Cinema Cannes è ai piedi di Meryl Streep, che apre il festival, ma scoppia un altro caso MeToo

SDA

14.5.2024 - 23:33

Meryl Streep (a sinistra), con la «Palma d'Oro d'Onore», e la presidente della giuria Greta Gerwig durante la cerimonia di apertura del 77° Festival di Cannes.
Meryl Streep (a sinistra), con la «Palma d'Oro d'Onore», e la presidente della giuria Greta Gerwig durante la cerimonia di apertura del 77° Festival di Cannes.
Keystone

Applauso senza fine, i lucciconi di tutti, Cannes è ai piedi dell'immensa Meryl Streep. L'omaggio che le tributa nella cerimonia di apertura del festival, con gli spezzoni della sua filmografia, fa cadere tutti innamorati e soprattutto commossi.

Piangono tutti al Grand Theatre Lumiere, la dancing queen che riceve la Palma d'oro ed è la prima a sentirsi «onorata da Cannes» e ha la voce rotta dall'emozione, piange Juliette Binoche che deve interrompere il discorso e tutta la sala letteralmente rapita da questa donna in bianco che mercoledì terrà una lezione di cinema come solo lei, la colonna cinematografica della nostra vita, può dare.

Cannes martedì sera ha celebrato alla fine se stessa, l'istituzione di cinema che tutti rispettano e adorano.

«Il cinema è sacro per me, i film sono sacri» ha detto molto emozionata Greta Gerwig, 12esima donna a presiedere la giuria del festival di Cannes in 77 edizioni (un numero che si commenta da solo), che tra i record ha quello di un blockbuster femminista come Barbie, un botteghino mondiale di 1 miliardo 445mila dollari.

Emerge un altro caso di MeToo

Il MeToo e tutto il tema dei poteri, anche sessuali, nell'industria del cinema, è una spina nel fianco del festival di Cannes 2024, protagonista nelle dichiarazioni della giuria con Pierfrancesco Favino, che assegnerà il 25 maggio il Palmares e poi negli appelli e nei film (con il corto di Judith Godrèche «Moi Aussi»).

«Artista impegnata a rompere le catene del patriarcato» ha detto senza aver paura di termini forti la madrina Camille Cottin presentando la Gerwig.

Il MeToo rimbalza nel giorno in cui Roman Polanski accusato dall'attrice britannica Charlotte Lewis è stato assolto per averla diffamata chiamandola bugiarda, mentre in Italia Jasmine Trinca (che arriva a Cannes con «L'arte della gioia» diretto da Valeria Golino) affronta il tema dichiarando a Vanity Fair di aver subito «diverse volte, quando ero giovane molestie fisiche e verbali».

«Il mondo è inquieto, linee di fratture profonde lo dividono, Cannes non sta a guardare, non è un mondo parallelo ma la fotografia della nostra umanità», ha detto ancora Cottin che per gli italiani è soprattutto la formidabile protagonista di «Call my agent!»

Fiocconi e faccette, pose tre quarti e abiti spettacolari, look preparati da stuoli di stylist e make up artist, urla di fotografi in smoking tutti ordinati al loro posto ai piedi di una bagnata e soprattutto blindata Montee des Marches. La superstar del red carpet è il cane Messi della Palma d'oro 2023 Anatomia di una caduta di Justine Triet che fa lo show da professionista.

Le star sul tappeto rosso

Sul tappeto rosso tra i tanti Juliette Binoche in rosso, Gong Li, Jane Fonda leopardata che sfoggia capelli grigi, Emmanuelle Beart, mentre dietro le transenne i lavoratori precari del festival gridano «Sotto gli schermi, i rifiuti», fermati a pochi minuti dalla cerimonia dalle forze di sicurezza che presidiano l'obiettivo sensibile della Croisette.

Il gigante buono Omar Sy rompe le regole e film con lo smartphone la sua montee coinvolgendo gli altri giurati.

Apre fuori concorso un film, «Le Deuxième Acte» di Quentin Dupieux con Lea Seydoux, Vincent Lindon, Louis Garrel, Raphaël Quenard e non è un caso: è un dissacrante commedia di cinema nel cinema, con la minaccia dell'Intelligenza Artificiale a dettare copione e salario, l'urgenza di inclusività e correttezza di genere.

C'è già tutto, con vena ironica, il nuovo che avanza.