USATrump attacca Biden e Harris sullo scambio di prigionieri con Mosca: «Avete pagato»
SDA
2.8.2024 - 22:08
Joe Biden e Kamala Harris non hanno neppure fatto in tempo ad accogliere a mezzanotte di venerdì alla base di Andrew i prigionieri americani dello storico scambio con Mosca, tra lacrime ed emozioni, che già erano esplose le prime polemiche.
02.08.2024, 22:08
03.08.2024, 12:03
SDA
Preso in contropiede da quella che tutti riconoscono come una vittoria politica, diplomatica e morale del commander in chief, Donald Trump ha insinuato subito su Truth che l'accordo sia sfavorevole a Washington e che siano stati pagati soldi, cosa che «è un cattivo precedente per il futuro», ha accusato,
La circostanza è però subito stata esclusa dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan.
«Quando pubblicheranno – ha chiesto in un post il tycoon – i dettagli dello scambio di prigionieri con la Russia? Quante persone prendiamo rispetto a loro? Li stiamo anche pagando in contanti? Stiamo liberando assassini, killer o delinquenti? Sono solo curioso perché non facciamo mai buoni affari, in niente, ma soprattutto negli scambi di ostaggi. I nostri 'negoziatori' sono sempre un imbarazzo per noi!».
Trump rosica: «È una vittoria per Putin»
«Ho riportato a casa molti ostaggi – ha proseguito Trump – e non ho dato niente al Paese avversario, e mai un soldo. Farlo è un brutto precedente per il futuro. È così che dovrebbe essere, o questa situazione peggiorerà sempre di più. Stanno estorcendo denaro agli Stati Uniti d'America».
All'indomani ha rincarato la dose su Fox: «Penso che sia meraviglioso che Evan (Gershkovich, il reporter del Wsj) sia rientrato, come pure gli altri, ma i russi hanno fatto un affare fenomenale e questo crea un cattivo precedente. È una vittoria per Putin», ha aggiunto, che aveva detto di essere l'unico a poter riportare a casa Gershkovich, senza dare nulla in cambio allo zar.
In realtà in passato Trump ha approvato almeno quattro scambi di prigionieri: con l'Iran, i talebani, gli Houthi e la Turchia.
La seconda polemica riguarda Marc Fogel
La seconda polemica è stata aperta dai famigliari di Marc Fogel, la cui esclusione dallo scambio di prigionieri è stata per loro come «una pugnalata alle spalle».
Arrestato nel 2021 all'aeroporto della capitale russa con della marijuana (per uso terapeutico), il 63enne professore di storia della Anglo-American School di Mosca è stato condannato a 14 anni.
«Marc – ha accusato la sorella Anne – non è mai stato considerato una priorità. Lui è stato condannato con la stessa accusa di Brittney Griner (la star del basket Usa poi scambiata con un altro prigioniero, ndr), ma non è mai stato neppure designato come 'ingiustamente detenuto'. Noi non abbiamo alle spalle l'Nba né il Wall Street Journal».
In giugno la madre 95enne di Fogel ha fatto causa al Dipartimento di Stato americano per non aver dichiarato anche lui persona «ingiustamente detenuta».
Il reporter del Wsj: «Sto bene, parlerò dei dissidenti russi»
«Non molleremo, non molleremo», ha assicurato Biden, incalzato sul caso dai reporter prima di andare ad accogliere e abbracciare con Kamala e i familiari i prigionieri appena sbarcati dalla Turchia: Evan Gershkovich, l'ex marine Paul Whelan e la giornalista russo-americana di Radio Free Europe Alsu Kurmasheva.
«Sto bene», ha detto il reporter del Wsj, che nella sua istanza di grazia a Putin gli ha chiesto anche di intervistarlo.
Ma il suo primo pensiero è andato al fatto che tra i prigionieri liberati c'erano anche dissidenti russi, come quelli che ha conosciuto in carcere: «Mi piacerebbe vedere se potremmo fare qualcosa anche per loro. Vorrei parlarne alla gente nelle prossime settimane e nei prossimi mesi».
Ci sarebbe dovuto anche essere Navalny con loro
«È stata la decisione giusta, e se avevate dei dubbi li perderete dopo aver parlato con coloro che ora sono liberi», ha commentato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, snodo cruciale delle lunghe, pazienti e creative trattative per il più grande scambio di prigionieri dalla Guerra fredda.
Secondo Zeit, i negoziati sarebbero durati oltre due anni e avrebbero potuto coinvolgere anche Alexei Navalny.
Ma lo scetticismo della ministra degli Esteri Annalena Baerbock, è la ricostruzione del settimanale tedesco, avrebbe rallentato le trattative e nel frattempo l'ex nemico numero 1 di Putin è morto nella prigione siberiana dove era stato spedito.