CatalognaPuigdemont torna in Spagna dopo sette anni, ma si dilegua
SDA
8.8.2024 - 20:24
Un'apparizione lampo nel cuore di Barcellona, un breve discorso a una folla di simpatizzanti e una possibile nuova fuga in incognito. Il ritorno di Carles Puigdemont in Spagna, a quasi sette anni da quando scappò all'estero per evitare le azioni penali a suo carico in patria, ha le sembianze di una sequenza da film di azione. L'epilogo della vicenda è però ancora tutto da scrivere.
Keystone-SDA
08.08.2024, 20:24
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Che il leader secessionista puntasse a ripresentarsi fisicamente nella sua Catalogna a stretto giro di posta, dopo esser stato protagonista di una lunga e intricata serie di vicissitudini politiche e giudiziarie, era diventato sempre più chiaro nelle ultime settimane, per sua ammissione diretta. Molto più incerti erano invece i pronostici sugli scenari plausibili in caso avesse mantenuto l'intenzione di rimettere piede in patria.
Perché sulla testa dell'ex governatore catalano pende ancora un mandato nazionale di arresto per un reato di malversazione, legato al tentativo secessionista che guidò nel 2017. E sia lo stesso Puigdemont sia i suoi più stretti collaboratori si erano ben guardati dal fornire dettagli su come volessero affrontare il rischio di cattura.
Ma questa saga a più capitoli si arricchisce ora dell'ennesimo colpo di scena: il leader più riconoscibile dell'indipendentismo catalano prima è apparso in una delle zone più turistiche di Barcellona, poi è improvvisamente svanito nel nulla. Non si è mai presentato davanti ai microfoni in parlamento, dove era atteso un suo intervento.
È nuovamente latitante
La nuova latitanza è scattata in pieno giorno, a poche centinaia di metri da un Parlamento catalano sorvegliato da decine di agenti delle forze dell'ordine, in previsione dell'appuntamento, quasi in contemporanea, dell'investitura del nuovo governatore il socialista Salvador Illa, eletto poi in serata.
A Barcellona è scattata la caccia a Puigdemont con i Mossos d'Esquadra (la polizia catalana), criticatissimi da più parti per essersi lasciati sfuggire il bersaglio grosso di una delle cause giudiziarie con più impatto politico in Spagna negli ultimi decenni, impegnati in posti di blocco e pattugliamenti per scongiurare potesse lasciare la città.
La scelta del momento per questo clamoroso ritorno in Spagna è legata agli sviluppi più recenti della questione catalana. Con Puigdemont di fronte a un doppio ostacolo: da un lato la sconfitta alle ultime elezioni regionali del suo partito, Junts per Catalunya, dall'altro il rifiuto del giudice ad applicare anche a lui l'amnistia approvata dal Parlamento spagnolo come contropartita al decisivo sostegno delle formazioni indipendentiste all'attuale governo centrale di Pedro Sánchez.
«Oggi sono qui per ricordare che ci siamo ancora»
Già nell'ultima campagna elettorale, l'ex governatore, comunque eletto deputato locale, aveva promesso di voler rientrare in patria per l'investitura del nuovo presidente catalano. Ma il rischio di essere arrestato non gli ha fatto cambiare idea.
«Da sette anni ci perseguitano per aver voluto ascoltare la voce del popolo catalano», ha detto su un palco allestito da Junts prima di sparire nel nulla, con l'iconico Arco di Trionfo di Barcellona sullo sfondo, rievocando il referendum sulla secessione promosso dal suo governo e mai autorizzato dallo Stato. «Ma oggi sono qui per ricordare che ci siamo ancora», ha aggiunto di fronte ad alcune migliaia di simpatizzanti.
L'ultima sua immagine captata dalle TV in questo episodio lo ritrae subito il discorso, con il suo storico legale Gonzalo Boye pronto a prenderlo sottobraccio mentre gli bisbiglia: «Andiamo». Ora i Mossos sono alla caccia di favoreggiatori della sua possibile fuga in auto: al momento, due agenti dello stesso corpo di polizia sono stati arrestati con questa accusa.