Migliaia di alunni in Ticino sono tornati a scuola oggi, lunedì, dopo le vacanze di Natale. E quelli delle elementari lo stanno facendo indossando la mascherina durante tutte le attività al chiuso, già a partire dalla prima.
Una misura decisa dal Consiglio di Stato per contrastare la diffusione della variante Omicron e per evitare le quarantene di classe, garantendo così l’insegnamento in presenza.
Il provvedimento, tuttavia, ha subito suscitato alcune critiche: sabato, a Bellinzona, circa 500 persone hanno manifestato contro questa decisione e alcune di loro, ai microfoni della RSI, hanno dichiarato che fintanto che l’obbligo resterà in vigore non manderanno i loro figli a scuola.
«Comprendiamo il disagio provocato da questa misura, speriamo tutti che duri il minor tempo possibile", ha spiegato durante la trasmissione radiofonica SEIDISERA della RSI Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola del Dipartimento dell’educazione (DECS).
Per quanto riguarda la possibilità che alcuni genitori non facciano frequentare le lezioni ai loro figli ha però aggiunto di non essere in grado di quantificare il fenomeno: «Sappiamo che è già successo in passato con la scuola media, e in questi casi la prima cosa che facciamo è cercare il dialogo con le famiglie: devo dire che finora, nella quasi totalità delle situazioni, si è trovato una soluzione consensuale e le posizioni sono rientrate».
Niente homeschooling
Gli allievi, in questi casi, hanno dunque ripreso la regolare frequenza, anche perché il Ticino non prevede, come magari succede in altri cantoni, la possibilità della scuola a domicilio, il cosiddetto homeschooling. «Ci sono situazioni assolutamente eccezionali che non sono contemplate in questo momento, nessuno ora sta facendo homeschooling», aggiunge Berger.
La frequenza, ricorda il direttore della Divisione scuola, è obbligatoria: «Non si prevedono eccezioni, legate per esempio a opinioni sulle decisioni sanitarie o altre misure di questo tipo, ma sono sicuro che, come successo in passato, tutto si può risolvere con il dialogo». Gli allievi, sottolinea però Berger, «devono andare a scuola e l’obbligo scolastico è gestito dalle autorità comunali».
Assenze per quarantene e isolamenti
Per quanto riguarda invece le assenze per quarantene e isolamenti Emanuele Berger spiega che è difficile fare previsioni: «Ci aspettiamo un numero superiore di assenze, come in tutti i settori della società, ma quello invernale in generale è comunque un periodo durante il quale, a causa dell’influenza, si registra un numero di assenze superiore alla media».
La situazione negli altri cantoni
Il Ticino non è solo per quanto riguarda l’obbligo di indossare la mascherina alle elementari e le polemiche annesse.
Nel Canton Berna, per esempio, una petizione chiede di riportare l’obbligo della mascherina dalla prima alla quinta elementare. Anche gli allievi del Canton Zurigo dovranno indossare la mascherina dalla prima elementare e lo stesso vale a Lucerna e Argovia, dove sono stati inoltrati tre ricorsi contro l'obbligo della mascherina.
A San Gallo, inoltre, un’altra petizione, partita sempre dai genitori, chiede agli insegnanti di assumersi ogni responsabilità per le potenziali conseguenze per la salute che gli alunni potrebbero avere nell’indossare obbligatoriamente il dispositivo di protezione.
Su questo tema, tornando in Ticino, c’è una presa di posizione del DECS che sostiene che le decisioni prese, siccome sono di competenza del Consiglio di Stato, non devono coinvolgere i direttori delle scuole che sono semplicemente tenuti a far rispettare le direttive e non hanno responsabilità sui loro contenuti.
Cosa dice la legge
La Legge della scuola stabilisce la frequenza obbligatoria della scuola per chi ha tra i quattro e i 15 anni (articolo 6). I genitori (articolo 53) hanno inoltre il dovere di garantire la regolare frequenza della scuola.
Ad entrare ancora più del dettaglio per quanto riguarda l’obbligo di frequenza è il Regolamento delle scuole comunali. L’articolo 2 stabilisce che «Il Municipio è tenuto a controllare che tutti gli allievi domiciliati e nell’età prescritta frequentino la scuola obbligatoria»; nel regolamento si spiega anche che «non sono consentite deroghe alla frequenza scolastica, se non per motivi gravi di ordine familiare o per malattia» (articolo 8) e che «accertata l’impraticabilità delle misure di convincimento dei genitori e di tutela del bambino, il Municipio avverte l’autorità di protezione, informando l’ispettorato» (articolo 9).
Durante la manifestazione di sabato contro l’obbligo di indossare la mascherina dalla prima elementare, alcuni partecipanti hanno affermato che avrebbero ricorso all’insegnamento privato a domicilio (il cosiddetto homeschooling).
Il Tribunale federale, in una sentenza del 2011, ha tuttavia sentenziato che questa modalità di insegnamento non è un diritto in quanto tale, e che i cantoni sono quindi liberi di determinare le condizioni per accordare la possibilità di ricorrere all’homeschooling.
In Ticino, queste condizioni sono particolarmente restrittive. In un’intervista pubblicata dal quotidiano laRegione, il direttore del DECS Manuele Bertoli ha spiegato che: «La legge prevede questa possibilità solo in situazioni molto particolari legate a esigenze estremamente specifiche dell’alunno, ma sicuramente non è questo il caso».