Parlamento europeo Nasce la Commissione von der Leyen II, Ursula unica star

SDA

17.9.2024 - 19:32

Molte supervisioni cruciali resteranno a lei stessa, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Molte supervisioni cruciali resteranno a lei stessa, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
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Uno per tutti e tutti per lei. La Commissione von der Leyen volume due è un capolavoro di realismo politico – che tiene conto dei risultati alle europee – con un tocco sapiente nel mix geografico e di genere. Ma la star è chiaramente una sola: Ursula, la presidente d'Europa.

Eliminati i rivali principali della precedente legislatura (Breton, per decapitazione, e Borrell, per consunzione naturale), von der Leyen usa come trampolino di lancio il rapporto Draghi – parola chiave: interconnessioni – e dà vita a una catena di comando «agile» concentrando il potere nelle mani di sei vicepresidenti esecutivi, vero e proprio direttorio del nuovo collegio. Con un dettaglio cruciale: molte supervisioni cruciali resteranno a lei.

Intanto quattro posizioni di vertice vanno ad altrettante donne, per compensare il fatto che in totale gli uomini occupano il 60% delle cariche, nonostante von der Leyen avesse chiesto apertamente la parità. Qui spiccano i nomi della spagnola Teresa Ribera (socialista) e dell'estone Kaja Kallas (liberale).

Ma se la nuova alto rappresentante nel direttorio ci entra de jure (lo stabiliscono i Trattati), l'ormai ex ministra per la Transizione Ecologica si è vista assegnare un maxi-portafoglio, che spazia dal Green Deal alla Competizione, dai prezzi per l'energia alla revisione degli aiuti di Stato – la lista precisa non c'è ancora ma è chiaro che diversi commissari dovranno fare capo a lei, soddisfacendo così la richiesta di S&D di avere un posto al sole.

Si prosegue con la finlandese del Ppe Henna Virkkunen (Sovranità tecnologica, Sicurezza e Democrazia) e la socialista rumena Roxana Minzatu (Persone, Competenze e Preparazione). Completano la squadra il francese Stéphane Séjourné, macroniano di ferro, incaricato della Prosperità e della Strategia Industriale, e Raffaele Fitto, alla Coesione e le Riforme.

Šefcovic mantiene il dossier Svizzera

Al di sotto del direttorio sfilano i restanti 20 commissari. Che sono eguali tra loro ma qualcuno è più uguale degli altri. Impossibile non notare che i dossier economici restano saldamente nelle mani dei falchi.

Maroš Šefcovic (Slovacchia) viene confermato e si occuperà di Commercio e Sicurezza Economica, nonché, come fatto finora, delle relazioni e dei negoziati tra la Svizzera e la Commissione europea. Sarà incaricato di approfondire i partenariati dell'Ue nel mondo e di promuovere un commercio «libero ed equo». Oltre ai negoziati con la Svizzera, sarà responsabile in particolare delle relazioni con il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Cina.

Mentre Valdis Dombrovskis (Lettonia) avrà l'Economia e la Produttività, l'Implementazione e la Semplificazione. Tra le deleghe di Dombrovskis c'è il Patto di Stabilità e Crescita e riporterà direttamente alla presidente (al collegio, per altri aspetti). Destino analogo per il commissario Piotr Serafin: la Polonia ha ottenuto l'agognato dicastero al Bilancio ma, anche in questo caso, il suo supervisore diretto sarà von der Leyen.

«In generale – ha precisato la presidente – ogni decisione su tutto ciò che riguarda il bilancio è una decisione collegiale: l'intero collegio decide, non sono i singoli commissari a decidere sugli esborsi del bilancio europeo». A guidare le sue scelte, ha detto, sono state «linee guida politiche su cui abbiamo lavorato insieme» e le «settimane intense di negoziati con gli Stati membri». La stella polare è una: «l'interesse europeo».

Le novità e il nucleare

Come promesso, le novità sono molteplici. C'è il dicastero della Difesa e Spazio, affidato al lituano Andrius Kubilius, che avrà la responsabilità pure della politica industriale (e giustamente, altrimenti sarebbe stato vuoto, visto che in generale la sicurezza è compito dell'alto rappresentante e infatti riporterà a Kallas).

C'è il Mediterraneo, assegnato alla croata Dubravka Šuica. Oppure le Partnership Internazionali, di responsabilità del ceco Jozef Síkela. La nuova Commissione, nell'idea di von der Leyen, dovrà continuare ad essere «geopolitica», per difendere gli interessi dell'Ue.

Nonostante l'attento manuale Cencelli in salsa teutonica, però, è impossibile evitare le contraddizioni, sempre striscianti quando si parla di Europa. Il danese Dan Jørgensen sarà il commissario all'Energia e nella sua lettera d'incarico von der Leyen lo ha pregato di spingere l'espansione dei «reattori nucleari modulari di piccole dimensioni», tecnologia controversa e nascente destinata a rendere le centrali nucleari più accessibili e veloci da costruire. Peccato che l'ex ministro danese per il clima si è opposto a una spinta dell'Ue a riconoscere l'energia nucleare come «sostenibile». Anche questo è il metodo von der Leyen.

SDA