Medio Oriente Nasrallah: «L'attacco di Israele è una dichiarazione di guerra»

SDA

19.9.2024 - 20:48

«È stata una dichiarazione di guerra da parte di Israele», ha tuonato il leader sciita Hassan Nasrallah nel suo tanto atteso discorso.
«È stata una dichiarazione di guerra da parte di Israele», ha tuonato il leader sciita Hassan Nasrallah nel suo tanto atteso discorso.
KEYSTONE

Il fronte israelo-libanese del Medio Oriente in fiamme è diventato l'epicentro delle ostilità, facendo quasi passare in secondo piano la situazione a Gaza.

In Galilea le sirene hanno risuonato continuamente per i razzi lanciati dagli Hezbollah, e gli israeliani hanno risposto con massicce incursioni aeree in Libano.

I caccia dell'Idf hanno anche sorvolato a bassa quota Beirut, rompendo il muro del suono, come gesto di sfida al discorso di Hassan Nasrallah, che si attendeva giurasse vendetta per il maxi sabotaggio ai cercapersone e ai walkie talkie delle sue milizie.

«È stata una dichiarazione di guerra da parte di Israele», ha tuonato il leader sciita, senza tuttavia annunciare per il momento un contrattacco sul larga scala.

«La punizione arriverà, ma non diremo quando e dove», il suo unico avvertimento. A cui è seguito il via libera dello stato maggiore israeliano ai piani di battaglia per il confine settentrionale.

«Oltrepassate tutte le linee rosse»

Il conteggio delle vittime non è ancora concluso, dopo la sorprendente operazione che in due giorni ha messo in scacco gli Hezbollah facendo esplodere migliaia di apparecchi di comunicazione in tutto il Paese ed anche in Siria, provocando almeno una quarantina di morti e tremila feriti. Un'azione non rivendicata dallo Stato ebraico, ma con i tratti distintivi del Mossad.

Lo stesso Nasrallah, nell'intervento trasmesso in tv da una località segreta, ha ammesso che il suo movimento «ha subito un duro colpo, senza precedenti».

Allo stesso tempo ha accusato il nemico di aver «oltrepassato tutte le linee rosse» prendendo di mira «aree affollate di civili». La sua retorica incendiaria contro Israele non ha tuttavia portato all'annuncio di un'escalation militare.

Il capo del partito di Dio si è limitato a promettere che il «fronte libanese resterà aperto finché non finirà l'aggressione contro Gaza» e che la rappresaglia ci sarà, senza tuttavia precisare «tempi e luoghi».

Ancora una volta, un apparente segnale di voler puntare più su una guerra psicologica con Israele che su un conflitto su larga scala. In linea con gli alleati iraniani.

Una «nuova fase della guerra»?

Il discorso di Nasrallah è stato oggetto di valutazione durante una riunione convocata da Benyamin Netanyahu con i suoi ministri, ma lo Stato ebraico continua a premere con l'obiettivo dichiarato di riportare nelle proprie case i 60'000 residenti fuggiti dalle zone di confine, dove oggi sono stati uccisi due soldati israeliani.

Negli ultimi giorni il governo, a partire dal premier, ha ripetuto che serve un «cambiamento fondamentale» per la sicurezza nel nord, mentre il ministro della Difesa Yoav Gallant ha parlato di una «nuova fase della guerra» in cui le «operazioni continueranno».

Anche se l'ex generale, spesso in rotta di collisione con Bibi, ha parlato di «opportunità significative ma anche di gravi rischi».

Si moltiplicano i tentativi di mediazione

Proprio per scongiurare i gravi rischi legati alla polveriera libanese si moltiplicano i tentativi di mediazione della diplomazia occidentale. I ministri degli Esteri di Stati Uniti, Francia, Italia, Germania e Gran Bretagna si sono riuniti a Parigi per fare il punto della situazione.

Antony Blinken, in un bilaterale con Stephane Sejourne, ha invocato «moderazione da tutte le parti», mentre Antonio Tajani ha portato nella capitale francese, per condividerle con i colleghi, le informazioni che arrivano dai militari italiani impegni in Unifil, a Beirut e al confine israelo-libanese.

Dalla Cnn intanto è arrivata l'indiscrezione che Netanyahu non incontrerà Joe Biden a New York, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu. Un ulteriore indizio che non lascia intravedere nulla di buono, neanche per quanto riguarda la trattativa sugli ostaggi a Gaza.

Anche il capo del Pentagono Lloyd Austin ha rinviato il suo viaggio in Israele inizialmente previsto all'inizio della prossima settimana in seguito all'escalation delle tensioni.

In questa persistente instabilità, le compagnie aeree sono corse ai ripari: sia Lufthansa, con Swiss, che Air France hanno esteso lo stop ai voli nella regione, mentre Londra ha invitati i britannici a lasciare il Libano quanto prima paventando «un rapido peggioramento della situazione».

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