Guerra in Ucraina Mariupol non si arrende, ma Mosca prepara già la parata

SDA

20.4.2022 - 21:22

I civili locali passano davanti a un carro armato distrutto durante i pesanti combattimenti in un'area controllata dalle forze separatiste sostenute dalla Russia a Mariupol.
I civili locali passano davanti a un carro armato distrutto durante i pesanti combattimenti in un'area controllata dalle forze separatiste sostenute dalla Russia a Mariupol.
KEYSTONE/AP Photo/Alexei Alexandrov

Ai difensori di Mariupol restano «poche ore». Dopo aver respinto l'ultimatum russo ad arrendersi, la resistenza disperata della città martire dell'Ucraina è appesa a un filo. I combattenti del reggimento Azov e i marines di Kiev continuano a lottare, asserragliati nell'acciaieria Azovstal insieme a centinaia di civili, tra cui molte donne e bambini, ma sanno che respingere l'assedio è ormai impossibile.

«Il nemico è dieci volte più numeroso di noi», ammettono, chiedendo al mondo di essere «salvati». Tutto pur di non finire nelle mani dei nemici, che intanto preparano già la grande parata per celebrare la conquista il 9 maggio.

A quasi due mesi dall'inizio del conflitto, il bastione strategico tra il Donbass e la Crimea è prossimo a cadere. Dalla prima linea delle barricate cittadine, confinata nell'enorme impianto siderurgico diventato il simbolo della resistenza, non arrivano però segnali di resa.

Due inviti russi a deporre le armi sono andati a vuoto, l'ultimo nel pomeriggio di mercoledì. «Ordigni potenti sono stati lanciati diverse volte, siamo stati bombardati anche dalle barche. Siamo sotto assedio. È un fronte a 360 gradi», ha raccontato Svyatoslav Palamar, vicecomandante del battaglione Azov.

«Potrebbero essere i nostri ultimi giorni, le nostre ultime ore», ha detto in un disperato videomessaggio su Facebook il maggiore Sergey Volyn, comandante della 36/ma brigata dei marines, che aveva scritto anche al Papa, chiedendo a «tutti i leader mondiali» di aiutarli a fuggire in «un Paese terzo».

Porre fine all'«insensata resistenza»

L'ipotesi più accreditata sembra quella di un coinvolgimento della Turchia, che si era già detta disposta a un'evacuazione via nave, e i negoziatori di Kiev sarebbero pronti a recarsi a Mariupol per trattare con i russi. Anche perché alla via d'uscita proposta da Mosca, che li ha invitati a porre fine alla loro «insensata resistenza» promettendo di non ucciderli, i combattenti ucraini non hanno voluto credere né cedere.

I bombardamenti a tappetto che minacciano di radere al suolo l'intera acciaieria non finiranno. Anche perché la Russia ha fretta di dichiarare la presa di Mariupol, dove la vice sindaca nominata dagli invasori, Viktoria Kalachova, ha annunciato la preparazione della parata patriottica del 9 maggio, giorno in cui Mosca celebra l'anniversario della vittoria contro i nazisti nella Seconda guerra mondiale.

«Avverrà senza alcun dubbio. La popolazione di Mariupol aspetta questo evento», ha detto, evocando la sfilata in memoria del "Reggimento Immortale" che da alcuni anni si tiene nell'ambito dei festeggiamenti.

«Una situazione brutale»

Nel complesso industriale trasformato in fortino militare si continua intanto a vivere «una situazione brutale», secondo il presidente Volodymyr Zelensky: circondati, senza forniture di acqua potabile e cibo, nascosti nei sotterranei, ci sono anche circa duemila civili. Il corridoio umanitario concordato con Mosca «per donne, bambini e anziani», ha ammesso Kiev, «non ha funzionato».

Dei 90 autobus che sarebbero dovuti partire in direzione Zaporizhizhia per portar via dall'inferno di Mariupol seimila civili solo una manciata è riuscita a lasciare la città. Gli evacuati dai quartieri vicini all'acciaieria Azovstal sono stati appena 127, secondo le autorità di Donetsk. Anche perché, hanno denunciato gli ucraini, i punti di raccolta dei civili sono stati ripetutamente bombardati dall'artiglieria nemica. Mosca, però, ha rilanciato ancora una volta le sue accuse.

«L'unica spiegazione possibile di come i civili siano finiti nell'acciaieria di Azovstal è che sono stati portati lì dai nazionalisti ucraini per essere usati come scudi umani», ha attaccato il vice rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite, Dmitry Polyansky.

In città, in condizioni che il sindaco Vadim Boychenko ha definito «disumane», restano bloccate circa 120mila persone che possono uscire per soddisfare i bisogni primari solo con la fascia bianca al braccio e sempre a rischio della vita.

La guerra continua a infuriare anche nel Donbass, dove non si fermano i raid. La Difesa di Kiev ha però annunciato di aver respinto un attacco su Izyum, obiettivo strategico di questa nuova fase dell'offensiva, che punta ad assumere il pieno controllo delle regioni di Lugansk e Donetsk. E un altro contrattacco ucraino è stato rivendicato più a sud, a Marinka. Nell'est, la battaglia è appena cominciata.