Casse malati Perché i premi aumentano più rapidamente in Ticino che altrove?

Paolo Beretta

19.10.2020

Nella foto Giorgio Pellanda, Diretore generale EOC, nel 2019.
Nella foto Giorgio Pellanda, Diretore generale EOC, nel 2019.
© Ti-Press / Alessandro Crinari

Il più alto aumento dei premi delle casse malati avverrà nel 2021 in Ticino: perché? Secondo i politici locali la colpa è delle autorità federali. Per Giorgio Pellanda, direttore dell'EOC, invece è un problema di offerta, età della popolazione e mentalità latina. L'incremento dei premi è insomma autoinflitto.

In Ticino quando c’è un problema spesso la classe politica indigena non fa autocritica, ma addossa colpe e responsabilità ad altre autorità (federali o estere) o a situazioni esterne, non direttamente controllabili. Succede da tempo, per esempio, con il tema dei frontalieri e, molto più di recente, è successo con il tema degli aumenti dei premi delle casse malati. 

Un mese fa, lo scorso 22 settembre, praticamente all'unisono le parti coinvolte e soprattutto i politici nostrani hanno infatti criticato fortemente le decisioni prese dalla Confederazione. Il capo del Dipartimento della sanità Raffaele De Rosa ha definito «ingiusto» l’aumento medio dei premi per il Ticino del 2,1% per il 2021, dicendosi addirittura «deluso» da Berna. La colpa, insomma, sarebbe solo del Consiglio federale.

Una voce fuori dal coro

C'è però almeno una voce autorevole fuori dal coro, che, facendo autocritica, per spiegare l'aumento dei premi punta il dito contro la struttura organizzativa delle cure sanitarie in Ticino. Si tratta di Giorgio Pellanda, direttore generale dell'Ente ospedaliero cantonale (EOC) da oltre un decennio, che si è espresso un paio di settimane fa ai microfoni della SRF. 

«Secondo me è ovvio che abbiamo un eccesso di offerta nel sistema sanitario qui in Ticino. Ad esempio, - continua Pellanda - quando si parla di densità ospedaliera. Ma abbiamo anche un numero di offerte di terapie superiore alla media».

Cosa dicono gli esperti?

Le offerte creano la domanda, è un concetto abbastanza conosciuto in economia. Cercando un po' si scopre che in letteratura, gli esperti del ramo, fanno spesso l'esempio della radio-terapia oncologica per spiegare questo  fenomeno sul nostro territorio.

Per una popolazione di 300'000 abitanti (in Ticino siamo poco più di 350'000) un solo apparecchio sarebbe sufficiente. Ma alle nostre latitudini le infrastrutture sono tre: due dell'EOC, quindi del settore pubblico, e una nel settore privato. È quindi palese che, in questo specifico settore, ma non solo, c'è un'abbondanza di offerta.

Con la politica la discussione diventa difficile

Abbiamo urgente bisogno di parlare di più della densità dell'offerta, dice Pellanda. «Ma se - come nel caso del Ticino - sono i politici a parlarne e a decidere, politici che rappresentano i propri interessi locali, allora la discussione diventa difficile».

Pellanda, che sta per andare in pensione, sa bene di cosa sta parlando. È stato per diversi anni parlamentare in Gran Consiglio, nelle fila del PLRT, quindi conosce sia gli ingranaggi della politica che quelli della sanità.

Altri due fattori dominanti

Oltre all'eccessiva offerta, anche la struttura per età della popolazione ticinese è in gran parte responsabile dell'aumento dei costi. Al sud delle Alpi infatti vivono molti anziani che sono molto vecchi.

«E non da ultimo, sottolinea Pellanda alla SRF, in Ticino c’è anche una mentalità che porta a una maggiore crescita dei costi. È statisticamente confermato che i ticinesi possono tollerare meno dolore, che vanno dal medico più spesso e chiedono più velocemente una terapia. Tutto questo porta a costi aggiuntivi».

Per inciso, i ticinesi non sono i soli con questa mentalità, dice Pellanda alla SRF, ma vale anche per i romandi, e per i latini in generale. È noto che il dolore ha una componente culturale. Ciò si riflette quindi in Svizzera nei premi medi più elevati nella Svizzera italiana e in Romandia.

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