SpettacoloRocco Siffredi: «Il porno è stata la mia salvezza»
Covermedia
19.3.2024 - 16:31
Reduce dal successo di «Supersex», la serie Netflix ispirata alla sua storia di re del porno, l’attore rivela dettagli intimi della sua personalità: «Vado spesso in depressione».
19.03.2024, 16:31
19.03.2024, 16:57
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«Il porno è stata la mia salvezza, non la mia dannazione, perché mi ha aiutato ad uscire dalla depressione».
Così Rocco Antonio Tano, in arte Rocco Siffredi, reduce dal successo di «Supersex», la serie Netflix ispirata alla sua storia di re del porno, fissa nella top ten delle serie più viste non solo in Italia ma anche in 62 paesi nel mondo, parla della sua vita svelando i suoi lati più intimi e personali.
«Io sono sempre depresso – svela il pornodivo in una intervista in esclusiva all'Adnkronos - Basta che mi fermo a riflettere e vado in depressione ma non ho mai usato farmaci perché mi sono sempre detto che dovevo imparare a superare qualsiasi ostacolo da solo attraverso le mie forze. Ricordo che da giovane mi allenavo tantissimo in palestra, facevo sforzi fisici enormi al di sopra delle mie possibilità ed era per questo che sul set le mie scene duravano così a lungo», spiega Rocco che vive la notte con inquietudine.
«Sono anni che non faccio sogni belli. Se dovessi scrivere gli incubi che faccio diventerei il regista horror più famoso al mondo», scandisce con un sorriso amaro parlando poi delle relazioni famigliari.
«Con la mia famiglia ho un rapporto molto particolare... mamma e papà sono morti e con Tommaso (il fratello maggiore, ndr) ormai non ci parliamo più da dieci anni. Quello che mi faceva soffrire di più era vedere mia madre sempre triste, mi faceva malissimo – racconta ancora l'attore -. Il mio unico sogno era quello di aiutarla ad uscire dalla miseria. Il porno mi ha salvato perché riusciva a non farmi pensare al dolore che provavo».
Per l’attore la morte della madre resta il punto cruciale della sua esistenza.
«Vedere mia madre morire (è la cosa più dolorosa della mia vita, ndr) – ricorda commosso – sono stato gli ultimi due mesi al suo fianco. La settimana prima che morisse purtroppo è entrata in coma epatico per cui non riconosceva le persone. C'ero solo io accanto a lei, mi sedevo sul letto e lei mi mordeva e mi graffiava perché non mi riconosceva e io piangevo e le dicevo: «Mamma sono Rocco», ho sofferto davvero moltissimo», conclude.
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