Medio Oriente L'ONU: «A Gaza il 67% delle vittime sono donne e bambini»

SDA

3.11.2023 - 21:18

Donne e bambini sono i più colpiti dai raid israeliani.
Donne e bambini sono i più colpiti dai raid israeliani.
Keystone

«Donne, bambini e neonati a Gaza stanno sopportando in modo sproporzionato il peso dell'escalation delle ostilità nei territori palestinesi occupati, sia in termini di vittime che di ridotto accesso ai servizi sanitari».

Lo denunciano in una nota congiunta il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef), l'Agenzia per i rifugiati palestinesi (Unrwa), l'Agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

«Al 3 novembre, secondo i dati del Ministero della Sanità, nella Striscia di Gaza sono stati uccisi 2.326 donne e 3.760 bambini, pari al 67% di tutte le vittime, mentre altre migliaia sono rimaste ferite. Ciò significa che ogni giorno vengono uccisi o feriti 420 bambini, alcuni dei quali hanno solo pochi mesi», riportano le agenzie Onu.

«Si stima che ci siano 50.000 donne incinte a Gaza, e più di 180 partoriscono ogni giorno. Il 15% di loro rischia di avere complicazioni legate alla gravidanza o al parto e hanno bisogno di ulteriori cure mediche», continua la nota. «Con la chiusura di 14 ospedali e 45 centri di assistenza sanitaria di base, alcune donne sono costrette a partorire in rifugi, nelle loro case, per strada tra le macerie o in strutture sanitarie sovraffollate, dove le condizioni igienico-sanitarie stanno peggiorando e il rischio di infezioni e complicazioni mediche è in aumento. Anche le strutture sanitarie sono sotto tiro: il 1° novembre è stato bombardato l'ospedale Al Hilo, un'importante struttura per la maternità».

A rischio anche i neonati

«Anche la vita dei neonati è appesa a un filo. Se gli ospedali finissero il carburante, la vita di circa 130 bambini prematuri che dipendono dai servizi di terapia intensiva e neonatale sarà minacciata, poiché le incubatrici e altre attrezzature mediche non funzioneranno più».

Le agenzie sottolineano la necessità di «una pausa umanitaria immediata per alleviare le sofferenze ed evitare che una situazione disperata diventi catastrofica. Tutte le parti in conflitto devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario di proteggere i civili e le infrastrutture civili, compresa l'assistenza sanitaria».