Ticino Idroelettrico, Jolli: «La produzione più scarsa degli ultimi 50 anni»

SwissTXT / red

16.9.2022

Il lago artificiale del Sambuco, fotografato nel 2011
Il lago artificiale del Sambuco, fotografato nel 2011
archivio Keystone

I bacini ticinesi continuano a fare i conti con l'eccezionale siccità registrata nel 2022. L'AET: «Diminuzione del 40% rispetto alla media decennale».

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Negli ultimi 50 anni l'Azienda elettrica ticinese (AET) non aveva mai fatto i conti con una produzione idroelettrica così scarsa. L'estrema siccità registrata durante l'estate ha contribuito fortemente al fenomeno e le recenti precipitazioni di settembre - localizzate per lo più nel centro e basso Ticino - non hanno potuto compensare l'ammanco.

Secondo i dati forniti alla RSI da Pietro Jolli, responsabile della comunicazione aziendale presso AET, «la scarsità di acqua ha causato ad AET una perdita di produzione idroelettrica nell'ordine del 40% rispetto la media decennale».

La situazione dei bacini

In Ticino il 94,2% dell'energia elettrica è prodotta da fonti idroelettriche. Il riempimento dei bacini è in questo senso fondamentale per poter garantire una produzione adeguata.

La percentuale di riempimento dei bacini ticinesi - riferisce l'Ufficio federale dell'energia - ad oggi si ferma al 56,5%; nel medesimo periodo (per precisione il 13.09.2021) lo scorso anno si contava una percentuale di riempimento dell'81,3%. Nell'intervallo annuale 2013-2021, sempre rispetto al mese di settembre, la media percentuale si situa attorno all'81,5%.

Jolli, tuttavia, contestualizza: «Il 2022 rappresenta un anno eccezionale», mentre in futuro «secondo i meteorologi continueremo ad avere volumi di precipitazioni nella media finora conosciuta». La pioggia, stando a vari modelli, tenderà infatti a concentrarsi in un minor numero di fenomeni, ma più estremi.

L'attuale penuria di precipitazioni - e la conseguente mancanza di acqua nei bacini - viene confermata anche da Andrea Baumer, responsabile sbarramenti e ambiente per le Officine idroelettriche della Maggia SA (Ofima) e della Val di Blenio SA (Ofible). Sia il riempimento del bacino del Sambuco, in Val Lavizzara, sia quello della diga del Luzzone, in Val di Blenio, spiega Baumer, «si trovano attualmente poco sopra al 50%», ha detto sempre ai microfoni della RSI.

Strategie in assenza di pioggia

Il fenomeno ha colpito piuttosto duramente il canton Ticino, tuttavia alcuni bacini riescono a sfruttare l'approvvigionamento idrico accumulato altrove.

Questo è ad esempio il caso della diga dei Cavagnoli, in Val Bavona, che, grazie a un sistema di pompaggio, può giovare dell'acqua raccolta nel Bacino Gries, situato ai piedi dell'omonimo ghiacciaio nell'Alto Vallese. Attraverso una galleria di circa 7 km, il bacino del Cavagnoli è a sua volta collegato con quello del Naret - Val Lavizzara -, che permette in caso di necessità un'ulteriore riserva d'acqua.

In casi di penuria idrica, il sistema appena descritto è particolarmente utile: «In linea con i dati annuali passati» infatti, rassicura Andrea Baumer, «le dighe del Naret e dei Cavagnoli vantano un riempimento pari all'80%».

Quindi, malgrado l'annata particolarmente nefasta, l'idroelettrico riesce a sfoggiare le sue virtù, dimostrandosi una preziosa risorsa strategica, capace di confrontarsi con le avversità della stagione. In tal senso, l'idroelettrico continuerà «ad essere la colonna portante della produzione nazionale», conclude Pietro Jolli, confidando nel futuro.