Guerra in Ucraina Guterres chiede «una pace giusta», ma Putin lo gela

SDA

24.10.2024 - 21:17

Il presidente russo Vladimir Putin e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si stringono la mano a margine del vertice dei BRICS a Kazan.
Il presidente russo Vladimir Putin e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si stringono la mano a margine del vertice dei BRICS a Kazan.
KEYSTONE

In Ucraina c'è bisogno di «una pace giusta», nel rispetto «della Carta delle Nazioni Unite» e «della legge internazionale». L'appello è stato lanciato direttamente dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, al presidente russo Vladimir Putin, seduto di fronte a lui al tavolo del vertice allargato del gruppo delle economie mondiali emergenti Brics a Kazan.

Ma il presidente russo, al termine dei lavori, ha annunciato davanti ai media che Mosca prenderà in considerazione solo le proposte negoziali che riconosceranno la «situazione reale sul terreno». Cioè il controllo russo sui territori conquistati.

Nessun passo indietro, dunque, mentre Putin si dice sicuro che il suo esercito «sta avanzando in tutte le sezioni del fronte» e ha «cominciato ad eliminare» 2000 soldati ucraini rimasti intrappolati nella regione russa di Kursk, dove le forze di Kiev erano penetrate lo scorso agosto.

Truppe nordcoreane nel Kursk?

Proprio nel Kursk, affermano i servizi segreti ucraini, i comandi russi hanno cominciato a schierare le truppe nordcoreane che secondo Kiev, la Corea del Sud e la Nato sono state inviate da Pyongyang sulla base di un accordo di cooperazione militare approvato oggi in prima lettura dalla Duma, la camera bassa del parlamento russo. Lo stesso Putin non ha smentito l'arrivo dei militari nordcoreani.

«Le immagini satellitari sono una cosa seria, se esistono, devono corrispondere a qualcosa», ha detto in conferenza stampa il presidente russo, aggiungendo che l'articolo 4 dell'accordo tra Russia e Corea del Nord prevede di fornire assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due paesi. E tale è agli occhi di Mosca l'incursione ucraina nel Kursk.

«Sappiamo da quali Paesi europei della Nato vengono»

Putin ha poi accusato a sua volta i paesi occidentali di partecipare al conflitto con propri militari addetti all'impiego di armamenti sofisticati, come missili e droni marini, che «i soldati ucraini da soli non possono usare». «Sappiamo chi è presente là, e da quali paesi europei della Nato vengono», ha insistito.

Il capo del Cremlino non si mostra particolarmente sensibile, dunque, alle preoccupazioni manifestate dagli Usa e dai paesi europei per un possibile allargamento del conflitto.

Un pericolo confermato dalle dichiarazioni del presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, secondo le quali Seul «non rimarrà con le mani in mano» di fronte a questa «provocazione» e potrebbe decidere di «rivedere» la linea seguita fino a questo momento di non fornire a Kiev «armi letali».

Il Cremlino non vuole ammorbidire la sua posizione

Forte del successo d'immagine ottenuto con il vertice di Kazan, al quale oggi in forma allargata hanno partecipato 35 paesi, Putin sembra voler tirare dritto per la sua strada, anche se si è detto grato alle offerte di mediazione avanzate da diversi Stati, tra cui Cina e Brasile.

Il Cremlino insomma, così come sull'altro fronte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sembra poco propenso ad ammorbidire le sue posizioni in attesa del risultato delle presidenziali americane.

Putin ha detto a questo proposito di considerare «sincere» le parole del candidato repubblicano Donald Trump quando dice che se verrà eletto intende mettere fine rapidamente al conflitto in Ucraina.

Per quanto riguarda le relazioni future tra Mosca e Washington, ha aggiunto, esse «dipendono prima di tutto dagli Stati Uniti», e quindi dalla prossima amministrazione.

Mettere fine «immediatamente» ad ogni violenza.

Il resto dell'ultima giornata del vertice è stato dedicato in gran parte al Medio Oriente, con gli appelli, a cui si è associato Guterres, a mettere fine «immediatamente» ad ogni violenza.

Oltre che alle rinnovate affermazioni dei partecipanti di volere partecipare alla costruzione di quello che Putin ha chiamato «un ordine mondiale più equo».

Un processo non facile, ha ammesso il presidente russo, secondo il quale esso è ostacolato da «forze abituate a pensare ed agire nella logica del dominio su tutto e tutti». Vale a dire gli occidentali.

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