Medio OrienteArrivata a Gaza la prima nave di aiuti del corridoio via mare
SDA
15.3.2024 - 18:00
La prima spedizione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza attraverso un corridoio marittimo aperto da Cipro è arrivata sulla costa dell'enclave palestinese, dove sono iniziate le operazioni di scarico di 200 tonnellate di cibo.
15.03.2024, 18:00
15.03.2024, 22:11
SDA
Lo ha detto all'Afp il portavoce dell'ong responsabile dell'operazione, World Central Kitchen. L'organizzazione sta «scaricando la chiatta che ora è collegata al molo temporaneo» costruito a sud-ovest di Gaza City, ha detto Linda Roth.
Intanto, Loay Harb, un infermiere di Medici Senza Frontiere (Msf), denuncia che "nel nord di Gaza non ci sono abbastanza letti per curare i feriti e alcune persone non riescono nemmeno a raggiungere gli ospedali perché le strade sono distrutte.
Dopo che per mesi il nord della Striscia è rimasto tagliato fuori dagli aiuti umanitari, le persone non hanno altra scelta se non provare a sopravvivere con minime quantità di cibo, acqua e forniture mediche. Harb continua a lavorare come può nel nord di Gaza per offrire cure mediche alla popolazione.
Su base volontaria - riferisce una nota dell'organizzazione umanitaria - lui e un altro infermiere si recano quotidianamente all'ospedale Al-Shifa e nella clinica dove lavoravano i team di Msf per occuparsi del cambio delle medicazioni dei feriti.
Non c'è un «chiaro e attuabile» piano per proteggere i civili
Gli Stati Uniti non hanno ancora visto un piano «chiaro e attuabile» per proteggere i civili nel caso di un'offensiva israeliana a Rafah, ha detto dal canto suo il segretario di Stato americano Antony Blinken parlando con la stampa in Austria.
Intanto il ministro della difesa israeliano Yaov Gallant, nella riunione del Gabinetto politico dove si discutevano le alternative alla fine del conflitto nell'enclave palestinese, ha dichiarato che «Il meno peggio» per Israele nel dopoguerra a Gaza sarebbe un governo di funzionari locali collegato all'Autorità nazionale palestinese (Anp).
Un governo locale dell'Anp è da sempre la posizione degli Stati Uniti. Gallant – citato dai media – ha parlato di quattro possibilità tutte negative, inclusa quella da lui indicata come «la meno peggio».
Le altre 3 riguardano: un governo tenuto da Hamas, la più negativa; un comando israeliano che costerebbe la vita dei soldati e sottrarrebbe forze alla Cisgiordania e al confine con il Libano e il «caos» che porterebbe al coinvolgimento israeliano nella Striscia. Gallant è stato attaccato – secondo la stessa fonte – dai ministri Miri Regev e Yariv Levin.
Hamas propone un accordo in tre fasi per il rilascio di ostaggi
Nel frattempo, vi sono nuovi dettagli sulle nuove proposte inoltrate da Hamas per uno scambio di prigionieri sono riferite da Ynet che cita al Jazeera. Hamas – spiega Ynet – propone un accordo in tre fasi, ciascuna delle quali della durata di 42 giorni. Per ogni soldatessa che fosse liberata viva, Hamas esige il rilascio di 50 prigionieri palestinesi, di cui 30 condannati all'ergastolo.
Inoltre Hamas richiede un ritiro delle forze israeliane da due importanti arterie che attraversano la Striscia di Gaza nella sua lunghezza: la al-Rashid (la strada costiera) e la Sallah a-Din, che corre all'interno. Questo ritiro dovrebbe agevolare il transito di aiuti umanitari per la popolazione.
All'inizio della seconda fase, inoltre, dovrebbe entrare in vigore un cessate il fuoco permanente, che sarebbe seguito dalla liberazione degli ostaggi israeliani giudicati da Hamas in età militare.