Guerra in Ucraina Scholz a Kiev: «La pace di Putin non sia un diktat»

SDA

2.12.2024 - 21:34

Olaf Scholz e Volodymyr Zelensky si stringono la mano al termine della conferenza stampa indetta per l'arrivo del cancelliere tedesco.
Olaf Scholz e Volodymyr Zelensky si stringono la mano al termine della conferenza stampa indetta per l'arrivo del cancelliere tedesco.
KEYSTONE

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è comparso a Kiev per un visita a sorpresa, poche ore dopo la partenza dei vertici dell'Unione Europea, che hanno inaugurato il loro mandato nella capitale ucraina proprio per sottolineare il loro «incrollabile sostegno». Scholz, in conferenza stampa con il presidente Volodymyr Zelensky, ha affermato che Vladimir Putin non può imporre una «pace-diktat» e neppure può immaginare di far «morire di freddo gli ucraini» pur di piegarli. «La Germania – ha detto – non lo permetterà».

Il cancelliere – spesso accusato di essere fin troppo tiepido con la Russia e tanto più criticato per aver telefonato a Putin, rompendo così l'embargo diplomatico del G7 – nel corso del viaggio ha annunciato un pacchetto di aiuti militari da 650 milioni di euro, che comprendono, tra le varie cose, difesa aerea Iris-T e panzer Leopard 1.

Più tardi, però, i funzionari tedeschi hanno dovuto precisare che gli aiuti fanno parte di una tranche già annunciata. Ciò non toglie che Berlino sia il primo contributore europeo dell'Ucraina in termini di equipaggiamento militare (28 miliardi di euro dall'inizio dell'invasione).

«Nei prossimi anni non rinunceremo a mobilitare il sostegno necessario», ha dichiarato Scholz. Che però deve affrontare le elezioni in patria e i sondaggi non sono per lui rosei.

Regnano gli interrogativi

La missione cade ad ogni modo in un momento delicatissimo per l'Ucraina.

Zelensky, da quando è stato eletto Donald Trump, ha corretto in qualche modo il tiro del suo piano per la vittoria, aprendo alle ipotesi di negoziati con la Russia e tregua in cambio però di garanzie di sicurezza.

Si tratta però di uno scenario pieno d'interrogativi, e gli ucraini sono terrorizzati dall'idea di perdere il controllo, e che le decisioni siano prese altrove.

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, ricevendo il suo omologo ungherese Peter Szijjarto, ha dato la sua interpretazione: «L'Occidente, ovvero Bruxelles, Londra, Parigi, Washington, comincia a parlare di un cessate il fuoco come di un modo per dare respiro all'Ucraina e consentire così la possibilità d'inondarla nuovamente di armi avanzate a lungo raggio e, ovviamente, questo non è un percorso verso la pace».

Ucraina nella Nato prima di Trump, possibile?

Al netto delle inesattezze a scopo di propaganda, l'intervento di Lavrov dimostra che i grandi player si stanno posizionando.

Gli ucraini hanno allora immaginato un piano a due tappe per ottenere l'agognato invito alla Nato prima dell'insediamento di Trump, partendo dal fatto che i ministri degli Esteri di Usa e Germania, Antony Blinken e Annalena Baerbock, sono più favorevoli a concederlo dei loro leader. Quindi sperano in una raccomandazione nel quadro della ministeriale Nato di martedì.

Un'alta fonte diplomatica alleata l'ha però escluso vigorosamente. «Perché se tutti i ministri degli Esteri dei 32 Paesi decidono di raccomandare ai leader d'invitare l'Ucraina allora la decisione è già stata presa, e sarebbe una decisione davvero storica», confida. «Però nel periodo che precede il vertice Nato dell'Aja la discussione s'intensificherà e si discuterà se farlo o meno».

Si pianificano le spedizioni di truppe 

I tempi insomma devono maturare. Trump deve esprimersi. Gli europei devono capire come vogliono muoversi.

L'idea d'inviare truppe in Ucraina nel caso di una tregua, ad esempio, potrebbe non essere campata per aria. «È logico che in molte capitali sia in corso una pianificazione militare, perché sappiamo tutti che se dovesse esserci un accordo per il cessate il fuoco, la prima cosa che Kiev chiederà saranno garanzie di sicurezza», ragiona un'altra fonte alleata.

«C'è una buona possibilità che, alla luce della condivisione del peso con gli Usa, queste truppe alla fine siano europee. Quindi sì, le capitali stanno riflettendo perché è prudente pianificare, ma non c'è alcuna discussione in corso all'interno della Nato». E non potrebbe essere altrimenti, data la struttura dell'Alleanza.

SDA