L'italiana Sofia Goggia, leader mondiale della velocità sulle nevi, al «Blick» ha parlato del suo modo di sciare, del suo grado di soddisfazione, della brutta caduta di Kilde e dei colleghi maschi che più la ispirano.
Venerdì è andata in scena a Cortina d'Ampezzo la prima gara di questo fine settimana: la discesa.
Sulla sua pista preferita, quella che dice di attendere con impazienza quando l'Italia ospiterà le Olimpiadi invernali nel 2026, Sofia Goggia ha dovuto accontentarsi del terzo posto, in compagnia di Grenier e Ager, dietro a Lara Gut-Behrami e Stephanie Venier.
«Intensità e fuoco, questa sono io»
Sia a St.Moritz l'anno scorso, che a Zauchensee quest'anno, la 31enne italiana è caduta in gara. Nonostante ciò si è rialzata per poi andare a vincere il giorno dopo.
«Ci metto intensità e fuoco: questa sono io. A volte faccio degli errori, ma ho sempre la volontà di superare le cose brutte. A 31 anni ho l'esperienza necessaria per farlo», ha commentato la ragazza di Bergamo.
La vincitrice dell'ultima Coppa del Mondo di velocità ammette che stile di sciata e umore vanno a braccetto. Non ha dunque la gracilità di Ingemar Stenmark, tanto per capirci.
«Serenità e velocità nelle curve» sono le sue armi vincenti
«Quando sono serena e felice, scio sempre veloce. Ma quando ho qualcosa di irrisolto dentro di me, i miei sci lo percepiscono».
La ragazza italiana ha vinto le ultime quattro coppe di cristallo di discesa e anche nel corso di questa stagione è davanti a tutte. Quarta invece nella classifica di super-G e sesta nella generale.
Nonostante ciò crede di non aver espresso a pieno il suo potenziale: «Non sto dominando come la scorsa stagione». Ma il suo punto di forza rimane lo stesso: «So imporre il ritmo nelle curve».
«Odermatt è incredibile, ma io ammiro di più Feller»
Alla domanda se si ispira a un qualche collega maschio, la sua risposta arriva diretta: «Trovo incredibile ciò che sta dimostrando e facendo Marco Odermatt, ma io sono più un tipo da Manuel Feller. Ha uno stile tutto suo: quando sta per partire non sai mai cosa aspettarti. Anch'io sono così».
Sulle tute antitaglio
Aleksander Aamodt Kilde non solo si è slogato una spalla nella caduta sul Lauberhorn, ma ha anche riportato un profondo taglio alla gamba. Da qui torna di attualità la questione della necessità di vestire delle tute anti-taglio in Coppa del Mondo.
«Sì, questo migliorerebbe la nostra sicurezza - ammette l'italiana - e penso che dovrebbe essere obbligatoria. Solo così sarebbe garantita la parità di opportunità, perché queste tute ti rallentano».
Goggia crede che la FIS non abbia ancora trovato un buon modo per introdurle in Coppa del Mondo, «altrimenti l'avrebbero già fatto».
«La gente non sa cosa ho dentro»
La numero 1 di discesa ha pianto dopo la vittoria sullo Zauchensee. «Ma non per la gioia - ha ammesso - la pista austriaca era un luogo maledetto per me, in quanto sono caduta spesso in passato».
Al traguardo sono venute a galla diverse emozioni, ricordi, frustrazioni, che gli spettatori ai lati della pista o in televisione non vedono. «La gente non può sapere cosa c'è dentro di me», ha concluso.