Il dramma si tinge di giallo Naufragio sul Lago Maggiore, era un incontro tra servizi segreti? Un soccorritore: «Da soli non ce l'avrebbero fatta»

SDA / pab

30.5.2023 - 14:41

La Procura di Busto Arsizio sta acquisendo la documentazione relativa alla «Goduria», la barca turistica affondata domenica sera sul Lago Maggiore, a Lisanza (Varese), causando la morte di 4 persone, tra cui 2 dell'intelligence italiana e una israeliana, oltre alla compagna dello skipper, di origini russe. Si scatenano sulla stampa le ipotesi che si tratti di uno scambio di informazioni tra servizi segreti. Il racconto di chi ha salvato i naufraghi: «Non sarebbero riusciti ad arrivare a riva da soli».

Carabinieri e pompieri durante le missioni di soccorso e ricerca lunedì 29 maggio 2023 vicino a Lisanza, sul Lago Maggiore.
Carabinieri e pompieri durante le missioni di soccorso e ricerca lunedì 29 maggio 2023 vicino a Lisanza, sul Lago Maggiore.
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Hai fretta? blue News riassume per te:

  • Si continua a indagare sul naufragio della barca sul Lago Maggiore, che ha causato la morte di quattro persone: 2 dell'intelligence italiana e una israeliana, oltre alla compagna dello skipper, di origini russe.
  • A bordo dell'imbarcazione vi erano 24 persone, anche se si ipotizza che la portata massima fosse di 15.
  • Le operazioni di recupero del relitto, inabissatosi a 16 metri di profondità, non sono ancora del tutto terminate.
  • Il racconto di chi ha tratto in salvo i naufraghi: «Non sarebbero riusciti ad arrivare a riva da soli».

Al vaglio degli inquirenti ci sono i documenti di immatricolazione della barca, tra cui il pescaggio dello scafo, la portabilità massima, eventuali lavori di ampliamento o ammodernamento e tutte le caratteristiche tecnico-legali utili a comprendere se fosse o meno tutto in ordine.

Finora infatti diverse fonti dicono che la barca avrebbe avuto una portanza massima di 15 persone, ma - come noto - a bordo ve n'erano invece 24. Per il momento però non c'è nessuna conferma ufficiale sulla capacità massima.

Da più parti si ipotizza che siano state fatte delle modifiche per avere più spazio a disposizione nella parte posteriore dell'imbarcazione. Lo skipper e la sua compagna, secondo la stampa italiana, avevano creato la società «Love Lake srl» specializzata a «organizzare escursioni e attività ricettive su imbarcazioni».

Scambio di documenti tra servizi segreti?

La maggior parte dei passeggeri, stando alle ricostruzioni dei giornali della Penisola, erano agenti segreti del Mossad e 007 italiani.

Per questo motivo, le prime voci sul fatto che a bordo vi fosse una festa, stanno vieppiù lasciando spazio a quelle che indicano che in realtà i servizi segreti dei due Paesi si stessero scambiando informazioni e documenti.

A sostegno di questa tesi vi sarebbe anche il fatto che i sopravvissuti avrebbero lasciato in fretta e furia i loro alloggi, delle case prese in affitto e non delle camere d'albergo, durante la notte. La pulce all'orecchio dei giornalisti italiani, che qualcosa di effettivamente poco chiaro ci sia, è stata messa pure dal fatto che insolitamente c'è molto riserbo attorno ai nomi dei naufraghi. 

Allerta meteo ignorata?

Saranno pure vagliate le comunicazioni di allerta meteo divulgate nelle ore precedenti la tempesta che ha travolto l'imbarcazione, come le decisioni prese dallo skipper. Si tratterà in particolare di capire se la barca ha ricevuto l'allerta, se il comandante ha deciso di tornare verso la terraferma o se invece ha voluto rimanere sullo specchio d'acqua.

Alcuni giornali italiani insinuano che il rientro sia stato ritardato per non far concludere repentinamente la festa che potrebbe aver avuto luogo a bordo. Anche in questo caso non vi è nessuna conferma di tale speculazione.

Si aspettano gli esiti delle autopsie

Ad arricchire il fascicolo, al momento ancora «esplorativo» (nelle prossime ore il proprietario, Claudio Carminati, potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati per naufragio), ci saranno anche le autopsie sui corpi di Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, entrambi 007 italiani, Shimoni Erez, ex appartenente alle forze di sicurezza israeliane e Anya Bozhkova, compagna di Carminati.

Le operazioni di recupero del relitto, inabissatosi a 16 metri di profondità, non sono ancora del tutto terminate. L'esame di quest'ultimo sarà fondamentale per la direzione delle indagini.

Tra i venti sopravvissuti, medicati e subito dimessi negli ospedali della provincia di Varese, vi sono anche numerosi cittadini israeliani, alcuni dei quali sarebbero già rientrati in patria.

Il gruppo corso in aiuto: «Abbiamo visto qualcosa in acqua»

«Li abbiamo visti in acqua, con la nostra barca ci siamo avvicinati, io e i miei amici, e li abbiamo soccorsi»: inizia così il racconto all'ANSA di Matteo Dellavedova, 32enne di Parabiago (Milano), che domenica sera ha tratto in salvo i naufraghi della «Goduria».

«Grandinava forte, stavamo rientrando e quando ci siamo avvicinati a Marina di Lisanza abbiamo visto qualcosa in acqua e ci siamo accorti che era una persona aggrappata a un pezzo di legno, e dopo pochi attimi abbiamo visto gli altri», ha proseguito Matteo.

Insieme ai suoi amici, Samuel Panetti di 33 anni e Alessandro Crespi di 35, a bordo dell'imbarcazione di Panetti con le rispettive fidanzate, i ragazzi hanno lanciato in acqua salvagenti, parabordi, e qualunque cosa utile ad aiutare i naufraghi a raggiungere la loro barca.

«Non sarebbero riusciti ad arrivare a riva da soli»

«Abbiamo dato l'allarme, ma siccome erano troppi abbiamo chiamato un nostro conoscente, vicino di pontile, che avevamo appena superato perché aveva un problema a un motore, e abbiamo fatto salire a bordo i primi quattro», ha proseguito Matteo.

«Non sarebbero riusciti ad arrivare a riva da soli, erano vestiti, a peso morto, abbiamo dovuto issarli uno ad uno. Poi uno di loro mi ha detto di aver visto due persone morte in acqua».

Infine il salvataggio in extremis di uno dei naufraghi, tirato in barca senza che respirasse: «L'ho strattonato, lo abbiamo girato su un fianco, la grandine gli arrivava in faccia, ha vomitato, poi ha respirato».

Le due barche si sono poi dirette una a Marina di Lisanza, l'altra al cantiere nautico di Piccaluga, da dove la barca era partita.

È a Lisanza che Alessandro Crespi, a bordo della prima imbarcazione di giovani, è uscito dall'acqua per andare incontro ai soccorsi. È lui che, probabilmente, i residenti della zona hanno sentito gridare per cercare aiuto, scambiandolo per un naufrago.