In «Spare» Harry e lo scontro con Carlo e «Willy» alla morte della regina

SDA

10.1.2023 - 15:15

Il libro è in libreria da oggi
Il libro è in libreria da oggi
Keystone

«Non parlare mai più di mia moglie in quel modo». Si sono allungate fin sul letto di morte della regina Elisabetta i veleni del conflitto familiare in casa Windsor fra il principe ribelle Harry, suo padre Carlo (l'attuale re) e suo fratello maggiore (erede al trono britannico) William, secondo le rivelazioni contenute nel libro «Spare».

L'esplosiva autobiografia è stata scritta a quattro mani dal duca di Sussex, assieme al premio Pulitzer americano J.R. Moehringer, ed è in vendita da oggi nelle librerie di tutto il mondo e pure l'agenzia ANSA ne ha preso visione.

Aggiornato ai giorni della morte della nonna 96enne, avvenuta nel castello scozzese di Balmoral l'8 settembre 2022 dopo 70 anni di regno da record, il libro narra a pagina 526 dell'edizione italiana di come Harry fu informato direttamente da Carlo del fatto che Elisabetta fosse ormai in agonia e invitato a dirle addio. Ma anche come gli fu detto apertamente di non portare con sé la consorte Meghan.

Il principe scrive di aver mandato un messaggio «a Willy» per chiedergli se lui e Kate volessero volare insieme, le due coppie, da Londra in Scozia; e di non aver avuto «nessuna risposta». Poi di aver ricevuto una seconda chiamata da «papà»: «Disse che io ero il benvenuto a Balmoral, ma non voleva... lei (Meghan). Cominciò a esporre le sue ragioni, che erano insensate e irrispettose, e io non ne volli sapere».

«Non parlare mai più di mia moglie in quel modo»

Di qui la replica: «Non parlare mai più di mia moglie in quel modo». Carlo – prosegue Harry – «balbettò» parole di scuse, «spiegando che semplicemente non voleva molta gente attorno»; che «non veniva nessun'altra moglie. Kate non veniva... perciò nemmeno Meg sarebbe dovuta venire». «Allora ti bastava dirlo», tagliò infine corto il secondogenito.

Secondogenito che, scavando nelle memorie, non manca di soffermarsi inoltre sulla morte di Diana, sui tentativi giovanili di elaborare il lutto rivolgendosi persino a una medium o ripetendo nel tunnel dell'Alma di Parigi il percorso fatto dalla madre nel giorno fatale «alla stessa velocità».

Ma pure sulla convinzione che – per quanto non sia più a suo giudizio il caso d'indagare ancora – «non tutto» sia stato chiarito di quella tragedia.

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