Conflitti Con il crollo della dittatura di Assad, Mosca rischia l'esclusione dal Mediterraneo?

SDA

8.12.2024 - 21:30

Per Vladimir Putin, la fine del regime che per oltre 50 anni ha retto la Siria è pure un danno d'immagine dalle conseguenze difficilmente calcolabili. (Foto d'archivio)
Per Vladimir Putin, la fine del regime che per oltre 50 anni ha retto la Siria è pure un danno d'immagine dalle conseguenze difficilmente calcolabili. (Foto d'archivio)
Keystone

«Le basi militari russe in Siria sono in massima allerta e al momento non vi è alcun pericolo serio per la loro sicurezza». 

Keystone-SDA

Il ministero degli Esteri di Mosca ostenta la calma necessaria nei momenti più difficili di fronte alla caduta di quello che è stato uno dei suoi alleati più fidati.

E che gli ha garantito finora il possesso dell'unica base navale nel Mediterraneo, quella di Tartus, insieme all'aeroporto militare di Hmeimim, nella vicina regione di Latakia.

Ma non c'è dubbio che la fine del regime degli Assad assesti un grave colpo alle ambizioni da grande potenza di Mosca nel momento in cui le sue forze militari sono concentrate quasi interamente sul conflitto in Ucraina.

Ora la Russia chiede «l'inclusività» via l'ONU

Il ministero degli Esteri ha detto che la Russia segue «con estrema preoccupazione i drammatici eventi», ma che spera ancora in una soluzione politica che garantisca il passaggio di poteri a un governo «inclusivo» attraverso un dialogo che l'Onu dovrebbe rilanciare.

Un'inclusività che dovrebbe salvaguardare gli interessi di tutte le etnie e confessioni religiose. Compresa dunque quella degli alawiti, che hanno rappresentato da sempre la base del potere della famiglia Assad, a partire dalle regioni che sono state finora i loro feudi: Latakia e Tartus, appunto.

Danno d'immagine importante per Putin?

Per Vladimir Putin, tuttavia, la fine del regime che per oltre 50 anni ha retto la Siria, legato a Mosca fin dai tempi dell'Unione Sovietica, è pure un danno d'immagine dalle conseguenze difficilmente calcolabili, anche agli occhi degli altri alleati della Russia nella sfida globale con l'Occidente.

Come quei governi dei Paesi del Sahel africano – Burkina Faso, Niger e Mali – dove i contingenti di Mosca hanno sostituito negli ultimi due anni e mezzo quelli francesi. O quelli dove i russi stanno cercano di espandere la loro influenza, come il Sudan. O ancora quelli con cui hanno sempre mantenuto una stretta collaborazione, come l'Algeria.

Immediata la reazione di Kiev

Consapevole dell'imbarazzo della Russia, Kiev ha sparso sale sulla ferita: «Assad è caduto – ha detto il ministro degli Esteri, Andriy Sybiga -. Così è come è sempre stato e sempre sarà per i dittatori che scommettono su Putin. Lui tradisce sempre quelli che contano su di lui».

L'Ucraina, ha aggiunto il capo della diplomazia, ribadisce il suo «sostegno al popolo siriano».

La Russia aprirà un porto in Libia?

È presto per dire se Mosca riuscirà a mantenere il controllo di Tartus. Ma secondo media occidentali ormai da tempo la Russia sta cercando di rafforzare la sua presenza nel Mediterraneo contrattando con un altro alleato, il generale libico Khalifa Haftar, l'apertura di un porto militare sulla costa della Cirenaica.

Un'iniziativa che sarebbe portata avanti in prima persona dal vice ministro della Difesa Yunus-Bek Yevkurov, responsabile delle forze russe in Africa e Medio Oriente da quando sono state prese direttamente sotto il controllo governativo in seguito alla morte del fondatore della Wagner, Yevgeny Prigozhin.