GovernoTutte le sfide di Sommaruga, un ottovolante lungo dodici anni
ATS
2.11.2022
Simonetta Sommaruga lascia il Consiglio federale dopo dodici anni passati alla ricerca di compromessi, anche ambiziosi, che non sempre hanno fatto breccia nella popolazione al momento del voto. La 62enne socialista è riuscita a riformare il sistema d'asilo, ma ha subito una pesante battuta d'arresto con la legge sul CO2.
ATS
02.11.2022, 16:47
ATS
Non abituata a tirarsi indietro di fronte agli ostacoli, nel 2010 Sommaruga, all'inizio della sua carriera in governo, raccoglie la sfida rappresentata dal delicato dipartimento di giustizia e polizia. In questa posizione, che era tradizionalmente riservata a un avvocato di formazione, riforma l'asilo senza perdere sostegno popolare.
La bernese velocizza le procedure centralizzandole nelle strutture federali, senza tuttavia dimenticare i diritti dei richiedenti, e nel 2016 si impone chiaramente alle urne. Qualche anno prima aveva già ripreso ad accettare contingenti di rifugiati, difendendo al contempo un giro di vite massicciamente sostenuto dal popolo.
Una posizione non sempre ben vista dal suo campo. Alcuni colleghi di partito la accusano di essere troppo collegiale, altri non mandano giù il fatto che abbia messo in discussione alcuni orientamenti del PS, sposando più una linea social-liberale.
Nel mirino dell'UDC
Le critiche ovviamente non mancano nemmeno dal lato opposto dello scacchiere politico, tanto che l'UDC ne fa da subito il principale obiettivo dei suoi attacchi. Presentata come la fonte di tutti i problemi legati a stranieri e criminalità, la ministra conserva quasi sempre il suo aplomb e mantiene i nervi saldi anche nell'affrontare la collera di Bruxelles dopo il sì degli svizzeri all'iniziativa contro l'immigrazione di massa nel 2014.
I tackle del partito conservatore non si placano neanche quando nel 2019 indossa i panni di numero uno del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC), anzi. L'UDC le si scaglia contro per la sua intenzione di liberarsi dei combustibili fossili, guidando il fronte contrario alla revisione della legge sul CO2. Il testo, frutto di un audace compromesso in Parlamento, avrebbe dovuto permettere alla Svizzera di ridurre entro il 2030 della metà le proprie emissioni rispetto al livello del 1990, ma viene bocciato in votazione l'anno scorso.
Senza scoraggiarsi, Sommaruga presenta una grande riforma sull'energia basata sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e un controprogetto all'iniziativa per i ghiacciai, una sorta di piano B dopo il precedente fallimento. Soddisfatti, gli iniziativisti ritirano il loro testo, mentre l'UDC insiste e lancia un nuovo referendum. Una battaglia che spetterà ora al suo successore combattere.
Al timone durante il Covid
La bernese ha poi assistito in prima fila a diverse crisi. Nel suo primo round da presidente della Confederazione era già stata spinta sotto i riflettori dagli attentati di Parigi. Non aveva esitato a rafforzare l'arsenale giuridico e di polizia contro la minaccia terroristica.
Ma le cose precipitano davvero a inizio 2020, quando riprende le redini di un Paese che subito dopo, come il mondo intero, si trova confrontato con la pandemia di coronavirus. Davanti ai timori dei cittadini si mostra rassicurante e unificante, dietro le quinte si attiva per trovare soluzioni con i Cantoni e i settori più colpiti, sfruttando la sua capacità di dialogo nelle tavole rotonde.
Concitato anche il periodo che precede il suo addio. Dallo scoppio della guerra in Ucraina deve introdurre rapidamente una serie di misure per tenere lontano lo spetto di una penuria energetica. Fra riserve idroelettriche, centrali di riserva, aumento delle capacità di stoccaggio di gas, meccanismo di salvataggio delle aziende elettriche sistemiche e campagne di risparmio, la Svizzera sembra poter affrontare l'inverno con una buona dose di ottimismo.
Meno trattenuta
Giudicata una perfezionista, Sommaruga ama coprirsi le spalle e non lascia niente al caso quando si parla del suo staff. Anche se ciò significa, è storia del 2011, rimuovere da un giorno all'altro il direttore dell'Ufficio federale della migrazione, un colpo di scena comunque raro per le corde della pianista di formazione.
Poco a poco, lei che all'alba del suo mandato soppesava le parole e sembrava contratta malgrado la padronanza delle lingue, Sommaruga si è sbloccata, non nascondendo le proprie opinioni personali, battendosi per le cause che le stanno a cuore e imparando a gestire il registro delle emozioni.