Bilancio ancora provvisorio Ecatombe in Marocco, il numero di morti per il terremoto supera quota 1.300

SDA

9.9.2023 - 20:30

Un boato ha squarciato la notte marocchina, trasformandola in una «notte da incubo»: qualcuno ha pensato all'esplosione di una bomba, altri a «un aereo che si era schiantato sull'hotel».

Era invece la scossa di terremoto di magnitudo 7.0 che, poco prima della mezzanotte locale, ha devastato il centro del Paese, danneggiato l'antica città di Marrakech e ucciso oltre 1.300 persone. I feriti sono almeno 1.800, di cui 1.220 versano in condizioni critiche.

Il bilancio delle vittime appare purtroppo destinato a salire, man mano che i soccorsi raggiungono zone remote e prive di comunicazioni e mentre si scava tra le macerie, il re Muhammad VI ha decretato tre giorni di lutto nazionale.

Il Centro per la ricerca scientifica e tecnica del Marocco ha individuato l'epicentro nel villaggio di Tata N'Yaaqoub, nella provincia di Al-Haouz: una zona montuosa che si trova a una settantina di chilometri da Marrakech, patrimonio Unesco dell'Umanità, dove le parti più fragili delle mura che circondano la medina sono crollate, così come il minareto di una piccola moschea.

La scossa – durata 30 secondi che a molti sono sembrati «un'eternità» – è stata avvertita lungo tutta la dorsale dell'Atlante e dall'altro versante della catena montuosa a Casablanca fino a Rabat, e ha provocato danni nel raggio di oltre 400 km.

Il moto ondulatorio è stato sentito anche nella vicina Algeria – che al momento non ha segnalato vittime né danni – ed è arrivato fino al sud della Spagna e delle Canarie.

I social restituiscono decine di filmati di telecamere di sorveglianza in cui si vede l'esatto momento – erano le 23.11 di un venerdì sera ancora estivo – in cui la vita all'aperto, fatta di passeggiate e giochi di piazza, passa dalla normalità ai muri che si sbriciolano alzando colonne di polvere e alla fuga precipitosa. Qualcuno è stato colto nel sonno, chi non è rimasto sepolto ha cercato la salvezza per strada, accampandosi poi per la notte come poteva.

La vasta area colpita molto frequentata dai turisti

La vasta area del Paese colpita è molto frequentata dai turisti. Il consiglio, per chi vuole lasciare il Paese, è di recarsi negli aeroporti di Rabat e Casablanca, perché quello di Marrakesh – dove è stato istituito un help desk dal consolato onorario – è stato preso d'assalto dai turisti in fuga.

La notizia e le immagini della devastazione hanno subito fatto il giro del mondo, raggiungendo anche i leader mondiali riuniti a Delhi per il vertice del G20. Dalla premier italiana Giorgia Meloni al presidente americano Joe Biden, dal padrone di casa Narendra Modi al capo di Stato francese Emmanuel Macron, sono numerosi gli attestati di solidarietà e le offerte di invio di aiuti e assistenza.

La tragedia del Marocco ha unito per una volta anche i sentimenti dei due acerrimi nemici, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello russo Vladimir Putin, che hanno espresso le proprie condoglianze. Così come papa Francesco ha inviato un telegramma di cordoglio per esprimere «dolore e solidarietà». 

L'Algeria apre il proprio spazio aereo per consentire i voli umanitari 

Anche l'Algeria ha offerto aiuti al «fraterno popolo marocchino» e, con una mossa considerata eccezionale, ha deciso di aprire il proprio spazio aereo per consentire ai voli umanitari di raggiungere il Marocco: Algeri lo aveva chiuso agli aerei civili e militari marocchini nel 2021 dopo aver interrotto le relazioni diplomatiche con Rabat.

E mentre le operazioni di soccorso continuano senza sosta hanno risposto all'appello delle autorità a donare sangue per i feriti, con lunghe file davanti ai centri trasfusionali. Organizzazioni internazionali e associazioni benefiche di tutto il mondo si sono già attivate, ma le previsioni sono drammatiche: secondo la Croce Rossa internazionale «il Marocco potrebbe aver bisogno di aiuto per mesi. Se non anni».