Guerra in UcrainaBiden spinge per le sanzioni sull'energia, l'UE divisa
SDA
23.3.2022 - 20:42
Stati Uniti ed Europa serrano i ranghi per rafforzare la pressione sulla Russia e lo fanno attraverso una prova straordinaria di unità, con una serie di summit che abbracciano tutto l'arco della cooperazione: Nato, G7 e Consiglio europeo. Joe Biden diventerà così il primo presidente americano a prendere parte, in presenza, al conclave dei 27.
23.03.2022, 20:42
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La carne al fuoco è molta e non è un mistero che Biden proverà a sferzare gli alleati europei su alcuni temi spinosi, tra cui la dipendenza europea dagli idrocarburi di Mosca – sul tavolo resta l'embargo al petrolio russo – e maggiori aiuti miliari all'Ucraina. Le differenze di vedute però non mancano. L'obiettivo dunque è trovare la sintesi, ripartendo più forti.
«È importante che il presidente osservi con i suoi occhi le diverse sensibilità dei Paesi membri dell'Ue», osserva una fonte europea. Il tema dell'energia – al quale verrà dedicato il secondo giorno del vertice, insieme a quello di sicurezza e difesa con l'adozione della bussola strategica – registra infatti la perplessità di alcuni alleati.
Più che adottare nuove sanzioni – la Germania sul punto è stata chiara: spingere troppo precipiterebbe l'Ue in recessione – l'idea è procedere con un check-up su quanto già deciso, assicurarsi che non ci siano «scappatoie» e che «Paesi terzi» non offrano un modo per aggirare le misure adottate. La situazione resta fluida. Il Cremlino ha decretato che il pagamento delle forniture di gas d'ora in poi avvenga in rubli e i leader si confronteranno su come reagire.
Le armi chimiche sono una minaccia reale
Biden inoltre ha lasciato Washington con un monito: l'uso di armi chimiche da parte della Russia nel teatro ucraino è una «minaccia reale». Un giudizio che è stato condiviso e rilanciato dal segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg.
«Questo cambierebbe la natura del conflitto e avrebbe pesanti conseguenze», ha sottolineato Stoltenberg anticipando poi, a modo suo, l'essenza del summit di domani. In sintesi. La crisi ucraina è la sfida maggiore per l'Alleanza dalla fine della Seconda guerra mondiale e dunque si richiede «un reset» che dia risposte di lungo termine.
Intanto la Nato si rafforzerà ulteriormente sul fianco est con quattro nuovi gruppi tattici: in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia. Inoltre ha assicurato che l'Alleanza è disposta ad aiutare di più l'Ucraina, anche dal punto di vista militare, e che fornirà equipaggiamenti per far fronte a minacce «chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari».
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky però ha chiesto alla Nato di fare di più, consegnando al suo Paese anche «armi offensive», come missili a medio raggio. Si vedrà. Londra si dice d'accordo e perorerà la sua causa. Stoltenberg però ha messo in chiaro che si deve evitare «uno scontro diretto» con la Russia, perché questo provocherebbe nuova «morte e distruzione». Lo stesso Zelensky, ad ogni modo domani, farà un discorso in videoconferenza ai 27 con annesso, forse, un giro di «reazioni».
«Ora vanno pagati gli stipendi, dopo si dovrà ricostruire»
Bruxelles si sta sforzando di offrire soluzioni pratiche. Ad esempio il fondo di solidarietà, aperto anche ad altri partner. «Ora vanno pagati gli stipendi, dopo si dovrà ricostruire», spiega un'altra fonte Ue. Altri parlano di un accordo annuale, rinnovabile, di condivisione d'intelligence satellitare. C'è poi il percorso di adesione all'Unione Europea, deciso a Versailles. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen anticiperà qualche dettaglio sul parere che l'esecutivo Ue dovrà dare, prima che si possa (difficile) aprire davvero la partita.
L'ultimo aspetto, non secondario, è il rapporto con la Cina. Il primo aprile è previsto un summit Bruxelles-Pechino. Gli Usa si vogliono assicurare che le due sponde dell'Atlantico parlino «con una sola voce». Il Dragone, per Washington, sarebbe intenzionato offrire «aiuto materiale» a Putin nel conflitto ucraino. Una valutazione che non viene condivisa a Bruxelles. Insomma, i punti di attrito da sanare (tra europei nonché tra Ue e Usa) non mancano.