Mobbing La testimonianza: «Gli allenatori non vengono controllati abbastanza»

SwissTXT / red

13.2.2022

Immagine d'illustrazione.
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KEYSTONE

Negli scorsi giorni hanno fatto molto discutere le accuse di mobbing al Club di pattinaggio di Lugano. Quanto sono frequenti gli abusi da parte degli allenatori nel mondo dello sport? La RSI ne ha parlato con Sara Flaction-Vanina, ex preparatrice tecnica della Nazionale svizzera juniori di ginnastica ritmica.

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Ha fatto parlare molto di sé l'allenatrice del Club di pattinaggio di Lugano che nel corso di questa settimana è stata accusata di aver usato comportamenti e parole offensive contro alcune atlete.

Capita frequentemente che si senta parlare di allenatrici e allenatori che superano certi limiti con i propri allievi.

Per vederci più chiaro, la RSI ha contattato Sara Flaction-Vanina, ex preparatrice tecnica della Nazionale svizzera juniori di ginnastica ritmica, la quale ritiene che sia «importante non confondere quello che è rigore o disciplina con quello che è maltrattamemnto o mobbing».

La sportiva spiega che il confine non sempre è chiaro, poiché l'allenatore deve motivare l'atleta, ma anche spingerlo avanti, ed è la parte più complicata.

Si tratta poi di un ambiente non sempre facile. L'ex preparatrice ammette all'emittente di Comano che «purtroppo ci sono molti allenatori e allenatrici che riproducono quello che hanno vissuto come atleti, perché non hanno mai conosciuto altro».

Manca un controllo degli allenatori

Secondo Flaction-Vanina, gli allenatori non sono controllati abbastanza. Spiega di aver terminato qualche anno fa la sua attività per la Federazione svizzera di ginnastica: «Le persone che avrebbero dovuto controllarmi e consigliarmi sono coloro che hanno avuto i problemi di cui si è tanto parlato (le molestie emerse a Macolin). Nel mio ambito non c'è mai stata una figura che controllasse quel che avveniva in allenamento».

Allenatrici e allenatori sono anche messi sotto pressione dagli obiettivi che le Federazioni chiedono di raggiungere. «C'è la pressione del risultato. Perché il risultato porta soldi e i soldi portano nuovi mezzi di allenamento, nuove strutture eccetera».

In altri paesi il rispetto delle atlete non è garantito

La ginnasta spiega infine che i preparatori tecnici svizzeri devono anche competere con altri Paesi, dove il rispetto delle atlete e degli atleti non è sempre garantito.

«Il mio shock più grande (ed è un’immagine che ho ancora davanti agli occhi) fu quando, da giovane atleta di ginnastica ritmica, mi trovai davanti la campionessa del mondo in carica: la sua allenatrice la prese a schiaffi perché sbagliò un esercizio», racconta alla RSI. «Lì (avevo 13 o 14 anni) mi resi conto che qualcosa non andava».

«Ci vuole un equilibrio tra il rigore necessario per preparare un campionato europeo e il rispetto e la conoscenza dell'atleta, visto che non tutti sono uguali. Ci sono tanti fattori da tenere in conto e tanti limiti da non oltrepassare», conclude.