Stati Uniti Trump promette pace, parla con Zelensky e torna ai comizi

SDA

19.7.2024 - 20:40

Donald Trump torna a fare campagna dopo la trionfale nomination incassata alla convention di Milwaukee, con l'incognita del ticket democratico nel caso Joe Biden si ritirasse.

Il candidato repubblicano alla presidenza, l'ex presidente Donald Trump, e Melania Trump durante l'ultima giornata della Convention nazionale repubblicana, giovedì 18 luglio 2024, a Milwaukee.
Il candidato repubblicano alla presidenza, l'ex presidente Donald Trump, e Melania Trump durante l'ultima giornata della Convention nazionale repubblicana, giovedì 18 luglio 2024, a Milwaukee.
KEYSTONE/AP Photo/Paul Sancya

«Salvato da Dio» nel recente attentato, come ha raccontato lui stesso, il tycoon terrà domani il suo primo comizio a Grand Rapids, in Michigan, uno degli Stati in bilico del Midwest. Le misure di sicurezza sono state rafforzate dopo le polemiche sul Secret Service per non averlo protetto adeguatamente.

Insieme a lui ci sarà il suo nuovo vice, il 39enne senatore JD Vance, che poi lunedì arringherà la folla nella sua città natale, Middletown, in Ohio. Due tappe che indicano come la campagna di Trump punti a ipotecare i decisivi Stati del Midwest e della Rust Belt, abbattendo il Blue Wall dei democratici. Nel mirino in particolare Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, dove l'autore di «Elegia Americana» può fare la differenza ergendosi a paladino della working class dimenticata dalle elite.

Telefonata con Zelensky

Prima di volare a Grand Rapids però il tycoon ha in programma una telefonata con Volodymir Zelensky, preoccupato come le capitali europee che in caso di vittoria Trump imponga una pace costringendo Kiev a rinunciare alla NATO e ai territori conquistati da Mosca.

Lavorare con lui, se verrà rieletto, sarà «un duro lavoro, ma noi siamo grandi lavoratori», ha sdrammatizzato il presidente ucraino, che però ha già invitato la Russia al prossimo vertice di pace. Dietro si intravede una tela diplomatica, tessuta forse anche tramite il premier ungherese populista Viktor Orban, che ha fatto la spola tra Kiev, Mosca, Pechino e Mar-a-Lago.

Portatore di pace

Del resto nel suo discorso di 90 minuti a Milwaukee, uno dei più lunghi nella storia delle convention, l'ex presidente ha promesso di riportare la pace in un mondo «sull'orlo della terza guerra mondiale», vantandosi di poterlo fare «con un colpo di telefono».

«Metteremo fine ad ogni singola crisi internazionale che è stata creata dall'amministrazione in carica, inclusa l'orribile guerra tra Russia e Ucraina. Con me non sarebbe mai successo. E quella causata dall'attacco di Hamas contro Israele», ha assicurato, minacciando che Hamas «pagherà un caro prezzo se non libererà i prigionieri prima del mio nuovo mandato».

Il tycoon ha rispolverato anche la sua «bromance» con il leader nordcoreano Kim Jong Un: «Vorrebbe che tornassi, penso di mancargli».

Il muro al confine

Ma ha già irritato il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador dopo aver annunciato alla convention il pugno duro contro l'invasione dei migranti «criminali» in un Paese, gli Stati Uniti, diventato «la discarica del mondo»: chiusura del confine a sud il primo giorno del suo insediamento, completamento del muro e «la più grande deportazione di massa della storia americana».

«Non è ben informato», ha commentato Obrador, che gli manderà una lettera per smentire che gli immigrati trasportino droga e per evitare il blocco della frontiera tra due Paesi fortemente integrati sul piano economico.

«Non dovrei essere qui stasera»

Alla vigilia il tycoon aveva spiegato di avere modificato il discorso dopo l'attentato, sfumando gli attacchi a Biden e puntando sull'unità del partito e del Paese. Ma a metà, pur mantenendo sempre un tono pacato, con ripetuti accenni alla fede, non ha saputo rinunciare a qualche bordata e alle sue ormai abituali falsità (oltre 20 secondo i media USA).

«Sarà una vittoria incredibile», ha esordito davanti ad una folla in delirio, con alle spalle tutta la famiglia riunita, compresa Melania (che però aveva rifiutato di parlare) e Ivanka in una delle loro rare apparizioni elettorali. Inspiegabilmente mancava solo il figlio 18enne Barron.

«Corro per diventare presidente di tutta l'America, perché non c'è vittoria nel vincere per metà dell'America», ha proseguito. Poi ha raccontato nei dettagli l'attentato subito, convinto di essere sopravvissuto perchè «avevo Dio dalla mia parte». «Fight, fight, fight», ha scandito in coro la platea ripetendo le parole che il tycoon ha gridato dopo gli spari, ricordandole sul palco mentre scorrevano le immagini del sangue.

«Non dovrei essere qui stasera», ha aggiunto, con la folla che rispondeva «invece sì». Quindi ha chiesto un minuto di silenzio per Corey Comperatore, il vigile del fuoco rimasto ucciso nell'attentato, baciando il suo elmetto e mostrando la sua giacca da pompiere.

Salvatore della democrazia

Sul piano interno ha sferrato un attacco all'amministrazione e ai dem, definendo l'ex speaker della Camera Pelosi «crazy Nancy». «Non dobbiamo – ha accusato – criminalizzare il dissenso o demonizzare il disaccordo politico, che è ciò che sta accadendo ultimamente nel nostro Paese a un livello che nessuno ha mai visto prima.

In questo spirito, il partito democratico dovrebbe smettere immediatamente di utilizzare il sistema giudiziario come un'arma e di etichettare il proprio avversario politico come nemico della democrazia», ha denunciato.

«Soprattutto perché non è vero. In effetti, sono io a salvare la democrazia per il popolo del nostro Paese», ha aggiunto l'ex presidente sotto processo per i tentativi di ribaltare il voto nel 2020 culminati nell'assalto al Capitol.

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