«Alto potenziale di violenze»La corrispondente di blue News in California: «Trump ha molto da perdere»
Philipp Dahm
4.11.2024
Helene Laube è corrispondente dagli Stati Uniti per blue News: in un'intervista, la giornalista svizzera parla della situazione emotiva in vista delle elezioni, elenca i temi più importanti e rivela quanto sia alto, secondo lei, il potenziale di violenza.
Philipp Dahm
04.11.2024, 16:47
04.11.2024, 18:12
Philipp Dahm
Hai fretta? blue News riassume per te
Helene Laube vive a San Francisco da 24 anni e scrive per blue News dagli Stati Uniti.
La zurighese descrive la vita nella Bay Area e il ruolo della politica nella sua quotidianità.
La corrispondente spiega la polarizzazione del Paese e quali sono i temi che muovono le persone.
Laube osa prevedere quanto tempo dovremo aspettare per il risultato del voto e come reagirà Trump in caso di sconfitta.
Helene, quando si è trasferita negli Stati Uniti e per quale motivo?
È stato un po' di tempo fa. Sono atterrata qui a San Francisco nell'ottobre del 2000. Il «Financial Times Deutschland» (FTD) mi aveva inviata qui come corrispondente e purtroppo il giornale è stato chiuso nel 2012 - io però sono rimasta.
Una delle prime vicende che ho seguito è stata quella delle elezioni presidenziali tra Al Gore e George W. Bush.
C'è stata una lunga disputa sul risultato delle elezioni del 2000.
Bush vinse con uno scarto di poco meno di 540 voti in Florida, che ancora oggi viene contestato. La decisione è stata lunga, credo cinque settimane. E alla fine non furono gli elettori a decidere il prossimo presidente, ma i nove giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Questa situazione ha anticipato le battaglie per le elezioni del 2020 e probabilmente anche per quelle di quest'anno.
Ha vissuto solo in California o anche altrove?
Dal 2000 ho sempre vissuto nella Bay Area, in vari quartieri di San Francisco, e anche a Sausalito, dall'altra parte del Golden Gate Bridge. Ma ho viaggiato molto per lavoro.
Ci descriva il quartiere dove vive ora.
Il quartiere si chiama Buena Vista e confina con Haight-Ashbury, particolarmente popolare tra i turisti. Molti lettori probabilmente lo conoscono.
Ha ancora un aspetto simile a quello dell'estate dell'amore, (la Summer of Love del 1967, cui diede vita il movimento culturale degli hippies, ndr) con molti negozi di seconda mano e shop dove si possono comprare pipe per l'uso di cannabis.
C'è ancora qualche hippy in giro, ma oggi il quartiere è piuttosto imborghesito.
Chi ci vive oggi?
Molti lavoratori di alto livello, uffici tecnologici, famiglie, soprattutto giovani. Tutta San Francisco e la Bay Area sono estremamente costose. Alcune persone posso rimanere qui grazie al controllo degli affitti. Io posso permettermi di rimanere solo perché da 10 anni non ho avuto aumenti di affitto. Molte persone non possono permettersi i normali prezzi di mercato.
Elezioni americane del 2024
Il 5 novembre l'America eleggerà un nuovo presidente. Non solo il presidente, ma anche 35 seggi del Senato, l'intera Camera dei Rappresentanti e undici governatori. blue News accompagnerà la fase calda del duello per la Casa Bianca non solo con uno sguardo dalla Svizzera, ma anche con reportage direttamente dagli Stati Uniti.
Patrick Semansky/AP/dpa
È pericoloso?
No, qui ci sono molti angoli piacevoli e non ho paura di uscire per strada. Contrariamente a quanto riportato da molti media nazionali e dalla stampa internazionale, questa città non è solo un mercato della droga a cielo aperto. E non ci sono senzatetto che giacciono ovunque per strada o che aggrediscono i passanti.
Sembra un quartiere molto liberale: nella sua cerchia di conoscenze ci sono persone che sostengono Trump?
No. Ma non escludo la possibilità di conoscere persone che votano per Trump, ma non lo fanno sapere.
La politica è spesso un problema nell'ambiente in cui vi muovete?
Sì, lo è sempre stato, ma dal 2016 lo è ancora di più. Le persone sono molto tese, frustrate, insicure e preoccupate che Trump vinca e che gli Stati Uniti e il mondo intero precipitino nel caos.
Il nervosismo e la paura sono palpabili. Ma i sondaggi mostrano che è così anche per i repubblicani. Anche loro sono nervosi e temono i «democratici radicali» e la fine degli Stati Uniti.
