capire in anticipo cosa voglio fare, amen (ride).
Venerdì sera sono in programma i derby Ambrì-Lugano e Berna-Langnau. Purtroppo adesso si gioca senza spettatori, ma in una situazione normale che aria si respira nei derby bernesi?
Di sicuro c'è un ambiente da derby, anche se non è paragonabile a quello ticinese. Qui è come una partita normale con la differenza che ci sono più tifosi ospiti che vengono allo stadio. Si sente che è una partita speciale, ma non è paragonabile ad Ambrì-Lugano.
I tuoi pronostici per i due derby di questa sera?
Mi metti in una brutta situazione (ride). Per Berna-Langnau, noi dobbiamo vincere e tutto quello che posso dire è che daremo tutto. Per Ambrì-Lugano vorrei dire che vince l'Ambrì, ma vista la concorrenza per i Playoff sarebbe meglio se perdesse (ride). Tuttavia sapendo che è l'ultimo derby alla Valascia... dico 4-2 per l'Ambrì.
A proposito di Valascia, lo scorso mese hai giocato ad Ambrì quella che potrebbe essere stata la tua ultima partita nella pista che ti ha visto crescere. Per te è stato particolare? Come ti sei sentito?
È stato molto speciale. Sono cresciuto accanto alla Valascia, alla fine è proprio lì che ho passato la maggior parte del tempo della mia vita. Sarà un peccato non vederla più, di sicuro mancherà a tutti.
Recentemente ti è capitato di vedere delle fotografie dell’attuale cantiere della Nuova Valascia? Cosa ne pensi?
Sì. Inoltre quando sono passato a visitare la mia famiglia ad Ambrì ho potuto vederla anche da vicino. Sembra una bellissima costruzione, sono curioso di vedere l'opera conclusa.
Parlando anche con altri giocatori della lega sono convinto che con la nuova pista anche l'Ambrì diventerà molto più attrattivo, per tutti.
Hai già detto che non puoi parlare del tuo futuro, ma a te piacerebbe tornare ad Ambrì? È una possibilità?
Sì, ho sempre detto che un giorno vorrei tornare a giocare ad Ambrì. Come detto non posso parlare del mio futuro, ma l'Ambrì è un'opzione.
E per finire la nostra fatidica domanda fuori dall'hockey... se potessi portare solo tre cose - oltre alla famiglia - su un'isola deserta dalla quale non potresti più far ritorno, cosa porteresti?
Bella domanda. Direi i giochi per le mie bambine, sennò diventa dura (ride). Poi da mangiare e da bere; con la mia famiglia accanto non necessito di null'altro.