Crameri e l'80esimo del Lugano «Come dimenticare l'entrata alla Resega e i festeggiamenti con i tifosi migliori del mondo»

bfi

23.8.2021

Gian Marco Crameri con la maglia del Lugano nel 1998.
Gian Marco Crameri con la maglia del Lugano nel 1998.
Keystone

In occasione degli 80 anni del Lugano, blue Sport ha incontrato Gian-Marco Crameri, indimenticato e indomito attaccante al servizio di Jim Koleff e dei bianconeri.

2021: nella città sul Ceresio ricorre l'anniversario degli 80 anni dell'HC Lugano, nei Grigioni, 100 di HC Davos: Gian-Marco Crameri ha giocato con entrambi i club.

Con il Davos il grigionese ha vinto un  campionato nazionale, una coppa Spengler e primo attore del ritorno in Lega Nazionale A dei grigionesi nel 1993. Con il Lugano, con il quale ha giocato quattro stagioni, Crameri ha vinto il titolo nazionale nel 1999.

Un bel pezzo di storia di entrambi i club, che quest'anno festeggiano due tondi anniversari.

Noi di blue Sport lo abbiamo intervistato per voi. 

Gian Marco Crameri  (maglia del Davos) in lotta con Andy Näser
Gian Marco Crameri  (maglia del Davos) in lotta con Andy Näser
KEYSTONE

Cosa ricordi in particolare del tuo periodo a Davos?

«Io arrivavo da St.Moritz, che allora giostrava in prima lega. Lavoravo a tempo pieno, mi allenavo tutti i giorni e giocavo due partita alla settimana. Era un hockey diverso, lontano dal professionismo e dai tanti soldi che girano oggi. A Davos c'era un ambiente molto familiare. Vinsi un titolo nazionale e la Coppa Spengler: cosa vuoi chiedere di più.»

E dei tuoi anni (quattro) a Lugano?

«Lugano è rimasto il club del mio cuore, un club speciale, dove c'è una tifoseria incredibile che attinge da tutta la Svizzera. La più grande tifosa abitava a Sciaffusa, si chiamava Nicole (ride). È stato senza ombra di dubbio il periodo più bello della mia carriera, ho giocato con dei giocatori che oggi ci si sogna. Eravamo quattro linea equilibrate, piene di classe. Abbiamo vinto il titolo ad Ambrì: cosa vuole di più il cuore di un tifoso e giocatore bianconero!»

«Era un hockey diverso, lontano dal professionismo e dai tanti soldi che girano oggi»

Hai giocato e vinto con Arno Del Curto, il leggendario coach. Qual’è la caratteristica di Del Curto che più di altre lo ha portato ad essere così vincente?

«La differenza tra Arno e gli altri allenatori è facile da spiegare: con del Curto ogni giocatore aveva gli stessi diritti, non c'erano le star nello spogliatoio, questa era un'invenzione dei media. Arno è stato un allenatore che cercava la perfezione, puntava al miglioramento, costante. Motivava i giocatori, sempre, ogni minuto dell'allenamento. Le partite le vince l'allenatore che sa gestire l'umanità dei suoi giocatori, e in questo Arno era un maestro. Certo, durante gli allenamenti c'era gente che vomitava, tanto erano duri».

A Lugano, come hai già ricordato, tu facevi parte di quella formazione che batte l’Ambrì nella famosa finale tutta ticinese.

In Piazza Riforma a Lugano nel 1999 dopo la conquista del titolo svizzero. Gian Marco Crameri (terzo da destra, davanti)
In Piazza Riforma a Lugano nel 1999 dopo la conquista del titolo svizzero. Gian Marco Crameri (terzo da destra, davanti)
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Quali sono i ricordi più vivi di quella serie?

«Come dimenticare il viaggio da Ambrì a Lugano, l'entrata alla Resega, a casa nostra, a festeggiare con i tifosi migliori del mondo e un presidente (Fabio Gaggini n.d.r.), che per la sua famiglia sportiva ha dato tutto». 

Da sinistra in alto: Gaetan Voisard, Goalie Cristobal Huet, Misko Antisin, Igor Fedulov, e Regis Fuchs. Da sinistra sotto: Jim Koleff (coach), Gates Orlando e il presidente Fabio Gaggini. 1998
Da sinistra in alto: Gaetan Voisard, Goalie Cristobal Huet, Misko Antisin, Igor Fedulov, e Regis Fuchs. Da sinistra sotto: Jim Koleff (coach), Gates Orlando e il presidente Fabio Gaggini. 1998
KEYSTONE

«Un presidente che per la sua famiglia sportiva ha dato tutto»

A 49 anni, a differenza di quasi tutti i tuoi coetanei ex professionisti dell’hockey tu giochi ancora, in seconda lega con il St.Moritz. Se potessi e dovessi scegliere, quale di queste linee d’attacco porteresti nel tuo St.Moritz:

Gates Orlando, Keith Fair e Bill McDougall (Lugano 1999), oppure Reto von Arx, Oleg Petrov e Michel Riesen (Davos)?

« Non ho dubbi, prenderei Orlando, Von Arx e Fair».

Sandro Bertaggia con la maglia numero 2 del Lugano
Sandro Bertaggia con la maglia numero 2 del Lugano
KEYSTONE

Oggi giochi in difesa, tu che in carriera hai totalizzato ben 400 punti in National League. Facciamo lo stesso gioco di prima. Che compagno sceglieresti vicino a te:

Jan von Arx oppure Sandro Bertaggia?

«L'inossidabile Bertaggia».

Tu che hai giocato davanti a migliaia di spettatori in delirio, hai alzato i trofei più importanti, hai giocato con campioni di calibro internazionale. Oggi tutto questo non c’è più nella tua vita di giocatore. Perché continui?

«Continuo a giocare per ridare qualcosa  al club che mi ha cresciuto. Certo, siamo degli amatori dell'hockey, e oggi gioco in linea con mio figlio che ha 19 anni. Non voglio togliere il posto a nessun giovane, ma tra scuola, lavoro, militare e malattia ci sono sempre delle assenze da colmare. Il giorno che vedrò che son tutti miglior di me allora smetterò.»

Complimenti Gian Marco, per averci ricordato delle grandi emozioni, per la tua schiettezza e per continuare ad ispirare diversi giovani che in te trovano ancora quelle passione e quella grinta che ti ha sempre contraddistinto.