Turchia e SiriaUltime ore per i soccorsi, c'è ancora vita sotto le macerie del sisma
SDA
13.2.2023 - 20:54
I parenti delle persone rimaste sotto le macerie aspettano davanti ai condomini polverizzati dal terremoto, con la forza d'animo che vacilla ma determinati ad evitare che i corpi dei loro familiari si perdano nel caos dei recuperi.
13.02.2023, 20:54
14.02.2023, 14:16
SDA
Il bilancio delle vittime tra Turchia e Siria supera i 41mila morti, ma ancora oggi, lunedì, a una settimana dal sisma, non c'è una indicazione ufficiale del numero di persone ancora sepolte sotto i muri di casa. Anche se le stime riferite dai media turchi parlano di oltre 70mila tra adulti e bambini.
Sta intanto per esaurirsi il tempo dei soccorsi, come ha annunciato oggi l'Organizzazione delle Nazioni Unite: «La fase di recupero dopo il terremoto sta volgendo al termine», ha dichiarato il capo degli aiuti dell'Onu Martin Griffiths da Aleppo, nel nord della Siria. «Il lavoro per tirare fuori dalle macerie le persone vive e trovare quelle morte, si sta concludendo. Ho sentito storie che fanno rabbrividire», ha raccontato.
I soccorritori lavorano anche al calare della notte
Tuttavia gli sforzi delle squadre di emergenza continuano anche con il calare della notte. In serata, dopo 183 ore dalla prima scossa, una persona è stata letteralmente dissotterrata nella città turca di Antakya. In mattinata ad Adiyaman, la protezione civile ha tratto in salvo una bambina di 6 anni, Miray, sotto le macerie per 178 ore.
Uscita viva dall'incubo a Hatay anche Nuray Gürbüz, 70 anni, nonostante più di sette giorni senza acqua, cibo, con poco ossigeno, schiacciata dal cemento.
Alla 180esima ora, squadre kirghise e turche hanno salvato una donna di 39 anni a Kahramanmaras, città dell'epicentro: Hatice Akan, appena ha potuto parlare ha sussurrato «ho molto freddo, copritemi i piedi».
E dopo due ore, ad essere restituito alla vita è stato un ragazzino di 12 anni, Kaan: sette giorni e mezzo sotto i resti di un edificio di Hatay. Pure Cudi, 11 anni, ha lottato per restare viva nello stesso posto. Ha detto di non aver mai perso la speranza e di aver sognato il riso con i ceci. Insieme con lei è stata tirata fuori pure la sua nonna.
La situazione degli aiuti in Siria resta grave
Scarni invece i resoconti dalla Siria. La «Bbc» ha raccontato la storia di Hamza, un uomo siriano immobile in attesa davanti alla casa della sua famiglia ad Antakya: il padre e tre fratelli sono ancora sotto le macerie. Ha spiegato che il primo giorno del terremoto poteva sentire le voci dei familiari, il secondo solo dei lamenti, il terzo qualcuno che grattava sul muro. Poi, silenzio. La squadra di soccorritori ha raggiunto il posto solo da poche ore.
In Siria la situazione degli aiuti è talmente grave da spingere oggi, lunedì, un leader ribelle, Abu Mohammad al-Jolani, su cui pesa una taglia statunitense di dieci milioni di dollari perché considerato un terrorista, a rivolgersi direttamente all'Onu per aiuti urgenti a Idlib.
Disperazione o, forse, ennesima strategia per attirare nella zona in mano al gruppo anti-governativo Hayat Tahrir al-Sham (Hts) quegli aiuti umanitari che da anni sono per la popolazione l'unica risorsa possibile. Sottraendoli alla gestione del presidente Assad e a presumibili ricatti. Mentre le persone, come ha detto Griffiths, «che hanno sofferto così tanto in anni di guerra civile, ora stanno vivendo il loro momento peggiore».