Intervistato dalla Gazzetta dello Sport il 'Profeta di Fusignano' critica aspramente Diego Simeone dimenticando che nessuno ha fatto meglio dell'argentino dell'Atletico che stasera affronterà il City di Guardiola.
Con l'Italia bella ma fuori dal Mondiale e il calcio del Bel Paese in crisi di prestigio in Europa - nessuna formazione di Serie A ha raggiunto i quarti di finale di Champions League - le analisi, i processi e i confronti si sprecano. In fatto di club spagnoli e inglesi sembrano lontani anni luce: tre sono infatti le formazioni iberiche approdate ai quarti di finale di Champions, tante quante quelle di Premier League.
La Gazzetta dello Sport ha pensato così di chiedere ad Arrigo Sacchi un giudizio sull'Atletico Madrid di Diego Simeone, che mercoledì sfiderà la corazzata City del suo pupillo Pep Guardiola.
«Un muro davanti alla propria porta, troppo semplice»
«Per andare avanti, per progredire, per migliorare, bisogna avere l’umiltà di studiare, di applicarsi, di imparare. Molto più semplice disegnare un muro davanti alla propria porta e non preoccuparsi della fase offensiva. Per fare bene quella servono idee, serve organizzazione, serve disponibilità», ha sentenziato il 76enne romagnolo, da alcuni anni in pensione.
Il 'Profeta di Fusignano', come è stato soprannominato colui che in carriera ha allenato Milan, Parma, la nazionale italiana e Atletico Madrid - senza incontrare i proprio destini con Simeone che giocò sì con i Colchoneros - sembrerebbe imputare a Diego Simeone una certa staticità, un'incapacità di sapersi rinnovare.
«Un allenatore cambia molto o perché è scemo o perché è insoddisfatto» è una della frasi più celebri di Sacchi.
Ma torniamo al presente, all'intervista concessa al foglio rosa da parte del 76enne.
«Non c'è bellezza, non ci sono emozioni»
«Diciamo la verità: questo modo di giocare stanca il pubblico. Gli spettatori chiedono bellezza, chiedono emozioni. Quale emozione ci può essere in un rinvio di cinquanta metri? L'Atletico ha elementi di qualità ma anziché comprare i giocatori, e spendere tanti soldi, avrebbe dovuto acquistare il gioco».
Una critica spietata al gioco dell'argentino. Un consiglio al club spagnolo di spendere meno per giocatori e per l'allenatore.
'Pochi' soldi ben spesi
Ma forse Sacchi ha dimenticato che il suo Milan fu in grado di applicare il suo bel gioco - scardinando il tradizionale catenaccio italico - anche grazie ai tantissimi soldi spesi allora dal presidente Berlusconi per portarsi in squadra i vari Gullit, Van Basten, Rjikaard e Donadoni - tra i migliori nei rispettivi ruoli presenti sulla piazza in quegli anni?
E forse anche, vale la pena ricordare che Simeone - in carica dal 2011 - ha portato il suo Atletico a vincere due volte La Liga spagnola - e non parliamo di un torneo regionale - in due occasioni è arrivato in finale di Champions League - scusate se è poco - due volte ha conquistato l'Europa League e una volta la Supercoppa UEFA.
Sacchi - e come lui moltissimi altri - ha ragione nel dire che il calcio dell'Atletico Madrid è tutt'altro che spettacolare, lontanamente paragonabile a quello del suo bel Milan, ma nessuno nella storia del calcio del calcio europeo è riuscito a vincere tanto spendendo così poco.