Ucraina Morti e inondazioni per la diga di Kakhovka, «petrolio nel Mar Nero»

SDA

7.6.2023 - 21:31

Una stazione di servizio allagata a Kherson, mercoledì 7 giugno 2023.
Una stazione di servizio allagata a Kherson, mercoledì 7 giugno 2023.
KEYSTONE

Un numero imprecisato di morti, migliaia di civili evacuati, migliaia di chilometri quadrati di campagna e decine di villaggi inondati, tutti i quartieri sud della città di Kherson sommersi.

7.6.2023 - 21:31

È questo il colpo d'occhio sul sud dell'Ucraina investito dall'onda di piena del fiume Dnipro, che dalla diga distrutta di Nova Khakovka è arrivata nel Mar Nero, portando con sé anche un'enorme chiazza di petrolio di almeno 150 tonnellate di olio da turbina della centrale idroelettrica distrutta.

E dissotterrando mine lasciate sul terreno dagli invasori russi, che potrebbero diventare un pericolo mortale nascosto nel fango per abitanti e soccorritori, secondo l'allarme lanciato dall'unità di sminamento della Croce Rossa internazionale.

2.500 chilometri quadrati colpiti dal disastro

Dei morti si sa ancora poco, mentre fonti ucraine raccontano di soldati russi travolti dalle acque nelle prime ore dopo il crollo. Ma l'estensione del disastro è evidente: le foto del satellite statunitense Maxar indicano che la superficie colpita dal disastro, fra la diga e il Mar Nero, è di circa 2500 chilometri quadrati, pari a oltre un terzo dell'intero territorio alluvionato in maggio in Emilia Romagna.

Le foto comparate inviate dal satellite europeo Copernicus Sentinel-3 mostrano chiaramente come il corso del Dnipro a valle della diga abbia allagato un territorio largo quanto il bacino a monte da cui l'acqua sta defluendo e come l'onda abbia sommerso i quartieri sud della città capoluogo di Kherson, capoluogo dell'omonima Oblast: tutto l'abitato stretto fra il corso principale del Dnipro e il suo affluente Kosheva.

L'acqua marrone ricopre case, strade e terreni

Foto e filmati da Kherson mostrano l'acqua marrone che ricopre strade e terreni e alcune abitazioni basse delle quali emerge solo il tetto. Il terreno sul lato destro (ovest), ancora tenuto dall'Ucraina, più elevato, sembra essere meno colpito rispetto a quello sul lato sinistro, occupato dai russi.

I villaggi e gli insediamenti coinvolti sulle due sponde del Dnipro, ha fatto sapere il ministro dell'Interno ucraino Igor Klymenko, nominato responsabile del coordinamento dell'emergenza, sono per ora almeno 29, 19 dei quali in territorio controllato da Kiev, 10 in quello occupato.

Ma l'onda di piena ha lambito anche la città di Mykolaiv, che sorge vicino alla foce di un altro fiume, il Bug Orientale, che a sua volta sfocia alla bocca del Dnipro.

Centinaia di migliaia di persone senza acqua potabile

Le persone colpite dalla catastrofe, secondo prime stime fatte dalle autorità locali, sono almeno 42'000, mentre alcuni media ne indicano fino a 60'000 o più. «Almeno 100 mila persone vivevano in queste aree prima dell'invasione russa», ha scritto Zelensky su Telegram. «Decine di migliaia sono ancora lì. Centinaia di migliaia di persone sono rimaste senza il normale accesso all'acqua potabile».

Finora sono circa 2700 i civili che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni sui due lati del fiume, secondo fonti ufficiali locali, ma i numeri reali restano per ora nebulosi. Ad aggiungere confusione, Klymenko ha detto in serata che finora sono state soccorse ed evacuate 1894 persone, delle quali 1431 dalla zona di Korabel, a sud di Mykolaiv, quindi non sull'onda di piena principale.

Una chiazza di petrolio che si riversa nel Mar Nero

Quanto al disastro ecologico, «si è formata una chiazza di petrolio di almeno 150 tonnellate che viene trasportata dalla corrente», ha denunciato Zelensky, che ha aggiunto di non poter prevedere quante altre sostanze chimiche si possano aggiungere ad esso, dai fertilizzanti ai prodotti petroliferi stoccati nelle aree alluvionate. Il tutto ha sommerso campi e abitati e si riversa nel Mar Nero.

Secondo Igor Syrota, CEO della compagnia elettrica ucraina Ukrhydroenergo, interpellato da CNN, «400 tonnellate di olio da turbina erano stoccate lì in permanenza» come parte del macchinario, e quanto possa già essersi sversato nella tracimazione del bacino è ancora impossibile da verificare.

Distrutta anche una conduttura d'ammoniaca?

Ora inoltre un secondo potenziale disastro ambientale rischia di sommarsi a quello della diga, se fosse vero quando denunciato dai russi, secondo i quali un «gruppo di sabotatori ucraini» ha fatto saltare in aria nella regione di Kharkiv, nel nord-est verso il confine bielorusso, la conduttura che trasporta ammoniaca dalla Russia al porto ucraino di Odessa, provocando «feriti tra la popolazione e una dispersione di ammoniaca nell'ambiente».

Una versione lontanissima da quella ucraina che, citando il capo dell'amministrazione militare dell'Oblast, parla di un nuovo cannoneggiamento russo sulla condotta nel distretto di Kupiansk, senza citare nubi tossiche.

Che sia stato distrutto o meno, si tratta del più lungo condotto per il trasporto di ammoniaca al mondo, che si allunga per 2470 chilometri da Togliattigrad, nella regione russa del Volga, fino a Odessa: un'infrastruttura usata dai russi per esportare l'ammoniaca usata nei fertilizzanti ma, scrive la CNN, chiusa da Mosca nel febbraio 2022 dopo l'invasione dell'Ucraina.

L'export di fertilizzanti russi costituisce uno dei pilastri fondanti dell'accordo sul grano, mediato dalla Turchia, che da 11 mesi permette a Kiev di continuare ad esportare i suoi prodotti agricoli. E al cui rinnovo ora Mosca potrebbe porre ostacoli.

SDA