Guerra«La Svizzera dovrebbe rimanere neutrale e lontano dalla Nato»
hm, ats
7.9.2023 - 16:30
La Svizzera dovrebbe rimanere neutrale e lontano dalla Nato: è l'opinione del generale tedesco a quattro stelle Harald Kujat, ex presidente del comitato militare della stessa Nato ed ex ispettore generale della Bundeswehr, massima autorità militare in Germania.
Keystone-SDA, hm, ats
07.09.2023, 16:30
07.09.2023, 16:43
SDA
Che aggiunge: nessuno può vincere la guerra in Ucraina, si rischia una pericolosa escalation.
«La Confederazione ha ottenuto la sua sicurezza grazie alla neutralità e ora dovrebbe difendere questo status con le unghie e con i denti», afferma l'ufficiale in pensione in un'intervista pubblicata oggi dalla Weltwoche. «Se dovesse partecipare al Patto Atlantico si applicherebbe il vecchio motto "mitgefangen, mitgehangen"» (letteralmente: catturato insieme, impiccato insieme, cioè bisogna sopportare le stesse conseguenze negative dei sodali).
«In tal modo la Svizzera sarebbe parte nell'attuale conflitto: e questa è una situazione che può diventare molto scomoda, lo dico anche come ex presidente del comitato militare della Nato» (dal 2002 al 2005), sottolinea l'alto graduato.
Nessuno può vincere la guerra
Secondo Kujat nessuno può vincere la guerra attualmente in corso in Ucraina. «Né la Russia, né gli Stati Uniti e certamente non l'Ucraina. La Russia voleva impedire l'allargamento della Nato: ora deve assistere all'ingresso di Finlandia e Svezia nel Patto Atlantico. Gli Stati Uniti volevano indebolire la Russia: ma la Russia è pienamente in grado di agire, la sua economia si sta sviluppando meglio di quella tedesca. L'Ucraina vuole entrare nella Nato e cacciare le truppe russe dal suo territorio: neanche questo funzionerà».
«Le forze armate russe puntano a decimare l'esercito ucraino, nel senso di Clausewitz, rendendo gli avversari inermi», spiega l'82enne il cui padre è caduto quale soldato della Wehrmacht durante la Seconda Guerra mondiale.
«E questo è esattamente ciò che sta accadendo ora. L'Ucraina ha subito enormi perdite nell'offensiva, perdite di effettivi, e l'Occidente crede ancora di poter compensare le perdite di soldati fornendo armi. Questo è un errore fondamentale. La vittoria e la sconfitta non sono decise dalle armi, ma dai militi che le utilizzano».
Le armi consegnate a Kiev non hanno prodotto la svolta
«Tutte le armi consegnate finora erano presentate come in grado dare una svolta al conflitto: i carri armati, gli obici. Ora si suppone che lo siano gli aerei F-16», osserva Kujat.
«Ovviamente, questi velivoli rafforzerebbero il potere di combattimento degli ucraini, soprattutto perché i russi hanno la superiorità aerea e sfruttano anche questo vantaggio. Utilizzano elicotteri d'attacco, che sono un'arma efficace contro i carri armati e la fanteria meccanizzata. Gli F-16 sarebbero quindi un rinforzo per la difesa aerea ucraina. Ma anche con essi, rimarrebbe estremamente difficile penetrare nello spazio aereo russo. La difesa aerea integrata russa, con il suo sistema di difesa all'avanguardia S-400, è molto efficace. All'Occidente non piacerebbe se gli F-16 cadessero continuamente dal cielo».
«L'esistenza dello stato e del popolo russo non deve essere messa a rischio»
In Germania intanto si sta discutendo della fornitura di missili da crociera Taurus. «Taurus ha sistemi di navigazione multipli, un forte potere di penetrazione ed è difficile da combattere. Questi sarebbero i primi sistemi d'arma tedeschi a essere dispiegati sul suolo russo dal 1945. Sarebbe un'escalation enorme. L'Ucraina ha già attaccato la base Engels vicino a Saratov il 26 dicembre 2022. Si tratta di un aeroporto strategico per le forze armate russe, importante per il dispiegamento di armi nucleari. Con Taurus, gli ucraini sarebbero in grado di effettuare regolarmente tali attacchi. Ciò provocherebbe una reazione massiccia da parte della Russia».
«L'esistenza dello stato e del popolo russo non deve essere messa a rischio», mette in guardia Kujat. «Altrimenti, la dottrina russa giustificherà l'uso di armi nucleari. E queste non saranno dirette contro le forze ucraine, come credono molti esperti, ma contro obiettivi strategici in Europa».
Come evolverà la situazione?
Se nessuno può vincere la guerra – chiede il giornalista della Weltwoche – come evolveranno le cose nei prossimi mesi? «Penso che la Russia cercherà di contrattaccare non appena le forze ucraine saranno adeguatamente indebolite», risponde l'intervistato.
«Hanno già iniziato a farlo, nel nord del fronte e vicino a Lyman. Stanno guadagnando terreno in modo significativo. L'obiettivo è presumibilmente quello di conquistare completamente le quattro aree che il presidente Vladimir Putin ha dichiarato territorio russo il 30 settembre 2022. Penso che sia abbastanza probabile che Putin dica che l'obiettivo dell'operazione militare speciale è stato raggiunto».
«I capi di governo occidentali si troverebbero allora nella spiacevole situazione di dover decidere come procedere in questo conflitto», prosegue il generale. «L'Ucraina può subire una sconfitta militare dopo tutto il sostegno dell'Occidente? O si dirà che le armi devono essere seguite dai soldati? Questa situazione deve essere evitata a tutti i costi: e va fatto ora, non quando si presenterà. In tal caso ci troveremmo in un vicolo cieco».
«Cessate il fuoco, negoziati, zona demilitarizzata»
«In Occidente oggi si dice che l'Ucraina deve essere messa militarmente in condizione di dettare le proprie richieste ai russi nei negoziati. Questo è il discorso ufficiale di questa guerra dell'informazione. I due professori Peter Brandt e Hajo Funke, Horst Teltschik – ex consigliere del cancelliere Helmut Kohl – e io abbiamo elaborato una proposta. In breve, essa prevede tre fasi: cessate il fuoco, negoziati, zona demilitarizzata. Questa terza fase in particolare è importante perché sono convinto che ci potrà essere un ordine di pace stabile in Europa solo se la Russia e l'Ucraina avranno un posto nell'architettura di sicurezza».
«Se si prosegue questa guerra perché non si vuole negoziare con la Russia allora si accettano altre centinaia di migliaia di morti e la distruzione del Paese. Per cosa? Per un principio», si rammarica il generale in pensione.
«Cosa è moralmente superiore: punire un aggressore o porre fine alle sofferenze del popolo ucraino? Inoltre, la questione riguarda soprattutto il Donbass. Prima della guerra, lì vivevano soprattutto ucraini di lingua russa, compresi quelli che si definivano russi. L'Ucraina vuole riconquistare quest'area. Non perché la gente che ci vive lo voglia, ma perché lo impone un principio», conclude Kujat.