A destra, l'UDC si è scagliata contro la linea del ministro della sanità Alain Berset, mentre per PLR e Alleanza di centro le prospettive fornite restano troppo vaghe. La prudenza scelta dall'esecutivo è invece stata maggiormente apprezzata a sinistra.
Politica «arbitraria e nefasta» per l'UDC
L'UDC non ha nascosto la propria irritazione, definendo inaccettabile il fatto che Berna prosegua nella sua politica «arbitraria e nefasta» nel quadro della lotta alla pandemia di coronavirus. Il primo schieramento politico svizzero invita i cantoni a respingere la strategia priva di coraggio di Berset.
Circa 300'000 persone vogliono che, dal 1° marzo, chiunque abbia dei concetti di protezione possa riaprire, tuona l'UDC sul proprio account Twitter. Il riferimento è al successo riscontrato da una petizione online che ha come obiettivo la fine del lockdown e delle misure imposte dalle autorità.
Per il PLR scenari troppo vaghi
Stando al PLR, l'esecutivo ha fornito alcuni scenari per l'immediato futuro a cittadini e imprese, ancora però troppo vaghi. Una pianificazione a lungo termine resta impossibile e settori come la gastronomia, la cultura o lo sport rimangono penalizzati, un punto quest'ultimo giudicato «incomprensibile» dal partito nella sua presa di posizione.
I liberali-radicali esigono che la campagna di vaccinazione entri definitivamente nel vivo, così da poter finalmente cominciare a uscire dalla crisi nelle prossime settimane. Una volta che a tutte le persone a rischio sarà somministrata una dose, le restrizioni dovranno per quanto possibile essere tolte.
Una prima base per l'Alleanza del centro
Per l'Alleanza del centro, gli annunci odierni del Consiglio federale rappresentano una prima base di discussione. Spetta ora ai cantoni valutare le tappe previste per le riaperture e difendere posizioni comuni prendendo in considerazione le esigenze sanitarie, sociali ed economiche, si legge in un comunicato. Il partito è inoltre soddisfatto dei nuovi aiuti economici prospettati, ma vorrebbe una distribuzione più rapida delle risorse finanziarie.
L'ex PPD vuole che il governo restituisca fiducia alla popolazione, offrendo vere e proprie prospettive. Perciò gli allentamenti eventualmente possibili da aprile andrebbero precisati meglio. Riguardo alle regole ancora in vigore, il partito critica in particolar modo quella delle cinque persone in ambito privato al chiuso, giudicata poco comprensibile e difficilmente applicabile per le famiglie. A suo avviso, andrebbe pertanto soppressa o adattata.
La sinistra: «Ok a prudenza e sicurezza»
Passando a sinistra, il PS giudica l'esecutivo sulla buona strada, malgrado il sostegno economico insufficiente. La strategia di uscita dal lockdown deve essere prudente, a lungo termine e con fondamenti scientifici, sostengono in una nota i socialisti. La riapertura totale invocata dalla destra è invece etichettata come «irresponsabile».
Come detto, in seno al partito socialista vi è ancora del malcontento sul piano economico. I versamenti delle compensazioni a chi ha dovuto interrompere l'attività sono infatti ritenuti scarsi e spesso in ritardo: ciò ha contribuito ad alimentare il nervosismo. Per quanto concerne le inadempienze a livello cantonale, il ministro delle finanze Ueli Maurer viene invitato a «mantenere le promesse», dato che gli aiuti non sempre arrivano agli interessati.
Secondo il presidente dei Verdi Balthasar Glättli bisogna riaprire rapidamente, ma nel modo più sicuro possibile, per evitare effetti yo-yo. Il consigliere nazionale zurighese, citato in un comunicato, si lamenta poi della carenza di dati relativi ai luoghi dove ci si infetta, sebbene sia trascorso già un anno dallo scoppio della pandemia.
I Verdi liberali si rallegrano dal canto loro dell'ulteriore aumento dei fondi dedicati ai casi di rigore, domandando però lo smantellamento degli ostacoli burocratici, in modo da accorciare i tempi. Un allentamento graduale e coordinato con la scienza per prevenire una terza ondata è la strada giusta da percorrere, ha twittato il presidente del partito Jürg Grossen.