La favola danese si ripeterà? Quando gli operai Povlsen, Olsen e Nielsen salirono sul tetto d'Europa

bfi

7.7.2021

La storica cavalcata danese.
La storica cavalcata danese.
Keystone

Ripescati grazie all'esclusione della Jugoslavia da parte della Uefa, la Danimarca operaia di Moller-Nielsen batté tutti, compresa la favoritissima Germania in finale. Anche quest'anno i danesi si ritrovano ad un passo dalla finalissima, solamente Inghilterra e Italia li separano da un'altra storica cavalcata. Per ora limitiamoci a raccontare il loro trionfo del 1992.

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La storia che vi raccontiamo oggi è vecchia di 30 anni. Chi vi scrive ricorda ancora le emozioni di quando da ragazzino, incredulo, vide delle certezze -sportive - sgretolarsi, capì per la prima volta che non sempre escono vincitori coloro che scendono in campo con più medaglie al collo, che gli eserciti meglio equipaggiati possono anche perdere contro avversari che combattono con umiltà e abnegazione.

Nel gruppo 4 delle qualificazioni per Euro 1992 - che si svolgerà in Svezia - la Danimarca dei vari Laudrup, Nielsen, Povlsen, Larsen e Olsen devono fare spazio ad una formazione di grande talento: la Jugoslavia di Boban, Savicevic, Boksic e Suker, chiamata il 'Brasile d'Europa'.

Nel frattempo purtroppo in Jugoslavia il conflitto che da anni scuote le varie etnie slave che Tito era riuscito a riunire sotto la sua dittatura comunista, è diventato una vera è propria guerra fratricida.

La FIFA decide di escludere la Jugoslavia dagli Europei. 

E qui rientra in gioco la Danimarca, seconda nel girone di qualificazione e quindi prima ad avere il diritto di partecipare al torneo continentale.

La grande star rinuncia alla convocazione

Michael Laudrup, l'unica grande star della nazionale danese assieme al portiere Peter Schmeichel, decide però di non accettare al convocazione, ritenendo che il sistema di gioco del coach Richard Moller-Nielsen non si addica a lui e alla sua fantasia. 

Senza il fantasista del Barcellona la Danimarca cade nell'anonimato, se non per il fratello Bryan (Laudrup) e come detto il portiere Schmeichel, già a Manchester alla corte di Ferguson.

Una Danimarca operaia, che Moller-Nielsen, nonostante le critiche di Laudrup e l'ostilità di gran parte della nazione, trasforma in un gruppo affiatato. 

Larsen contro Bergkamp in semifinale.
Larsen contro Bergkamp in semifinale.
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Gruppo A

Il gruppo A è composto dai padroni di casa della Svezia, dalla Francia, dall'Inghilterra e dalla Danimarca. Gli uomini di Moller-Nielsen pareggiano la gara d'esordio con l'Inghilterra, perdono la seconda con la Svezia e nella terza e decisiva sfida, contro la Francia, Larsen e Elstrup annichiliscono i grandi Deschamps, Papin e Cantona. La Danimarca si qualifica per la semifinale, come secondi del gruppo, mentre primi sono i padroni di casa della Svezia.

Nell'altro gruppo, rispettando i pronostici invece, passano Olanda e Germania. Alla Danimarca toccano gli stupendi tulipani che rispondono ai nomi di Koeman, Bergkamp, Rijkaard, Gullit e van Basten.

La semifinale vede gli operai danesi andare in vantaggio con Larsen, il vantaggio però dura poco, perché il leggiadro Dennis Bergkamp pareggia i conti con una palla messa lì ad arte nell'angolino. Ma i danesi non demordono, non mollano, anzi, con lo stesso Larsen, tornano in vantaggio. A quattro minuti dal termine, spinti dalla talento e dalla disperazione gli arancioni pareggiano di nuovo, stavolta con Rijkaard. I supplementari non regalano grosse emozioni. Nessuna delle due parti intende abbassare il muro difensivo. Si va così ai calci di rigore.

Dagli undici metri vanno a segno tutti meno lui, l'attaccante più forte in circolazione. Quando la sorte mette il Cigno di Utrecht - Marco van Basten - davanti al gigantesco Peter Schmeichel - 191 centimetri per 100 chilogrammi di stazza - l'olandese cerca l'angolino ma il danese intuisce e con le sue manone spedisce i suoi in finale. Incredibile.

Henrik Larsen blocca Jürgen Klinsmann durante la finale.
Henrik Larsen blocca Jürgen Klinsmann durante la finale.
Keystone

In Danimarca intanto la gente inizia a rivalutare il bistrattato allenatore, mentre Michael Laudrup si morde le mani, a casa, lontano dal grande palcoscenico. 

La finale si gioca il 26 giugno a Goteborg, gli avversari sono i tedeschi campioni del mondo in carica. La Germania di Kohle, Brehme, Sammer, Hässler e Klinsmann inizia forte, aggredisce gli uomini di Moller-Nielsen e regolarmente si infrange sul muro Schmeichel.

Al 18esimo passa in vantaggio la Danimarca, con Jensen che scaglia un siluro che spacca la rete. I tedeschi sono furiosi, Klinsmann è un cavallo impazzito, Schmeichel è monumentale. A dodici minuti dal termine la palla passa al danese Vilfort, che si cala nei panni di Baggio e porta in doppio vantaggio gli sfavoriti. Quel Vilfort, che tra una partita e l'altra degli Europei è tornato a casa per stare vicino alla figlia malata di leucemia. Un gol per la sua piccola, pieno di amore e rabbia.

Così finisce che i ripescati, diventarono campioni.