Russia Il test del DNA conferma la morte di Prigozhin: la Wagner è decapitata

SDA

27.8.2023 - 20:15

È ormai certo: Yevgeny Prigozhin è morto.
È ormai certo: Yevgeny Prigozhin è morto.
Keystone

Il test del DNA ha messo oggi definitivamente fine alla parabola di Yevgeny Prigozhin, e probabilmente anche a quella della sua Wagner.

27.8.2023 - 20:15

Ora Vladimir Putin ha mano libera per portare a termine l'opera di pulizia nelle forze armate, consolidare il suo potere e proseguire in una guerra che potrà essere di lunga durata o, se sarà il caso, di mettervi fine con un negoziato senza il rischio di essere attaccato dagli estremisti nazionalisti.

Il Comitato investigativo, che conduce le indagini sullo schianto del jet Embraer il 23 agosto nella regione di Tver, mentre era in volo da Mosca a San Pietroburgo, ha reso noto che gli esami genetici hanno confermato l'identità dei dieci cadaveri ritrovati carbonizzati.

Una lista in cui figurano, oltre a Prigozhin, il comandante militare della Wagner, Dmitry Utkin, e Valery Chekalov, responsabile della logistica, delle finanze e dei contratti della milizia privata.

La Wagner, insomma, è stata decapitata. I nomi di membri della compagnia figurano tra gli altri quattro passeggeri identificati, insieme con i due piloti e l'unica donna a bordo, l'assistente di volo Kristina Raspopova.

Ancora sconosciute le cause dello schianto

Nessuna indicazione, per ora, sulle ipotesi relative alle cause dello schianto, dopo che nei giorni scorsi diverse testimonianze raccolte da canali Telegram russi e dai media occidentali avevano accennato alla possibilità che a bordo fosse esplosa una bomba.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha respinto come una «assoluta menzogna» le accuse a Putin di avere ordinato l'eliminazione di Prigozhin per vendetta dopo il suo tentativo di ribellione del 24 giugno, che il presidente aveva descritto come una «pugnalata alle spalle» da parte dell'uomo di cui egli stesso aveva creato la fortuna.

A questo punto tutti aspettano di vedere cosa succederà ai funerali. Se cioè potranno esserci reazioni da parte di miliziani della Wagner, e se eventualmente vi parteciperà lo stesso Putin, che nei giorni scorsi ha reso omaggio a Prigozhin come uomo e imprenditore «di talento», sottolineando tuttavia che ha commesso anche «seri errori».

«Al momento l'agenda del presidente è molto fitta», ha risposto Peskov quando gli è stato chiesto se il capo del Cremlino sarà presente per l'ultimo saluto.

L'integrazione dei mercenari nelle forze regolari

Quello su cui concordano gran parte degli analisti è che l'uscita di scena di Prigozhin apre la strada a Putin per portare a termine il processo di normalizzazione già avviato con l'integrazione delle compagnie private nei ranghi delle forze armate regolari – a cui Prigozhin si era ribellato – e la riduzione al silenzio dell'ala oltranzista dei sedicenti «patrioti», che hanno accusato il presidente di non usare metodi sufficientemente duri nel conflitto in Ucraina.

Tra gli esponenti più in vista Igor Girkin, ex comandante militare nel Donbass e ora blogger, arrestato il mese scorso. In un post sul suo canale Telegram il giorno dopo lo schianto dell'aereo, Girkin ha affermato di non potersi dire triste per la morte di Prigozhin, che ha definito «un nemico della Russia», ma ha aggiunto che quanto è avvenuto è la prova di una incertezza politica che si fa «più profonda nel Paese».

«Il presidente ora è più forte»

Sarà, ma probabilmente oggi Putin si sente più tranquillo. «Il presidente ora è più forte, ha il pieno controllo su tutto l'apparato militare e di sicurezza e può guardare alle elezioni del 2024, quando sarà sicuramente rieletto con una stragrande maggioranza», ha affermato in un'intervista al Corriere della Sera Dmitrij Suslov, direttore del Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia.

Prima di tutto, sottolineano molti osservatori, l'uscita di scena di Prigozhin rafforzerà la posizione del ministro della Difesa Serghei Shoigu e del capo di Stato maggiore Valery Gerasimov, i bersagli preferiti dei suoi attacchi.

E comunque, ha sottolineato in un intervento sul Financial Times Aleksandr Gabuev, direttore del Centro Carnagie Russia Eurasia a Berlino, la Russia è riuscita a portare avanti una guerra di 18 mesi «non per le performance tanto vantate di Wagner sul terreno ma per il volume di risorse che il governo può mobilitare, le capacità delle persone capaci di mantenere a galla l'economia russa e la posizione incontrastata di Putin all'interno».

Ora il presidente potrà decidere di usare questo potere per portare avanti una guerra a bassa intensità, come prevede Suslov. Ma anche, se si presenterà l'occasione, per arrivare a un compromesso senza il rischio di essere attaccato dai duri e puri come Prigozhin e Girkin.

SDA