Medio OrienteMosca conferma: «Assad si è dimesso e ha lasciato la Siria». Finisce la dittatura lunga 45 anni
SDA
8.12.2024 - 15:25
Il regime di Bashar al-Assad è formalmente finito. Mosca ha annunciato che il presidente siriano si è dimesso «a seguito dei negoziati con alcuni partecipanti al conflitto armato sul territorio della Siria» ed «ha lasciato il paese, dando istruzioni per effettuare pacificamente il trasferimento del potere».
Keystone-SDA
08.12.2024, 15:25
08.12.2024, 15:31
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Non ci sono invece notizie su dove si trovi. Il suo aereo, partito da Damasco secondo fonti siriane che hanno riferito all'agenzia di stampa britannica Reuters, è «scomparso improvvisamente dai radar dopo qualche minuto di volo, dopo una virata di 180 gradi verso la costa».
È così ufficialmente finita dopo 45 anni la dittatura della famiglia Assad, iniziata poco dopo l'ascesa di Hafiz al-Asad, padre di Bashar al potere, nel 1971.
Alcuni Paesi gli hanno negato l'asilo?
Secondo un membro del Comitato politico dell'opposizione siriana, citato dall'agenzia di stampa ufficiale russa Tass, il rais avrebbe chiesto asilo a diversi paesi, che glielo avrebbero negato, e potrebbe essere diretto verso qualche paese in Africa.
I ribelli che sono entrati nella capitale hanno preso il controllo dei centri del potere della capitale siriana: il palazzo presidenziale nel quartiere di Malki, la sede della televisione di Stato, l'aeroporto internazionale e il carcere di Sednaya.
I ribelli controllano anche le principali strade a Damasco e in diverse zone della città i cittadini sono scesi in strada per applaudirli e per intonate slogan contro Assad. Ma ci sono stati anche episodi di saccheggio, per esempio alla Banca centrale.
Nel mirino anche il primo ministro siriano Assad al-Jalali. Un video postato dai ribelli siriani mostra quello che viene detto l'arresto del premier siriano proprio mentre si stava recando a un incontro con la loro leadership in un hotel di Damasco.
In precedenza il leader dei ribelli, Abu Mohammed al-Jolani, aveva dichiarato che al-Jalali sarebbe rimasto in carica per garantire la transizione dei poteri. Lo stesso premier ha espresso il desiderio di libere elezioni da tenersi nel paese.
Il personale dell'ambasciata dell'Iraq a Damasco è stato sfollato verso il Libano.
Mosca chiede all'ONU un incontro urgente
La diplomazia russa lancia anche «un appello a tutte le parti coinvolte (in Siria) affinché rinuncino all'uso della violenza e risolvano tutte le questioni di governo attraverso mezzi politici».
A tal fine, «la Federazione Russa è in contatto con tutti i gruppi dell'opposizione siriana».
Mosca chiede quindi all'Onu di «organizzare urgentemente una conferenza inter-siriana per negoziati inclusivi a Ginevra». «Allo stesso tempo, vengono adottate tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei nostri cittadini in Siria», conclude il ministero degli esteri russo.
Gli sconfitti non vogliono altre violenze
Nel frattempo i leader religiosi della comunità alawita in Siria, alla quale appartiene il deposto presidente, hanno pubblicato una dichiarazione ufficiale in cui affermano il loro impegno per la pace e la stabilità del popolo siriano.
Nella dichiarazione, sottolineano la loro ferma opposizione a qualsiasi forma di violenza o uso delle armi contro i cittadini siriani. Inoltre, hanno fatto appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto affinché avviino un dialogo che possa servire gli interessi del popolo siriano.