Medio Oriente Netanyahu: «Entreremo a Rafah con o senza accordo»

SDA

1.5.2024 - 10:28

Rafah resta nel mirino di Benyamin Netanyahu, con o senza accordo con Hamas per una tregua di lunga durata.

Palestinesi osservano la distruzione dopo un attacco aereo israeliano a Rafah, nella Striscia di Gaza. Lunedì 29 aprile 2024.
Palestinesi osservano la distruzione dopo un attacco aereo israeliano a Rafah, nella Striscia di Gaza. Lunedì 29 aprile 2024.
KEYSTONE

Nonostante l'ottimismo per un'intesa che nelle prossime 48 ore si dovrebbe concretizzare nelle trattative al Cairo, il premier israeliano insiste – almeno a parole – nel rivendicare la necessità dell'operazione militare nella città più a sud di Gaza, piena di sfollati palestinesi.

Durante un incontro con i rappresentanti delle famiglie dei circa 130 ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas dal 7 ottobre scorso, Netanyahu ha ribadito che «l'idea di porre fine alla guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi è inaccettabile».

«Noi – ha spiegato – entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale».

Gli Stati Uniti non vogliono un'operazione terrestre

Una mossa tuttavia che deve fare i conti con la netta opposizione degli Stati Uniti, che non vogliono l'operazione di terra, oltre che dell'Onu («sarebbe un'escalation intollerabile», secondo il segretario generale dell'ONU Guterres), e con lo spettro di possibili mandati di arresto per crimini di guerra da parte della Corte penale internazionale dell'Aja sia per il premier sia per altri membri della leadership politico-militare di Israele.

Non a caso Netanyahu ha denunciato che la Corte non ha «alcuna autorità su Israele» e che gli eventuali mandati sarebbero «un crimine d'odio antisemita».

L'accordo prevede due fasi?

Spetta ora al segretario di Stato Usa Antony Blinken alla sua ennesima missione, da martedì sera, in Israele spingere sull'accordo che sembra in dirittura d'arrivo e fare della ventilata iniziativa della Cpi il grimaldello con Netanyahu per rimuovere dal tavolo l'operazione militare a Rafah, per la quale l'Idf ha già i piani pronti.

Le indiscrezioni sull'intesa riportate dal Wall Street Journal prevedono due fasi: la prima con il rilascio di almeno 20 ostaggi in 3 settimane per un numero imprecisato di prigionieri palestinesi; la seconda include un cessate il fuoco di 10 settimane durante le quali Hamas e Israele si accorderebbero su un rilascio più ampio di ostaggi e su una pausa prolungata nei combattimenti che potrebbe durare fino a un anno.

Un obiettivo così importante, a quasi 7 mesi dall'inizio della guerra, che ha spinto Blinken a rivolgersi direttamente ad Hamas per chiedere alla fazione palestinese di accettare «senza ulteriori ritardi» la proposta.

Si sono mossi gli investigatori della CPI

Lo spettro dell'Aja per Israele sta assumendo intanto contorni sempre più netti visto che gli investigatori della Cpi, secondo la Reuters, hanno raccolto testimonianze tra il personale dei due maggiori ospedali di Gaza.

«Le fonti, che hanno chiesto di non essere identificate per la delicatezza dell'argomento, hanno riferito che gli investigatori della Cpi hanno raccolto testimonianze dal personale che ha lavorato nel principale ospedale di Gaza City, l'Al Shifa, e nel Nasser, il maggior nosocomio di Khan Younis».

«La possibilità che la Cpi emetta mandati di arresto per crimini di guerra contro comandanti dell'Idf e leader di Stato, è uno scandalo su scala storica», ha ribattuto Netanyahu.

«Sarà la prima volta che un Paese democratico, che lotta per la propria esistenza secondo tutte le regole del diritto internazionale, verrà accusato di crimini di guerra. Se dovesse accadere – ha tuonato il primo ministro israeliano – sarebbe una macchia indelebile per tutta l'umanità. Un crimine d'odio antisemita, che aggiungerebbe benzina all'antisemitismo».

Molo temporaneo per la striscia quasi completato

Al 208esimo giorno di conflitto intanto, si comincia a intravedere la concretezza della continuità degli aiuti umanitari a Gaza.

Il portavoce del Consiglio per la sicurezza americana John Kirby ha fatto sapere che «il molo temporaneo per l'ingresso di aiuti a Gaza sarà completato nei prossimi giorni» dato che i lavori di costruzione stanno procedendo «molto velocemente».

Il Centcom ha anche diffuso le immagini del molo costruito al largo della costa della Striscia. Le foto mostrano l'equipaggio di diverse navi militari impegnato nella costruzione della piattaforma, che avrà un costo di circa 320 milioni di dollari.