Quanto è forte la polarizzazione? C'è la speranza di un'intesa?
Direi che c'è ancora un consenso politico, ma c'è disaccordo su quanto sia forte. Ci sono questioni su cui molti democratici e molti repubblicani sono della stessa opinione.
Un esempio è il diritto all'aborto, che è sostenuto da una chiara maggioranza di elettori di entrambi i partiti. O per quanto riguarda le armi il divieto dei caricatori di grandi dimensioni per gli AR-15, le mitragliatrici semiautomatiche che negli Stati Uniti sono molto popolari.
Ma?
Il problema è che rispetto ai democratici, i repubblicani che credono che la violenza delle armi sia un problema importante, da mettere in cima all'agenda, sono molti di meno. Gli elettori repubblicani non spingono per una legislazione che affronti questo problema.
Perché il Paese è così diviso?
Lo definirei un divario di percezione: la maggior parte dei sostenitori di entrambi i partiti si sbaglia sulle preferenze degli elettori dell'altro partito. Credono che le convinzioni politiche condivise siano molto meno numerose di quanto non siano in realtà.
Questo divario è ancora più ampio tra le persone impegnate politicamente. Hanno una visione più distorta delle convinzioni dell'altra fazione. Ma la maggior parte degli americani che non vivono in una bolla democratica come San Francisco o New York City devono in qualche modo fare i conti con genitori, vicini di casa, insegnanti dei figli o medici che votano in modo diverso.
Quali sono i temi più importanti?
Per i democratici l'assistenza sanitaria, i diritti riproduttivi, compreso il diritto all'aborto, e l'economia sono in cima alla lista. Ma anche il cambiamento climatico, la politica ambientale e le leggi sulle armi giocano un ruolo importante. E la democrazia, perché queste persone hanno semplicemente paura che stiamo andando verso il fascismo.
E dall'altra parte?
Per gli elettori di Trump si tratta di economia, inflazione e sicurezza dei confini. L'immigrazione è un tema importante per entrambe le parti, ma le soluzioni e soprattutto la retorica sono diverse.
E ora la domanda fondamentale: chi vincerà le elezioni?
È impossibile fare una previsione. La situazione è troppo serrata.
Vi aspettate una partita sospesa o ci sarà un risultato in tempi brevi?
È difficile dirlo. Entrambe le cose sono ipotizzabili. Le prime indicazioni arrivano poco dopo le 19 dalla Georgia, quindi alle 4 del mattino di mercoledì in Svizzera. E poi mezz'ora dopo dalla Carolina del Nord.
Se Harris dovesse fare bene in questi due Swing States, potrebbe indicare che il risultato non dipende da Stati come il Michigan o la Pennsylvania, che contano i voti molto più lentamente.
Il tutto dipende anche dalla velocità con cui vengono contate le schede per corrispondenza. Diversi Stati permettono che queste schede arrivino e vengano contate anche dopo le elezioni.
Siete sicura delle vostre previsioni?
Nel 2016 si è saputo la sera stessa, mentre nel 2020 ci sono voluti quattro giorni. Credo che ci vorrà più tempo.
Cosa succederà se Donald Trump dovesse perdere le elezioni?
Quattro anni fa si è aggrappato al potere con ogni mezzo: perché non dovrebbe riprovarci questa volta? Soprattutto perché potrebbe evitare tutti i procedimenti penali a suo carico e un possibile soggiorno in carcere se tornasse alla Casa Bianca.
Trump - un pregiudicato - ha molto da perdere, lui e i suoi alleati si stanno già preparando a contestare i risultati delle elezioni, legalmente e non. Se il risultato sarà molto tirato, bisogna aspettarsi di tutto.
Ma?
Quattro anni fa, Trump era ancora al potere. Oggi, l'esercito e il Dipartimento di Giustizia fanno capo a Joe Biden. Trump avrebbe anche bisogno di molto sostegno da parte dei politici negli Stati e nel Congresso degli Stati Uniti.
Molti si sono rifiutati di sostenerlo nel 2020, quindi sarebbe molto difficile per lui comportarsi come quattro anni fa.
Come valuta il potenziale di violenza?
Relativamente alto. La retorica si sta intensificando, gli americani si sono armati ancora di più. Una parte significativa della popolazione sta normalizzando la violenza per raggiungere obiettivi politici.
Ci sono sondaggi in cui il sei, sette, otto per cento degli americani è favorevole all'uso della violenza. Non solo per riportare Trump in carica, ma anche per impedirglielo.